Il robot israeliano Temi usato anche per l'emergenza coronavirus

Israele, la start-up nation combatte il coronavirus a colpi di innovazione

Israele

di Nathan Greppi
Israele ha preso molto sul serio l’epidemia del Coronavirus che si sta diffondendo nel mondo, e in particolare in Italia. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu l’ha definita “la peggior epidemia in cento anni”, e ha messo in quarantena 80.000 israeliani, sebbene i casi accertati di contagiati siano 193 (dato aggiornato a lunedì 16 marzo). Inoltre, Israele ha già il terzo tasso di test da coronavirus più alto a livello globale (383 test per milione), dietro alla Corea e all’Italia.

Come riporta Il Foglio, lo Stato Ebraico sta affrontando il problema con serenità ma al tempo stesso senza abbassare la guardia: i pazienti di cui si sospetta il contagio portano i dispositivi della start-up TytoCare, che permettono ai medici di ascoltarne da remoto cuore e polmoni. Sotto i materassi, un sistema di sensori della società israeliana EarlySense ne monitora la respirazione.

Un’altra invenzione sono i tessuti creati dalla società Sonovia e inventati da due docenti di chimica dell’Università Bar-Ilan di Tel Aviv, in teoria per pazienti chemioterapici, che sono stati trasformati in maschere che potrebbero non solo bloccare, ma anche uccidere il Coronavirus. Un interesse verso questi tessuti è arrivato anche dalla Cina e da Orizzonte 2020, programma di investimenti in ricerca dell’Unione Europea.

Per contrastare i contagi dei medici e infermieri che entrano in contatto coi pazienti, un problema molto diffuso sia in Cina che in Italia, gli israeliani hanno inventato il robot Temi, molto usato anche nei paesi dell’Estremo Oriente e annoverato dalla rivista Time tra le cento migliori invenzioni del 2019.

Ma come farebbe Israele ha risolvere il problema dei posti insufficienti in terapia intensiva? L’ha spiegato Enrico Mairov, medico israeliano che vive in Italia, in un’intervista a Il Giornale: “Se una situazione del genere si verificasse in Israele la risolveremmo in tre ore con due mosse programmate da tempo. La prima è il raddoppio della capacità dei principali ospedali. La seconda è lo svuotamento dei reparti e il trasferimento dei pazienti all’assistenza domiciliare. Ma questi due obiettivi richiedono una programmazione e una mentalità abituata alle emergenze. Dopo l’esame degli errori della guerra del Kippur (1973, ndr) Israele ha rivisto prima il sistema sanitario militare e poi quello civile.”

Sulle differenze con l’Italia, Mairov ha aggiunto: “Il sistema sociosanitario è per una nazione l’equivalente di esercito o polizia. Quelli la difendono dai nemici esterni ed interni, la sanità dalle malattie. Ma tutti e tre esigono una leadership capace di decidere. Noi abbiamo avuto leader come Dayan, Rabin e Sharon formatisi sui campi di battaglia e abituati a comandare. Voi avete formato dei medici bravissimi, ma vi manca una politica in grado di decidere.”