È tregua tra Israele e Hamas. Soddisfazione di Biden: “Opportunità per fare progressi”

di Paolo Castellano

Dopo altri razzi lanciati nella notte verso Israele – ultime note di una sinfonia mortale – da parte dei terroristi palestinesi della Striscia, il 21 maggio lo Stato ebraico ha accettato il cessate il fuoco negoziato dall’Egitto con Hamas e la Jihad Islamica di Gaza. Soddisfatti ONU e Stati Uniti che nelle ultime ore avevano chiesto ripetutamente una tregua tra le parti.

Dunque, dopo 11 giorni di conflitto, le armi hanno smesso di sparare alle 2 di notte del 21 maggio. Come riporta la Repubblica, i paramenti per una tregua duratura sono in fase di definizione e ci vorrà ancora del tempo per stabilire le condizioni dell’accordo tra Israele, Hamas e Jihad islamica palestinese.

Nel frattempo, l’inviato ONU Tor Wennesland ha preso un aereo per Doha per incontrare il capo di Hamas, Ismail Haniyeh, che si trova appunto in Qatar al riparo da ogni pericolo. Invece l’Egitto ha incaricato le sue delegazioni di vigilare sul cessate il fuoco a Tel Aviv e nei Territori palestinesi.

Gli Stati Uniti di Joe Biden sono soddisfatti della tregua e hanno ringraziato telefonicamente il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi per i suoi sforzi nei negoziati. Il presidente americano ha inoltre dichiarato che rifornirà di nuovi missili il sistema israeliano di difesa antimissile, l’Iron Dome, e collaborerà con l’Autorità palestinese (non con Hamas) per inviare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza.

Secondo la stampa internazionale, i punti salienti dell’accordo sul cessate il fuoco riguardano le seguenti questioni: Gerusalemme come “linea rossa”, le case contese a Sheikh Jarrah, lo status della Moschea al-Aqsa e la partecipazione economica di Israele – quantificata in 320 milioni di dollari – nella ricostruzione di Gaza.

Dopo 11 giorni di scontri, in cui il terrorismo palestinese ha lanciato 4320 razzi su Israele, si è aggravata la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. Secondo il Ministero della Salute di Hamas, sarebbero 60mila gli sfollati e 232 le vittime (tra cui 65 minorenni). In base ai dati dell’Israel Defense Forces, durante i bombardamenti mirati sono stati uccisi 160 uomini di Hamas e della Jihad Islamica, e danneggiate seriamente le infrastrutture militari dei terroristi, compresa la famosa “Metro di Hamas”, costata milioni di dollari.

Ulteriori notizie giungono dagli Stati Uniti. Dopo diversi mesi Washington ha infatti deciso di nominare il suo ambasciatore a Gerusalemme. Un volto noto. Si tratta di Thomas Nides che ricoprì la carica di vicesegretario durante l’Amministrazione Obama.

Per quanto riguarda i disordini civili nelle città israeliane di Acri, Lod, Umm al Fahm, sembra che le rivolte siano state sedate. Infatti, la polizia di frontiera ha abbandonato queste località in cui era stata dispiegata per raggiungere il fronte con la Cisgiordania, che in queste ore sta registrando nuove tensioni.