La Conferenza sull’Antisemitismo a Gerusalemme tra polemiche, adesioni e defezioni

Eventi

di Marina Gersony
Felix Klein, responsabile del governo tedesco per la lotta all’antisemitismo, Volker Beck, Bernard-Henri Lévy, il sociologo britannico David Hirsh, Rav Ephraim Mirvis, il ceo dell’ADL Jonathan Greenblatt: sono i nomi di chi ha deciso di non partecipare alla conferenza organizzata dal Ministero della Diaspora israeliano per la presenza di esponenti dell’estrema destra europea.


Una conferenza internazionale sull’antisemitismo
, organizzata dal Ministero per gli Affari della Diaspora di Israele e prevista per il 26-27 marzo a Gerusalemme, sta registrando una serie di defezioni eccellenti. Il motivo? La controversa partecipazione di esponenti di estrema destra europea, la cui presenza ha spinto diversi relatori e funzionari a ritirarsi dall’evento. La situazione riflette una frattura sempre più evidente tra le comunità ebraiche liberali e i partiti ultranazionalisti europei, che negli ultimi anni hanno cercato di avvicinarsi a Israele sulla scia della crescente migrazione araba in Europa.

Come riportato dal sito ufficiale della conferenza, l’evento includerà visite guidate, una serata di gala e una giornata di lavori presso l’International Convention Center. (Per il programma clicca QUI).

Tra modifiche e compromessi, un evento in evoluzione

A pochi giorni dall’inizio della conferenza, in seguito a polemiche e defezioni, emergono nuovi dettagli sull’evento prossimo. La serata del mercoledì, inizialmente concepita come un grande evento sociale, è stata riformulata come un incontro esclusivo riservato ai leader ebrei. Nel tentativo di arginare la fuga di funzionari, il presidente israeliano Isaac Herzog ha proposto un compromesso: una riunione ristretta con i leader ebrei mondiali la sera prima della conferenza principale. Secondo fonti vicine all’organizzazione, alcuni dei partecipanti che avevano inizialmente ritirato la loro adesione hanno accettato di prendere parte a questo incontro privato.

Tra coloro che invece hanno deciso di non partecipare, figura Jonathan Greenblatt, CEO dell’Anti-Defamation League, che ha rinunciato al suo discorso di apertura, ma che dovrebbe comunque unirsi all’incontro privato tramite videoconferenza. La vicenda continua a evolversi e resta da vedere se altri cambiamenti eviteranno ulteriori defezioni.

La fuga dei relatori

Le defezioni sono iniziate con Felix Klein, responsabile del governo tedesco per la lotta all’antisemitismo, che ha ritirato la sua partecipazione dopo aver appreso della presenza di rappresentanti di estrema destra. A lui si sono uniti Volker Beck, ex parlamentare tedesco, e il filosofo francese Bernard-Henri Lévy, che ha espresso preoccupazione per la presenza di Jordan Bardella (Rassemblement National) e Marion Maréchal, legata al partito fondato da Jean-Marie Le Pen.

Anche il sociologo britannico David Hirsh e il rabbino capo del Regno Unito, Ephraim Mirvis, hanno annunciato il loro ritiro. L’ufficio di Mirvis ha rilasciato una dichiarazione concisa ma inequivocabile: «Essendo stato informato della presenza di numerosi politici populisti di estrema destra alla Conferenza internazionale sulla lotta all’antisemitismo, il rabbino capo non parteciperà più».

Il sostegno alla conferenza e le voci critiche di chi sceglie di partecipare

Nonostante le polemiche, alcuni partecipanti hanno deciso di rimanere. Tra questi, Natan Sharansky, ex dissidente sovietico, ha difeso la conferenza sostenendo che la lotta contro l’antisemitismo debba includere tutte le forze politiche, purché non antisemite. Anche l’influencer yemenita-svedese filo-israeliano Luai Ahmed ha risposto senza peli sulla lingua alle critiche sulla presenza di esponenti dell’estrema destra: «Forse l’assenza di partiti di sinistra europei ha più a che fare con il fatto che ampie porzioni della sinistra europea si sono avvicinate ai fascisti islamici, coloro che sognano di uccidere tutti gli ebrei e sradicare l’unico Stato ebraico?».

Israele tra la sinistra e la destra: un rapporto complesso

Il tentativo di alcuni partiti di estrema destra europea di avvicinarsi a Israele non è del resto un fenomeno nuovo. Formazioni politiche storicamente legate a un passato antisemita hanno cercato di ridefinire la propria immagine, sostenendo Israele come baluardo contro l’islamismo e l’immigrazione. Questo ha portato a collaborazioni inaspettate, ma anche a forti resistenze da parte delle comunità ebraiche europee, che temono si tratti più di una strategia politica che di un reale supporto alla causa ebraica.

Dall’altro lato, anche la sinistra ha un rapporto complesso con Israele: le critiche alle politiche israeliane e il sostegno alla causa palestinese creano un divario difficile da colmare. Come sintetizza l’ex capo dell’ADL, Abraham Foxman: «Né la sinistra né la destra sono amiche di Israele e del popolo ebraico. La destra pseudo-fascista sta cercando di usare la comunità ebraica come piattaforma per dimostrare quanto sia legittima e tollerante. Israele e la comunità ebraica non dovrebbero dare loro legittimità».

Un dibattito acceso e senza vincitori

La controversia intorno alla conferenza solleva di fatto una questione più ampia: fino a che punto Israele può e deve collaborare con forze politiche di destra che, pur esprimendo oggi sostegno allo Stato ebraico, portano con sé un passato problematico in materia di antisemitismo? Allo stesso tempo, come affrontare l’ostilità di una certa sinistra che critica sistematicamente Israele senza riconoscerne le sofferenze e le minacce che affronta?

Gli obiettivi della conferenza

Al di là delle polemiche, la conferenza mira a riunire esperti e attivisti per discutere le sfide poste dall’antisemitismo contemporaneo, in particolare dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 e il conflitto in corso tra Israele e Hamas. Tra i partecipanti previsti ci sono rappresentanti governativi, leader di opinione, organizzazioni della società civile, accademici e studenti.

L’obiettivo è analizzare le cause dell’antisemitismo moderno e individuare strategie per contrastarlo. Nonostante le defezioni, l’evento avrà luogo come previsto e rappresenterà comunque un momento di confronto su un tema di rilevanza globale. Resta da vedere se il dibattito generato da queste tensioni influenzerà le future alleanze politiche di Israele e l’approccio internazionale alla lotta all’antisemitismo.