Amos Gitai

Il museo d’arte di Tel Aviv inaugura “Kippur, War Requiem”, la mostra creata dal regista Amos Gitai

Israele

di Pietro Baragiola
Il 13 settembre il Museo d’Arte di Tel Aviv ha inaugurato l’esposizione Kippur, War Requiem per celebrare i 50 anni dalla fine della guerra del Kippur del 1973 che provocò 15000 vittime di cui 2000 israeliani. La mostra è stata ideata dal regista ed ex-soldato israeliano Amos Gitai che partecipò in prima persona al conflitto.

Oggi il regista è diventato l’icona dell’industria cinematografica israeliana nel mondo, avendo realizzato più di 60 film che raccontano in maniera controversa la complicata realtà del Paese.

Attraverso la nuova mostra Gitai vuole raccontare ciò che è accaduto a lui, ai suoi commilitoni e a tanti altri durante la guerra del Kippur attraverso video, fotografie e disegni dell’evento, resi pubblici solo a partire da quest’anno.

“La gravità della situazione tra Palestina e Israele rende importante non dimenticare, in modo che i leader israeliani non spingano il Paese in un altro conflitto militare” ha affermato Gitai, spiegando l’importanza di esporre la mostra in questo preciso periodo storico.

Kippur, War Requiem rimarrà aperta al pubblico nelle due sale principali del Museo d’Arte di Tel Aviv fino al 13 gennaio 2024.

La guerra di Amos Gitai

Nato l’11 ottobre 1950 nella città di Haifa, a Israele, Amos Gitai era un giovane studente di architettura quando il Paese venne attaccato a sorpresa dalla Siria e dall’Egitto durante lo Yom Kippur del 1973. Pronto a prestare servizio come riservista dell’esercito israeliano, Amos si recò al fronte insieme ad un amico d’infanzia ed entrambi furono arruolati in una squadra specializzata in missioni di soccorso in elicottero.

Nei cinque giorni successivi, Amos e i suoi compagni soccorsero diversi soldati feriti portandoli in salvo dai campi di battaglia. Il sesto giorno di guerra però segnò per sempre la sua vita: era l’11 ottobre 1973 (il giorno del suo 23° compleanno) quando l’elicottero con a bordo Amos e la sua squadra, in missione per salvare un soldato intrappolato in territorio siriano, venne colpito a sorpresa da un missile nemico. L’esplosione decapitò il pilota davanti agli occhi di Amos, spingendo i membri dell’equipaggio ad effettuare un atterraggio di emergenza in territorio israeliano dove vennero subito soccorsi e portati in ospedale.

“Sono nato e sono stato quasi ucciso lo stesso giorno e più o meno alla stessa ora” ha affermato Gitai che, ancora tormentato dai ricordi di quel giorno, non è più tornato su un campo di battaglia e si considera riluttante nel festeggiare il proprio compleanno.

Aver vissuto sulla sua pelle gli orrori della guerra trasformò Amos in un forte attivista per la pace e questo sentimento anti-bellico lo portò nel 1980 a girare il suo primo documentario House per raccontare la devastazione del conflitto israelo-palestinese, lanciando così la sua carriera di regista.

“Kippur” il film

Una scena del film Kippur di Gitai

I film di Gitai lo resero presto il regista più provocatorio del cinema israeliano.

Ci è voluto molto tempo prima che si sentisse pronto a parlare degli eventi della guerra del Kippur finché, nel 1997, decise di girare il Super 8 Kippur, War Memories. Questo documentario, distribuito sulla rete televisiva israeliana Channel 2, è stato realizzato grazie alle interviste dei membri sopravvissuti della squadra di Gitai che insieme ricordano il giorno dell’attacco all’elicottero e condividono i traumi che quell’esperienza ha impresso nelle loro vite.

Raccontare le storie dei suoi compagni d’armi diede al regista il coraggio sufficiente per trasformare la sua esperienza personale nel film Kippur, uscito nelle sale cinematografiche il 20 ottobre del 2000, esattamente 27 anni dopo la guerra dello Yom Kippur.

Non volevo ricordare. È stato un evento davvero violento e traumatico e credo che ognuno abbia avuto un modo diverso di affrontarlo” ha spiegato Gitai durante un’intervista a The Times of Israel.

Il film segue gli eventi principali che il regista affrontò durante la guerra: l’arruolamento all’unità di soccorso feriti, l’attacco al loro elicottero e i traumi psicologici del dopoguerra.

Era un progetto così personale che, durante le riprese, uno degli attori andò da Gitai e disse: “Amos, hai trovato davvero un modo molto spettacolare e costoso di fare psicoanalisi”.

Kippur, girato verso la fine degli anni ’90 in un clima finalmente roseo e pacifico per il Medio Oriente, aveva il compito di servire da monito sulla devastazione che la guerra può portare con sé.

“Ora che si parla di pace, ricordiamoci della guerra” ha affermato Gitai.

È sull’onda di questo desiderio di mettere in guardia le generazioni future che Amos ha scelto proprio quest’anno (il 50° anniversario del conflitto) per inaugurare la mostra Kippur, War Requiem al Museo d’Arte di Tel Aviv.

La mostra

Il Museo d’Arte di Tel Aviv

L’idea della mostra è nata nel 2018 quando Gitai entrò in contatto con Mira Lapidot, ai tempi curatrice del Museo d’Israele a Gerusalemme.

Nonostante le difficoltà di rivivere i traumi vissuti sul campo di battaglia, Gitai ritenne suo obbligo civico e morale creare l’esposizione in tempo per il 50° anniversario del conflitto, specialmente vedendo il clima di tensione che Israele sta affrontando in questi giorni.

Fiero difensore della democrazia, il regista ha espresso le sue preoccupazioni sul recente intensificarsi dei conflitti tra israeliani e palestinesi ed è certo che la mostra possa premere verso un’eventuale risoluzione, ricordando gli errori del passato in modo da non ripeterli.

“Queste date tonde sono sempre una sorta di stimolo, un momento di riflessione” ha affermato Lapidot che, trasferitasi come curatrice al Museo d’Arte di Tel Aviv, ha portato con sé il progetto della mostra, inaugurandola lo scorso 13 settembre.

La prima stanza dell’esposizione introduce gli spettatori alla storia personale di Gitai durante la guerra, mostrando sulle pareti disegni, fotografie e frammenti di filmati che permettono di percepire la sofferenza provata dai soldati tra le strade di Tel Aviv e sui campi di battaglia. Questi momenti, impressi in maniera indelebile nella mente del regista, sono stati ripresi grazie alla telecamera Super 8 regalatagli dalla madre.

Molte delle riflessioni di Gitai durante i giorni del conflitto sono state scritte in inglese ed ebraico e stampate sulle pareti che conducono alla galleria principale della mostra, dove è presente un’incursione più drammatica nei ricordi del regista con quattro schermi giganti che mostrano scene del film Kippur.

“È una sala ricca di rumore, tensione e paura, oltre che di strazio e dolore” così l’ha descritta Lapidot, spiegando come siano stati proprio questi traumi a rendere Amos Gitai il regista coraggioso che oggi è conosciuto in tutto il mondo ed uno dei più grandi sostenitori per la pace d’Israele.