Il governo Netanyahu si attiva su Arabia Saudita e Iran, ma la sua politica estera non convince gli israeliani

Israele

di Francesco Paolo La Bionda
La politica estera israeliana dell’attuale governo non convince i suoi cittadini: secondo l’Israel’s Foreign Policy Index 2023 del Mitvim Institute, think tank specializzato sulle relazioni internazionali dello Stato ebraico, il gradimento è ai minimi degli ultimi sette anni. Questo nonostante il precedente governo guidato da Netanyahu avesse invece ottenuto all’epoca valutazioni molto positive su questo punto da parte degli elettori.

In particolare, gli israeliani percepiscono un declino drammatico sia della statura internazionale di Israele sia delle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti. Netanyahu, da sempre vicinissimo al partito repubblicano americano, dal suo ritorno al potere si è trovato più volte in disaccordo con lo storico alleato, oggi guidato dai democratici di Joe Biden, su un’ampia gamma di temi, dai legami con la Cina alle relazioni con i palestinesi.

Le ultime mosse di Israele sullo scacchiere geopolitico regionale sono comunque coerenti con l’indirizzo tenuto dai diversi governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Da un lato, Gerusalemme continua a lavorare per ampliare e rafforzare gli Accordi di Abramo, la cui strada è ancora lunga e non priva di difficoltà, in particolare per portare a bordo l’Arabia Saudita, con cui esistono già stabili relazioni ufficiose.

Lunedì 11 settembre, una delegazione israeliana ha partecipato a una riunione dell’UNESCO a Riyad, segnando la prima visita pubblicamente annunciata del Paese in Arabia Saudita, mentre crescono le speculazioni su una potenziale normalizzazione dei legami.La delegazione di cinque membri è arrivata domenica, in occasione dell’incontro per aggiornare l’elenco dei siti storici e culturali del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Il team ha viaggiato facendo scalo a Dubai, poiché non ci sono voli diretti tra Israele e Arabia Saudita, che non riconosce formalmente lo Stato ebraico.

La delegazione si è unita alla riunione dell’UNESCO, sedendosi dietro una targa con la scritta “Israele” e i delegati hanno riferito di aver ricevuto un trattamento molto cortese. Secondo quanto riferito alla stampa israeliana da alcune fonti, la scorsa settimana una delegazione palestinese avrebbe visitato Riyad per discutere la strada da seguire se l’Arabia Saudita e Israele dovessero formalizzare le relazioni bilaterali.

Sul fronte iraniano invece, le novità arrivano direttamente da David Barnea, attuale Direttore del Mossad, che, intervenendo alla conferenza annuale dell’Institute for Counter-Terrorism Policy (ICT) alla Reichman University di Herzliya, ha dichiarato che lo scorso anno i servizi segreti israeliani e i loro partner hanno sventato ventisette attentati di matrice iraniana contro obiettivi ebraici in tutto il mondo. Barnea ha quindi lanciato un avvertimento diretto al regime iraniano, affermando che se dovessero essere colpiti ebrei o cittadini israeliani, il suo servizio segreto colpirebbe “gli organizzatori” anche “nel cuore di Teheran”, minacciando persino “le più alte sfere” del governo.

(Foto: Beniamin Netanyahu durante un evento all’amabsciata USA nel 2017 per l’ingresso di Israele nell’iniziativa Power Africa della USAID. Fonte: Wikimedia Commons).