Devar Torà / Che cosa significa davvero “Occhio per occhio”?

di Ufficio Rabbinico

Mishpatìm
La famosa, e per alcuni famigerata, frase “occhio per occhio, dente per dente” compare nella parashà di questo sabato per la prima volta nella Torà (Es. 21:24) quando si parla della sanzione da applicare nei confronti di chi ha procurato a qualcuno una lesione fisica. Questa norma è chiamata, con una definizione derivata dal latino, la legge del del taglione. Che fa pensare a un sistema giudiziario brutale e vendicativo nel quale il boia si arma di coltellacci per mutilare i condannati. Questo tipo di lettura è sempre stato un comodo e infame strumento di diffamazione della Torà come espressione di una religione primitiva, giustizialista e vendicativa. Sembra strano dovere parlare di questo ma qua si tocca un pregiudizio diffuso e radicato in qualsiasi strato sociale. Cosa risponde il mondo della Torà a questo ritratto? Molto sinteticamente due concetti: la cosiddetta legge del taglione introduce un principio giuridico fondamentale che ancora guida ogni sistema legale della società civile, che la sanzione debba essere commisurata al danno e non moltiplicata. E per quanto riguarda la presunta brutalità della sanzione il Talmud (B BQ 84a) spiega con una analisi dettagliata che non potrà mai trattarsi di una mutilazione fisica, ma di una sanzione pecuniaria. E così è la Halakhà, con buona pace di chi la ignora. (Rav Riccardo Di Segni)

Halakhà
Sia gli uomini che le donne sono tenuti ad accendere i lumi dello Shabbàt. Tuttavia l’uso è che siano le donne ad accenderli, ed è bene che gli uomini partecipino alla mitzvà, preparando i lumi e accendendone altri negli altri ambienti della casa senza recitare la berakhà.
Se l’uomo è solo in casa, o la donna non accende i lumi per qualsivoglia motivo, li accenda l’uomo in prima persona recitando la berakhà, e non si affidi a minori per l’esecuzione della mitzvà. (Rav A. Di Porto)