Ebrei e Cattolici, a 50 dalla Nostra Aetate ribadita l’alleanza per un mondo migliore

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di Paolo Castellano

 

Il Concilio Vaticano II in cui fu approvata l'enciclica Nostra Aetate
Il Concilio Vaticano II in cui fu approvata la Nostra Aetate

Il Vaticano negli scorsi giorni ha affermato che la Chiesa cattolica non deve cercare di convertire gli ebrei al cristianesimo ma deve invece lavorare in sintonia con le comunità e le istituzioni ebraiche per promuovere valori di pace.

Le affermazioni sono contenute in un importante documento intitolato “Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili”, pubblicato il 10 dicembre dalla Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’Ebraismo.

Il documento è stato rilasciato in occasione del 50 ° anniversario di Nostra Aetate, dichiarazione promulgata nel 1965 dal Concilio Vaticano II, che ha aperto la porta al dialogo ebraico-cattolico formale. La Chiesa riconosce l’indissolubile legame tra cattolicesimo ed ebraismo e dunque ha ribadito il principio secondo cui “i cattolici si astengono da ogni tentativo attivo di conversione o di missione nei confronti degli ebrei”. Nel documento vengono ribaditi altri importanti principi come ad esempio: “Un cristiano non può mai essere un antisemita soprattutto a motivo delle radici ebraiche del cristianesimo”.

Dunque la Chiesa Cattolica dovrà collaborare con gli Ebrei e con le strutture ebraiche per stabilire un fecondo dialogo con l’obiettivo di combattere i numerosi pregiudizi che secondo il Vaticano dovranno essere affrontati insieme per allontanare le emergenti spinte di odio antisemita.

Nella dichiarazione viene anche specificato che “Il dialogo con l’ebraismo non può essere assolutamente comparato al dialogo con le altre religioni mondiali, a motivo delle radici ebraiche del cristianesimo”.

Gli obiettivi del dialogo ebraico-cattolico, secondo il documento, includono “l’impegno comune in tutto il mondo per la giustizia, la pace, la conservazione del creato, e della riconciliazione” e “la libertà religiosa garantita dalla autorità civile è la premessa per tale dialogo e la pace”.

Per migliorare il mondo è strettamente necessario collaborare: “E’ particolarmente sottolineata la necessità di vigilanza incessante e sensibilità in campo sociale come ad esempio in attività caritativa per aiutare i poveri, gli svantaggiati e i malati.”

Come riporta La Stampa, il rabbino David Rosen (direttore internazionale degli Affari interreligiosi dell’American Jewish Committee) presente insieme ad Edward Kessler (direttore e fondatore del Woolf Institute di Cambridge) in Vaticano durante la presentazione della dichiarazione, ha affermato: “La presenza qui di rappresentanti ebrei è di per sé una potente ed eloquente testimonianza della fraternità ritrovata tra cattolici ed ebrei”.

“E anche se il documento è destinato ai fedeli cattolici, la presenza ebraica in una conferenza stampa è molto incoraggiante, e riflette un cambiamento veramente rivoluzionario nell’approccio della Chiesa verso gli Ebrei e l’ebraismo” ha commentato Rav. Rosen.