di Luciano Assin
Il rilascio di cinque lavoratori tailandesi (nella foto) dopo 482 lunghissimi giorni di prigionia da parte dei nazi islamisti di Hamas non è bastato per portare alla ribalta sui media italiani la crudeltà e la disumanità di questa organizzazione che ancora per troppi incarna il vero spirito della resistenza palestinese.
Il 7/10 furono assassinati 49 lavoratori stranieri, per la maggior parte provenienti dal sud est asiatico. Nel novembre successivo vennero rilasciati 24 prigionieri, dopo la recente liberazione si trovano ancora nelle grinfie di Hamas 10 ostaggi assolutamente estranei al conflitto in corso fra Hamas ed Israele, di questi 7 sono ancora in vita e 3 sono stati ufficialmente dichiarati morti dallo stesso Hamas.
Questi dati dovrebbero fare riflettere ognuno di noi sulla crudeltà, la disumanità e il cinismo di questi sedicenti partigiani. Che senso ha averli tenuti in prigionia anche per un solo singolo giorno? Qual è la logica contorta che porta i palestinesi a usura dei cadaveri come merce di scambio? A queste ed altre numerose domande non riesco a fornirmi delle risposte decenti nonostante viva in questa regione da quasi cinquant’anni.
Questa rimozione automatica di qualsiasi forma di critica nei confronti della leadership palestinese presente nella maggior parte dell’intellighenzia italiana è una macchia etica che sarà difficile smacchiare ma a quanto pare non provoca particolari crisi di coscienza per chi la esercita.