Sei sempre andato male a scuola?

JOB news

di Dalia Fano, responsabile JOB

Se sei sempre andato male a scuola…
non ti affezionare troppo all’immagine che cinque anni di scuola hanno costruito di te.

Oggi parliamo a voi.
Sì, proprio a voi che per cinque anni siete stati nella topten dei “potrebbe fare di più”.

– A chi ha collezionato insufficienze come fossero figurine.
– A chi ha passato più tempo fuori dall’aula che dentro.
– A chi ha sentito dire almeno una volta: “eh, è intelligente, ma non si applica.”

Questo articolo è per voi, somari e somare, e senza offesa!

Perché oggi vogliamo dirvi una cosa che forse nessuno vi ha mai detto:
l’università non escludetela. Potrebbe fare proprio al caso vostro.

Sì, anche se odiate la scuola.
Sì, anche se pensate che studiare non sia il vostro sport preferito.
E no, non vi stiamo trollando. Scrollate giù.

E se sei un genitore in ascolto… leggi fino in fondo, potrebbe interessarti.

“Se sono sempre andato male, perché dovrei continuare a studiare?”

Bella domanda. Ma forse parte da un presupposto sbagliato. La scuola, quella tradizionale, ha un modo piuttosto rigido di valutare le persone:
tempi stretti, materie imposte, verifiche standard, giudizi svelti.
E spesso si finisce per indossare un’etichetta che non ci rappresenta, senza più riuscire a toglierla. E per dirla con un altro stile: la profezia che si auto avvera, il bias di conferma, ecc..

Ma l’università è un’altra storia, un’altra pagina.

– Scegli tu cosa studiare.
– Decidi tu quando farlo.
– Ti prendi, come adulto, le tue responsabilità e insieme le tue libertà.

È davvero un altro territorio, e detto fra noi, ne parlo per esperienza.

Per molti, l’università è il primo vero momento in cui si inizia a capire, ad andare in profondità, a incuriosirsi, non solo a ripetere.
Ad interessarsi davvero allo studio, in modo autentico, con sincera curiosità.
A rendersi conto che non si è “sbagliati”, ma semplicemente si sta in un contesto che non ci rispecchia, che non parla la nostra lingua.

E se io funziono “in modo diverso”?

Un pensiero importante, e tutt’altro che raro. Magari sei neurodivergente.
Magari lo sai, o magari no.

Forse ti sei sempre sentito fuori posto, più lento, più veloce,
troppo sensibile o troppo distratto.

Autismo, ADHD, dislessia, ansia sociale, ipersensibilità: non sono difetti, sono differenze.
Eppure la scuola non sempre le sa riconoscere, trattare, né valorizzare.

Ma l’università (così come altri percorsi alternativi) offre ambienti e ambiti più flessibili.
Più autonomia. Più spazio per trovare il proprio ritmo, le proprie strategie, la propria voce.

Forse non sei tu a essere fuori posto.
Forse era solo il posto a essere troppo stretto per te.

L’università non è l’unica via. Ma è una via.
E non è vero che “chi non sa cosa fare” deve per forza buttarsi subito nel mondo del lavoro.
Se hai una passione, se ne ha troppe che alla fine non sai quale seguire, se hai un interesse che magari non è del tutto definito o a fuoco, non ignorarli.
Non chiuderti le porte da solo.

E se davvero l’università non ti convince, ci sono alternative:
 Istituti Tecnici Superiori (ITS): percorsi post-diploma brevi e pratici, con altissime possibilità di occupazione.
 Formazioni più professionale: corsi seri, con sbocchi concreti.
 Lavori con progettualità/crescita: se accompagnati da formazione continua, tutoraggio, esperienza.

L’importante è scegliere, non rinunciare, mai!

Una parentesi per i genitori

Se siete arrivati fin qui, grazie per l’attenzione.
Ora vi proponiamo di fare un piccolo passo in più: rimettere in discussione un’idea.
L’idea che, se vostro figlio ha fatto fatica a scuola, allora l’università “non fa per lui”.
Può darsi. Ma può anche darsi che sia esattamente il contrario. Perché la scuola è un sistema molto omologante.
L’università (o un altro percorso scelto con consapevolezza) può invece essere un’occasione di riscatto. Di fioritura.

E per chi è neurodivergente, questo vale ancora di più.
Un contesto più maturo, con docenti che non correggono con la penna rossa ma parlano con adulti in formazione, può davvero far emergere delle capacità, interessi, passioni e potenzialità inaspettate.

Sappiamo che è dura scrollarsi di dosso l’immagine del “figlio in difficoltà”.
Ma fate attenzione: a volte, sotto quella difficoltà, potrebbe anche esserci un modo differente di vedere il mondo.

Ogni ragazzo ha il diritto di conoscere davvero tutte le strade che esistono. Anche quelle che “non sembrano fatte per lui/lei”, finché non si scopre che magari lo sono.

JOB è qui per questo.

Non facciamo orientamento come nei test o negli open day universitari.
Facciamo Coaching:
ti accompagniamo a capire cosa ti interessa, cosa ti incuriosisce, dove ti vedi e dove ti vorresti vedere.
Ti ascoltiamo, ti facciamo domande, e insieme ragioniamo sulle possibilità, tenendo conto di quello che ci gira intorno. Università? ITS? Corsi pratici, esperienze all’estero, progetti ibridi, lavoro in apprendistato, un periodo sabbatico… Tutto vale, se ti somiglia.
Non si tratta di scegliere “la cosa perfetta”, si tratta di partire da te, perché non esiste la scelta giusta in assoluto. Esiste la scelta che somiglia alla persona che la compie.

In sintesi?
Se pensi che l’università non sia per te, solo perché a scuola è andata male… forse è proprio il momento di rivedere questa idea.
E se sei un genitore, prova a credere che il futuro di tuo figlio o figlia non è scritto nei voti di ieri.

Vuoi parlarne?

Job è qui per questo. Per dare una mano a fare chiarezza.
Per aiutarti a esplorare strade, alternative, opportunità.
Per costruire, insieme, un progetto che sia davvero tuo.

Scrivici. Chiamaci. Vediamoci. Su zoom, qui da noi in ufficio, dove ti senti più a tuo agio.

job@com-ebraicamilano.it