La cultura del dono

Italia

«In Comunità c’è sempre stata una forte tradizione di solidarietà, – dice Claudio Gabbai, Assessore ai servizi sociali – quell’aiutarsi a vicenda, per cui spesso siamo additati dall’esterno quasi fosse una colpa. In questi ultimi anni la crisi ha toccato duramente anche gli ebrei e questo ha fatto sì che la possibilità di aiutare gli altri venga percepita come una cosa più ‘impegnativa’ che in passato. Non abbiamo più donazioni a pioggia, senza condizioni. La nuova attitudine dei benemeriti sostenitori della Comunità è quella di donare a fronte di progetti concreti, pensati professionalmente e puntualmente documentati da rendiconti economici. Prima di dare, si vuole sapere come e dove saranno impiegati i fondi, con quali tempistiche realizzati i progetti. E questo è una cosa positiva, ci ha spinto ad essere più professionali e a fare, con Dalia Fano, un grosso lavoro per rendere tutto più trasparente. Poi, va detto che le richieste di aiuti e sostegno non vengono solo dalla Comunità, ma tutti gli enti ebraici fanno fund raising e le risorse non sono illimitate. Gli ebrei milanesi nel loro complesso sono una realtà molto viva, lo dimostra la quantità di eventi, incontri, manifestazioni che vengono organizzati. Per la mia esperienza di Assessore, posso dire che la professionalità paga. Presentare progetti ben delineati, con certezza di realizzazione, come quello del Centro Diurno presso la Residenza Arzaga, consente di ottenere i fondi necessari. Ma oltre a questo, la Comunità è un luogo dove anche il volontariato è molto diffuso. Tutti quelli che lavorano per la comunità, come il presidente, gli assessori e i consiglieri sono volontari. Si pensi alle ultime elezioni, con un record di candidati. C’è una forte spinta ad occuparsi del bene comune. Il volontariato è visto come un valore molto positivo. Così è per tutti coloro che lo fanno alla Residenza Arzaga. Ma c’è un importante lavoro di coordinamento da fare. Inoltre, vorrei coinvolgere gli studenti universitari in progetti di volontariato, perché è una fascia di età a rischio allontanamento, la cui collaborazione invece può essere molto utile per la sicurezza, per la casa di riposo e per gli eventi sociali e culturali».

«La Ghemilut Chasadim, ovvero la mitzvà delle opere di bene, è una delle basi fondanti dell’ebraismo – spiega Vanessa Alazraki, consigliera con delega ai Servizi Sociali della Comunità -. Così come il precetto della decima, il ma’asêr. La Torà stabilisce infatti che il 10 per cento del proprio reddito deve essere donato per aiutare chi ne ha bisogno. Ma perché noi ebrei ci riuniamo, perché ‘facciamo comunità’? C’è sì l’obbligo della preghiera comune, imposta dalla necessità di avere il minian, il numero. Ma tradizionalmente per noi è importante ‘fare rete’, stare insieme. È sempre avvenuto nella storia. Anche i viaggiatori che commerciavano sulle strade del mondo sapevano di poter contare sulle comunità ebraiche sparse attraverso i continenti. Anche oggi è così. E voglio sottolineare che il contributo che si dà alla Comunità risponde completamente a queste mitzvòt, perché è destinato ad aiutare chi nella comunità ha bisogno di aiuto. C’è necessità di informazione trasparente sugli scopi e le destinazioni finali dei contributi alla Comunità, così come per le donazioni che riceviamo. Parlando, spiegando, riusciamo a far capire le esigenze, e così c’è chi dona denaro, o vestiti, o il proprio tempo. In particolare, sul volontariato stiamo lavorando per implementare il servizio comunitario, in modo che possa collaborare al meglio con l’altra importante realtà ebraica milanese che è il Volontariato Federica Sharon Biazzi».

«Il volontariato in Comunità è abbastanza diffuso – dice Dalia Fano, responsabile del Servizio Sociale – ma se ne ha bisogno sempre di più. La motivazione che spinge gli ebrei milanesi a dedicare qualche ora del proprio tempo agli altri è un forte senso di appartenenza alla comunità. Il Servizio Sociale collabora sia con il Volontariato Federica Sharon Biazzi, sia con il Bené Berith, associazioni attive in questo campo. Abbiamo poi un gruppo di donatori anonimi che contribuisce al pagamento dei buoni carne kasher e tanti benefattori. Quindi c’è chi dedica agli altri il proprio tempo, che significa anche risorse emotive e affettive, e chi contribuisce a livello economico alle necessità, che oggi sono moltiplicate, di tante famiglie in difficoltà. Con la crisi economica c’è anche stato un calo soprattutto dei grandi donatori. Questo ha delle ripercussioni anche sul nostro lavoro, ma anche in positivo, spingendoci a diversificare le forme di sostegno. Per questo è nato il servizio JOB, che esce dall’ottica assistenzialistica per consentire alle persone di andare avanti da sole, aiutandole a trovare lavoro.

È importante anche sottolineare che il servizio sociale vive grazie al contributo di tutti gli iscritti, perché è un servizio fondamentale tra quelli offerti dalla Comunità.

La solidarietà è un impegno che cambia nei tempi e nei modi. Per esempio quest’anno, attraverso le pratiche per ricevere i contributi della Claims Conference, destinati ai perseguitati razziali, abbiamo conosciuto tante persone anziane che, grate per il supporto, hanno voluto dare un contributo. Anche i bisogni della gente oggi sono cambiati, sono più complessi. Non è solo aiuto economico quello di cui si ha necessità, ma anche legale, o per i rapporti con le banche o per tutte quelle situazioni in cui gli anziani sono più a rischio, dalle truffe ai semplici problemi con la spinosa burocrazia italiana. Il prossimo progetto è proprio dedicato a questo: vogliamo creare un ramo del volontariato che risponda ai bisogni complessi e che possa creare relazioni tra le persone.

Anche gli aspetti emotivi e psicologici, che sono spesso un corollario delle condizioni di disagio, possono essere affrontati grazie all’opera di volontari che mettono a disposizione la loro professionalità, come la psicologa Luciana Arari». In Comunità la rete solidale è forte e dinamica, e aperta al contributo di tutti, giovani e anziani che possono nei modi più diversi essere – e sentirsi – utili.