di Ilaria Myr
L’iniziativa è stata promossa dall’Osservatorio Solomon con il sostegno della Federazione Associazioni Italia-Israele per denunciare il silenzio complice che dura da quel tragico sabato nero sulla sorte di civili innocenti israeliani, attaccati barbaramente quel giorno e tenuti ostaggio per tutto questo tempo e il sostegno a senso unico da parte di associazioni che dovrebbero difendere tutte le vittime, senza partigianerie.
“Stop alla complicità con il terrore! Perché le piazze e le organizzazioni umanitarie sono rimaste in silenzio sulla liberazione degli ostaggi israeliani? L’indifferenza è connivenza”. Questo è il messaggio che campeggia in una pubblicità di mezza pagina pubblicata oggi 25 febbraio sul Corriere della Sera, accanto alle foto di Shiri Bibas e i suoi figli Ariel e Kfir, tutti rapiti il 7 ottobre 2023 dal Kibbutz Nir Oz e uccisi a Gaza un mese dopo brutalmente a mani nude.
L’iniziativa è stata promossa dall‘Osservatorio Solomon con il sostegno della Federazione Associazioni Italia-Israele per denunciare il silenzio complice che dura da quel tragico sabato nero sulla sorte di civili innocenti israeliani, attaccati barbaramente quel giorno e tenuti ostaggio per tutto questo tempo e il sostegno a senso unico da parte di associazioni che dovrebbero difendere tutte le vittime, senza partigianerie.
“L’obiettivo di questa campagna è fare riflettere gli italiani sul fatto che sostenere associazioni, che non mettono in atto alcuna sorveglianza sulla destinazione delle donazioni che ricevono, li rende complici loro malgrado di sostenere il terrorismo – spiega a Mosaico Alex Zarfati, consigliere dell’Osservatorio Solomon e presidente Progetto Dreyfus -. In questo modo vogliamo quindi sollecitare a fare pressioni su queste organizzazioni ad agire in maniera super partes, nei confronti di tutte le vittime di questo conflitto, ristabilendo parità di trattamento secondo quelli che dovrebbero essere i loro principi. In questi oltre 500 giorni, infatti, siamo stati martellati a senso unico dalle comunicazioni di tutte le Ong con messaggi di pietà solo per le vittime di Gaza che seminano indirettamente odio per Israele, senza nessuna considerazione sulla barbarie commessa il 7 ottobre, da cui è scaturita la guerra, sul tragico destino di oltre 1200 persone, sulla situazione delle centinaia di migliaia di sfollati israeliani, e sulle condizioni inumane in cui sono tenuti gli ostaggi. Valgono meno queste persone? Non meritano attenzione o sostegno? Come possono definirsi allora “associazioni umanitarie” se non agiscono per i diritti di tutti in maniera trasversale?”.