la punizione dei ribelli di Sandro Botticelli

Parashat Qorach. Bisogna riflettere prima di agire

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Nella Torà c’è un divieto esplicito, purtroppo poco noto, di comportarsi come Qorach e la sua compagnia.

La storia di Qorach in breve

La storia di Qorach è raccontata nel libro di Bemidbar, all’inizio della Parashà di Qorach.
Riassumiamola in poche righe. Qorach, uno dei massimi esponenti del popolo ebraico, un chacham di grandezza enorme, giunto a livello di Ruach HaQodesh, decide di opporsi a Mosè. Non lo fa direttamente, perché sa che non potrebbe aver successo. Decide di iniziare attaccando la figura del Kohen Gadol.
Chiede indirettamente: Com’è possibile che Mosè sia il capo del popolo d’Israele, e suo fratello Aharon il Kohen Gadol? Forse è una “questione di famiglia”?

Ma la domanda diretta è un’altra: Tutti siamo qedoshim ~ santi, distinti! Quindi percéè non tutti possiamo essere Kohanim Ghedolim?

Per fare questa opposizione, riesce a convincere 250 tra i “grandi” ad unirsi a lui. Oltre a loro si sono uniti alla rivolta altre due figure, Datan e Aviram, che avevano più intenzione polemica che “ideologica”. Si scopre poi che effettivamente la loro domanda diretta non è ciò che pensano, come spiega Mosè  che non è possibile che tutti siano Kohanim Ghedolim, ma uno soltanto. Mosè dice che è possibile fare una prova per vedere  chi è stato scelto da Qadosh Baruch Hù per il ruolo.Tutti decidono di mettersi alla prova. Dopo, la rivolta continua, nonostante si sia dimostrato in forma miracolosa che Aharon è il prescelto come Kohen Gadol!
Si rivela pertanto agli occhi di tutti che l’intenzione della congrega non era quella del principio che era stato dichiarato ma solo quella di “ribellarsi“, anche se con un possibile buon motivo.
Al che è avvenuto un miracolo mai avvenuto nella storia: La terra si è aperta come una bocca, ed ha “mangiato” esattamente le 253 persone coinvolte nella “Congiura di Qorach” nel posto in cui si trovavano, con i loro beni, davanti agli occhi di tutti.
Come avrebbero dovuto fare?
Se una persona ha una causa da portare avanti come dovrebbe fare? Spesso capita! È importante combattere per le proprie cause, ma bisogna sapere come portarla avanti. 
La Torà  con le sue Mizwot relative ai rapporti interpersonali (ben adam leChaverò) ci illustra tutti i passi. Tra questi troviamo il non aumentare la polemica davanti alle persone; questo non aiuta se non ad aumentare (a) l’odio gratuito, poiché solitamente le persone “incuriosite” aumentano e ognuno dice la sua, pur non sapendo bene com’è stata la dinamica, (b) la rechilut, che è un pettegolezzo, anche se non si cambiano le cose rispetto a ciò che sono, (c)  La lashon HaRà cioè la maldicenza per la persona, e non per l’idea rivestita. La lashon haRà è un divieto su questioni vere, e se si aggiunge anche qualche menzogna è peggio. Queste sono solamente alcune delle conseguenze. Quindi colui che ha iniziato questa polemica, cos’ha guadagnato? Solo di alzare un polverone contro questa persona, ma in pratica di solito i polveroni non servono a nulla!
Ma almeno io ho espresso le mie idee…
È legittimo esprimere le proprie idee, ma bisogna sapere come. Se Qorach avesse parlato direttamente a Mosè  ma non davanti agli occhi di tutti e senza coinvolgere altre persone, le cose sarebbero andate sicuramente in modo diverso e più proficuo!
Se effettivamente il motivo di esprimere le idee non è a fine di “far sentire soltanto la mia voce”, ma per migliorare la situazione, è chiaro che è meglio puntare su un metodo più efficace.
Portare le polemiche in piazza di solito è utile solo a fare scalpore e a chi è alla ricerca “della notizia”! Ma non a sistemare effettivamente le cose! Dicendo invece le cose direttamente e privatamente all’interessato, si riescono ad ottenere risultati concreti. Se poi non è possibile agire in tal modo,  si deve verificare come migliorare la situazione, ed i metodi non mancano! Solamente se si sono provate tutte le vie, e non è rimasta alternativa se non parlarne in pubblico, ed è sicuro che discutendone si ricaverà vantaggio, solo allora si può parlare in pubblico.
Molto spesso inoltre, le persone vogliono coinvolgersi nella polemica, solamente per il piacere di far sapere anche la loro opinione. A che serve? Solitamente danneggia soltanto, perché la questione ha maggiore risonanza, ed è frequente che  persone che non sono    in buona fede sfruttino la situazione.
Qorach poteva avere buoni motivi,  ma Datan e Aviram sicuramente erano un po’ meno idealisti, come testimoniato nei Salmi. Per loro la questione era solamente sollevare un polverone contro Mosè. In ogni “ribellione” contro Mosè loro ci sono: sono loro che riferiscono al Faraone dell’uccisione dell’egiziano da parte di Mosè quando erano in Egitto, sono loro che fanno la voce contraria quando sono sulle sponde del Mar Rosso, dicendo: “Meglio tornare in Egitto, ma dove ci stai portando?”. Sempre loro  scatenano sommosse… e qui giungono alla fine.

Non bisogna dare adito a queste polemiche

In generale, il divieto della Torà di non essere come Qorach e la sua congrega riguarda tutti i casi in cui si effettua una polemica. Ma non solo quando la si effettua: anche quando la si alimenta.

Spesso è possibile “tranciare” le polemiche semplicemente non rispondendo, oppure senza dare troppo peso alla cosa. Altre volte portando da parte il polemico o il polemizzato e parlargli della gravità della questione.
Ogni persona che aggiunge alla polemica, portando così maggior risalto alla cosa, deve rendersi conto che non migliora la situazione, ma la peggiora soltanto. La questione non deve essere polemizzare, ma portare fine o miglioramento alla situazione.  Ogni persona che aggiunge diventa anche lui partecipe alla polemica e si rende parte della “congrega”.
Se non è possibile fare nulla, allontanarsi è meglio, sicché il polemico capisca che non è seguito, e smetta… E se anche non smette, almeno non si aggiunge altra legna sul fuoco…
La questione è una sola: riflettiamo prima di agire. È possibile che lo sdegno sia tale che non sia possibile trattenersi… Ma forse non stiamo facendo anche noi danno? Anche se non allo stesso livello di chi ha provocato il motivo della polemica, ma comunque perché aggiungere DANNO AL DANNO?
PENSIAMO EFFETTIVAMENTE SE C’E’ UTILITA’ NELLA COSA!

Non comportiamoci come Qorach. Yehì Ratzon~Sia divina volontà che possiamo imparare presto ad evitare di entrare in questi campi di polemica.

Riadattato da Aish.com
(Foto: Sandro Botticelli, Punizione dei ribelli, 1480-82)