Yehoshua: “Se Hamas, Hezbollah, l’Iran dicono di volerci annientare, noi ci crediamo”

Israele

“Se Israele è riuscito a sopravvivere fino a oggi, lo si deve al fatto che ha sempre preso gli arabi e i persiani sul serio. Se loro dicono una cosa, noi gli crediamo. Se Hamas, Hezbollah, l’Iran dicono di volerci annientare noi ci crediamo”.

Abraham Yehoshua non è il tipo che filosofeggia e manda a dire le cose. E quando qualcuno lo intervista non sul suo ultimo romanzo ma sulla politica di Israele e la situazione nel Medio Oriente, è sempre realistica. Non c’è posto per l’ottimismo, se non ci sono condizioni reali per esserlo, sembra voler dire. Così nell’intervista pubblicata domenica 12 agosto su “Il fatto quotidiano”, l’autore di romanzi come “Viaggio alla fine del millennio”, “Divorzio tardivo” o l’ultimo, in ordine di tempo ” La scena perduta”, si attiene all’osservazione dei fatti e ne viene fuori che nè il governo Netanyahu, nè l’Unione Europea, nè gli Stati Uniti stanno davvero lavorando per la pace.  Ciascuno a proprio modo, sta omettendo o è incapace di fare davvero qualcosa che blocchi l’escalation del conflitto con l’Iran che in molti vedono ormai alle porte.
Il punto di partenza è la situazione siriana, la guerra che il regime di Assad sta conducendo contro i ribelli e che sta facendo migliaia di vittime.
Per Yehoshua quel che sta avvenendo a Damasco, ad Aleppo, è tragico ma allo stesso tempo foriero di una svolta decisiva per il futuro dei siriani – e per certi aspetti, anche di Israele. “Ciò che sta avvenendo in Siria, e già avvenuto in Tunisia e in Egitto, è il sollevamento della popolazione contro la ferocia della dittatura. I siriani sono animati da un sentimento autentico di ricerca della libertà. Israele, a mio parere, non é preoccupato per quanto sta accadendo più di quanto lo fosse prima. Anzi, quando Assad cadrà le cose [non] peggioreranno per noi perché la Siria ne uscirà comunque molto indebolita e la classe dirigente che ne prenderà il governo non avrà tempo, soldi né energia per muovere guerra a Israele”. Il problema del terrorismo invece è diverso. Le infiltrazioni terroristiche, dice, ci saranno, come ci sono sempre, ma non tali da preoccupare Israele: “Il terrorismo lo conosciamo e lo combattiamo ogni giorno”. Quel che sta avvenendo in Egitto, da questo punto di vista ne è una prova: per il nuovo governo Morsi il terrorismo è un problema – e lo dimostrano i fatti di questi giorni al confine con la Striscia di Gaza. Ma non l’Egitto per Israele:  “Per noi israeliani il nuovo Egitto non è un problema. La situazione politica lì è ancora instabile. La condizione socio-economica egiziana rimarrà a lungo depressa e il neo presidente Morsi non può certo permettersi di creare frizioni con Israele.”
Oggi invece “il vero pericolo per Israele” è rappresentato dall’asse Hezbollah-Iran, afferma Yehoshua. Così quando l’intervistatore gli chiede se Israele dovrebbe attaccare l’Iran – che finanzia Assad come Hezbollah e Hamas – la risposta è cauta: “il nucleare iraniano va assolutamente fermato. Non bombardando però i siti, bensì con un boicottaggio economico e politico totale da parte soprattutto dell’Europa. Non so prevedere se Netanyahu farà bombardare i siti iraniani ma se lo facesse sarebbe un errore”. Quanto alle intenzioni dichiarate del regime di Teheran di distruggere Israele, ha pochi dubbi: “Se Hamas, Hezbollah, l’Iran dicono di volerci annientare noi ci crediamo”. Così come crediamo alla volontà di Abu Mazen di voler arrivare ad un accordo di pace con il governo israeliano, prosegue. Con i palestinesi il problema non è l’ANP, “il problema è Hamas”. E  prosegue: “sono in totale disaccordo con la politica di Netanyahu che continua a incrementare l’occupazione dei Territori palestinesi permettendo l’allargamento delle colonie. I palestinesi devono avere un loro Stato, le colonie devono essere bloccate e un altro passo importantissimo sarebbe la riapertura dei confini con Gaza e la West Bank per permettere ai palestinesi di tornare a lavorare in Israele. Ciò contribuirebbe molto a calmare le acque”. Rimane il fatto che niente di tutto questo secondo Abraham Yehoshoua oggi è realizzabile: “Oggi nulla è fattibile se l’Europa non decide di impegnarsi in Medio Oriente: facendo pressioni su di noi, sui palestinesi e sull’Iran”. Quanto agli americani, conclude, non sono in grado di fare nulla “perché non riescono a imporsi su noi israeliani”.