Scompare a Yerushalaim Rav Sergio Yossef Sierra.

Ricordando il Maestro.


“Soltanto se si riuscirà ad impostare il valore del contenuto educativo delle Mitzwòt, sarà possibile capire meglio e soprattutto far comprendere che l’educazione ebraica alle Mitzwòt non solo non contraddice alla più sana visione umana della problematica moderna, ma può essere invece di aiuto proprio per spargere, nel cuore degli Ebrei, i semi stessi di una certa maniera di sentire e di approfondire la realtà sociale ed umana che caratterizza la nostra epoca… Le Mitzwòt pertanto, grazie all’idea etica da cui sono pervase, possono servire a forgiare il carattere morale dell’Ebreo, purché esse non siano considerate fine a se stesse, ma mezzo di educazione e di elevazione di un vivere sociale illuminato dall’idea etica di D…. Come la disciplina e l’educazione fisica riescono ad allenare il corpo che può rendere il 100% delle sue naturali capacità in particolari circostanze, così l’animo, esercitato nella continua pratica delle Mitzwòt, può reagire istintivamente in maniera corrispondente al valore etico che anima quelle stesse Mitzwòt pratiche”.

In queste parole, tratte dal primo capitolo del suo “Il valore etico delle Mitzwòt”, Rav Sergio Yosef Sierra riassume di fatto l’insegnamento di una vita, basato sui valori di etica e pedagogia. Ebbi il privilegio di conoscere il Maestro nell’estate del ’79, allorché fui chiamato a leggere alcune Parashot nel nostro Bet ha-Kenesset. In realtà ero amico di suo figlio Jonathan, incontrato per la prima volta al Campeggio del Benè Akivà quattro anni prima insieme ad Ariel Finzi ed Irene Abbiate. All’epoca frequentavo il Liceo a Milano e si doveva venire a Torino per intraprendere gli studi rabbinici. Fu così che per alcuni anni mi adattai a fare il pendolare, giungendo a Torino per due o tre giorni alla settimana per studiare sotto la guida sapiente di Rav Sierra. Ricordo in particolare gli esami, che si svolgevano la domenica mattina presto nella sua casa di Via Pietro Giuria insieme a Rav Curt Arndt e a Adi Schlichter z. l. Partivo da Milano con il buio e il freddo e venivo puntualmente accolto dalla Sig.ra Ornella con una tazza di caffelatte bollente. Non avrei immaginato allora che qualche anno più tardi mi sarei trovato a ripercorrere la stessa “carriera” rabbinica e a rivivere molte esperienze del Maestro. Come Rav Sierra la mia prima cattedra è stata a Bologna e successivamente a Torino!

Rav Sierra era nato a Roma il 21 dicembre 1923. Laureato in lettere classiche alla Sapienza e al Collegio Rabbinico di Roma nel 1948, nel settembre di quell’anno partì per Bologna, dove rimase Rabbino Capo fino al dicembre 1959. Ancora ai miei tempi era vivo negli Ebrei bolognesi il ricordo dell’impegno che Rav Sierra aveva profuso in quegli anni per la ricostruzione della Comunità e in particolare del Bet ha-Kenesset di Via Gombruti, devastato dalla guerra. Scrive il Rag. Eugenio Heiman z. l., allora Presidente della Comunità: “In quel periodo la Comunità di Bologna ebbe un asilo ed una scuola elementare ed il merito va ascritto soprattutto all’impulso che Rav Sierra aveva saputo dare alla Comunità… Rav Sierra svolse sempre il suo magistero, naturalmente con rigore, ma nello stesso tempo con tatto e molta pazienza, stavo per dire con dolcezza, forse in questo influenzato positivamente dalla già citata moglie Ornella”. Sono gli anni della formazione di allievi come Alfredo Mordekhay Rabello, futuro docente di diritto all’Università Ebraica di Gerusalemme, che molto tempo dopo avrebbe scritto: “Il fatto che non pochi allievi di quegli anni ci siamo ritrovati a vivere in Eretz Israel… è certamente uno dei segni migliori che l’insegnamento del nostro Morè è stato recepito nei nostri cuori”.

Dal 1960 al 1985 è stato, come è noto, mio predecessore come Rabbino Capo della nostra Comunità, docente e poi direttore della Scuola Rabbinica Margulies-Disegni. Anche in questi incarichi, come nella docenza universitaria in letteratura ebraica presso gli atenei di Torino e Genova, he’emid talmidim harbeh, “fece molti discepoli”. Insieme a Rav Giuseppe Momigliano di Genova io sono stato probabilmente l’ultimo di una lunga schiera. Testimonianza eloquente di ciò si ha nella corposa miscellanea di studi ebraici che avemmo l’onore di dedicarGli per il suo 75° compleanno il Prof. Rabello, il Prof. Felice Israel suo allievo e successore all’Università di Genova ed il sottoscritto nel 1998. Oltre alla trasmissione orale molto si dedicò alla parola scritta, contribuendo a prestigiose riviste in ogni campo del sapere ebraico. Nel 1979 era stato fra i co-fondatori dell’Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo. Ritiratosi dalla cattedra rabbinica fu Presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia dal 1987 al 1992, prima di compiere la Sua ‘aliyah in Israel dove è vissuto negli ultimi anni accanto alla moglie Ornella, a due dei tre figli e a diversi nipoti.

La particolare attenzione che Egli ripose nel problema etico lo spinse certamente a tradurre in italiano, nel 1983, i “Doveri dei Cuori” del grande moralista spagnolo del Medioevo R. Bachyà Ibn Paqudà. C’è una frase della prefazione di Rav Sierra che vorrei citare a conclusione di questo mio breve ricordo perché è un’epitome significativa del pensiero di entrambi, se così mi è lecito dire. Scrive Rav Sierra: “Con un appello alla ragione e al buon senso Bachyà sollecita il lettore ad impegnarsi per mantenere, in armonico equilibrio, la volontà di D. e la volontà dell’Uomo”.


Zekher tzaddiq li-brakhah: “il ricordo del Giusto sia in benedizione”.

(Ricordo pronunciato nel Bet ha-Kenesset di Torino il 14 kislew 5770, giorno della scomparsa e della sepoltura di Rav Sergio Yossef Sierra, menuchatò be-gan ‘Eden).

Già pubblicato da Kolot / Morashà