Chiesa e Shoah: la responsabilità del Vaticano nella fuga dei criminali nazisti

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di Anna Balestrieri
Nella Sessione VI del convegno della Pontificia Università Gregoriana di Roma, intitolato New Documents from the Pontificate of Pope Pius XII and their Meaning for Jewish-Christian Relations: A Dialogue between Historians and Theologians, dedicata alla “Memoria contestata, narrative contestate”, il tema centrale è stato la connessione tra l’incipiente guerra fredda e il ruolo precursore della Santa Sede in funzione anti-sovietica.

Gerald Steinacher della University of Nebraska-Lincoln si è concentrato sulle responsabilità del Vaticano nella fuga dei criminali di guerra nazisti dalla giustizia alleata, analizzando il ruolo in questo contesto della commissione Pontificia Opera di Assistenza. Dal 1948, la Chiesa, orientata al perdono ed alla clemenza, non si limitò a farsi promotrice della ricostruzione della Germania distrutta. Grazie ad una sezione stranieri interna al Vaticano, con l’aiuto della Croce Rossa, permise di scappare a chiunque lo desiderasse, diventando così popolare tra i collaborazionisti in fuga verso il Medio Oriente e le Americhe. In questo modo trovò salvezza il comandante di Sobibor e Treblinka Franz Stangl. Nel convegno sono state ricordate anche le vicende di Erich Priebke e dell’aiuto fornito dal Vaticano e da vescovi del sud Tirolo per la sua fuga in Argentina.

Gerald Steinacher

È stato dato spazio alla vicenda del vescovo ucraino Buchko, che aveva fatto appello a Papa Pio XII perché intervenisse a nome dei membri della 14a divisione Waffen Grenadier delle SS (la Prima Galiziana), da lui definiti “buoni cattolici e ferventi anticomunisti”. A causa dell’intervento del Vaticano, le autorità britanniche cambiarono lo status dei membri della divisione da prigionieri di guerra a personale nemico arreso. La riscrittura revisionista della storia da parte ucraina continua ancora oggi.

Suzanne Brown-Fleming dell’United States Holocaust Memorial Museum ha proseguito nell’analisi della politica di clemenza della Santa sede nel dopoguerra. Veniva negato l‘occhio per occhio come modus operandi con riferimenti espliciti all’errore della pratica di una “legge mosaica” vendicativa ed alla necessità della pietà e della carità in un processo di ricristianizzazione del mondo stuprato dal “fantasma satanico” nazista. Montini e Tardini spinsero affinché non vi fosse una demonizzazione della totalità del popolo tedesco, cercando di riconquistare i fedeli cattolici perduti.

Il Dottor Luca Carboni dell’Archivio Apostolico Vaticano ha infine trattato il tema del soccorso pontificio ai profughi e rifugiati nel dopoguerra. Fu attuato con l’invio nei diversi campi istituiti nel territorio italiano attraverso 16 comitati nazionali costituiti per le singole nazionalità in seno alla Pontificia Commissione di Assistenza. La P.C.A. non si limitò all’erogazione di sussidi in denaro, pasti gratuiti, indumenti e provvidenze varie con una spesa mensiledi oltre 1 milione di lire, ma si interessò ugualmente all’emigrazione di quegli stranieri profughi che intendevano trasferirsi in altre nazioni facilitando, d’accordo con le autorità internazionali, l’emissione dei necessari documenti.

Il rabbino David Mayer ha infine tracciato un paragone tra due figure sacre che peccano: quella del Papa manifestazione divina in terra e quella del peccaminoso re Davide.

Il pubblico ha sottolineato come Benedetto XV abbia ignorato il genocidio degli armeni e di come Israele abbia accusato la Santa Sede di ambiguità per la mancata condanna dell’attacco di Hamas dello scorso sabato 7 ottobre, non mancando di ricordare le omissioni del papato di Pio XII.

Nel contesto del recente convegno, gli storici hanno chiaramente prevalso sui teologi e poche sono state le novità. È tuttavia lodevole che l’Università Pontificia Gregoriana si sia assunta la responsabilità di dedicare un convegno alle omissioni di soccorso della Santa Sede durante l’Olocausto ed al discutibile supporto da essa offerto ai criminali di guerra fascisti e nazisti nell’immediato dopoguerra.

Infine, va notato che una mole di documenti di oltre sedici milioni di pagine, resa disponibile alla consultazione in seguito a una delibera di Papa Francesco del marzo 2020, attende di essere esaminata dagli studiosi. Questi documenti promettono di svelare dettagli che potrebbero influire ulteriormente sulla ricostruzione del comportamento della Chiesa in quegli anni.