Uno Yom haAtzmaut pieno di speranza, nonostante le incertezze

Feste/Eventi

di Nathan Greppi

Nonostante quello attuale sia un periodo assai critico e pieno di incognite, e vi è una certa tensione a causa delle recenti notizie in merito ai numerosi incendi che sono divampati in tutta Israele, non va dimenticato che lo Stato Ebraico è ancora in piedi a dispetto di tutti coloro che tentano di cancellarne l’esistenza. Perché anche nei periodi più bui, non mancano spiragli di luce che infondono speranza per l’avvenire.

Questo, in sintesi, era lo stato d’animo che ha permeato le celebrazioni di Yom HaAtzmaut, con le quali quest’anno si festeggiano i 77 anni dalla nascita dello Stato d’Israele, tenutesi la sera di mercoledì 30 aprile presso la Scuola Ebraica di Milano. L’evento è stato organizzato dalla Comunità Ebraica di Milano, in collaborazione con il KKL (Keren Kayemeth LeIsrael) e il Keren Hayesod.

Lo spettacolo teatrale

Mentre la maggior parte dei partecipanti iniziava a poco a poco ad arrivare nel giardino della Scuola per il rinfresco e le attività ricreative, nell’Aula Magna Benatoff è andato in scena il monologo teatrale Storia di una grande famiglia, diretto e interpretato da Isaac Eugenio De’ Giorgi. Nello spettacolo, De’ Giorgi ha raccontato l’uscita degli ebrei dall’Egitto per andare verso la Terra Promessa dai punti di vista di personaggi apparentemente marginali, come la figlia del faraone che adottò Mosé e di un semplice uomo del popolo, con uno stile comico.

La parola alle istituzioni

Nel Giardino della Scuola Ebraica, non sono mancati i rappresentanti delle istituzioni che hanno portato i loro saluti. Da Gerusalemme, è stato proiettato un videomessaggio del presidente israeliano Isaac Herzog, tradotto in italiano tramite l’intelligenza artificiale.

“Quest’anno, che celebriamo i 77 anni della benedizione dello Stato Ebraico, non possiamo non essere consapevoli dei costi e dei sacrifici che ciò richiede”, ha detto Herzog, ricordando gli ostaggi israeliani che si trovano ancora a Gaza. “Non c’è dubbio che non possiamo iniziare a guarire veramente finché ognuno di loro non sarà liberato”.

Anche Milo Hasbani, vicepresidente dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), ha voluto ricordare gli israeliani che sono tuttora nelle mani di Hamas, dichiarandosi però fiducioso del fatto che “riporteremo a casa i nostri ostaggi”.

Sentito è stato anche il discorso di Jonathan Peled, Ambasciatore israeliano in Italia, che ha ricordato gli incendi boschivi che hanno colpito Israele. “Siamo molto grati all’Italia per aver voluto mandare due Canadair per aiutare a placare le fiamme”, ha detto. Anche il presidente della Comunità Ebraica di Milano, Walker Meghnagi, ha affrontato la questione, dichiarandosi orgoglioso del fatto che “l’Italia è stato il primo paese a fornire il suo aiuto a Israele” contro le fiamme. Sulla situazione degli incendi, il rabbino capo di Milano Rav Alfonso Arbib ha recitato tre Salmi per pregare affinché Israele superi il momento difficile.

Mentre il KKl e il Keren Hayesod, rappresentati rispettivamente da Liri Eitan Drai e Victor Massiah, hanno fatto un bilancio delle attività svolte dalle loro associazioni nell’ultimo anno, l’Assessore all’Edilizia Residenziale Pubblica del comune di Milano Fabio Bottero ha portato i saluti del comune e del sindaco Giuseppe Sala.

Rinfresco a ritmo di musica

Al termine dei discorsi istituzionali, i partecipanti hanno potuto servirsi da mangiare, mentre alcuni hanno partecipato alla lotteria nella speranza di vincere un volo per Israele offerto dalla compagnia aerea El Al.

Tra un discorso e l’altro, non sono mancati gli intervalli musicali: oltre all’intonazione degli inni nazionali italiano e israeliano, i musicisti David Mouhadab e Leo Pepe hanno intonato diversi brani in ebraico. Inoltre, sul tardi è iniziata la serata con dj dove le persone potevano ballare al ritmo dei grandi successi della musica israeliana, portando vecchi e giovani, adulti e bambini a ballare tutti insieme in giardino. Un’occasione per ritrovare un po’ di speranza e spensieratezza in un periodo di smarrimento. E proprio la speranza, che è anche il significato dell’inno d’Israele HaTikvah, in un certo senso era il sentimento alla base di tutta la serata.