“La Shoà e le sue radici”: presentazione del libro di Ugo Volli

Feste/Eventi, Kesher

di Michael Soncin
«Capire quella che è stata la stratificazione storico-culturale che ha portato all’evento della Shoà. Volli ci fornisce una mappa all’interno della geografia dell’antisemitismo e come esso è andato a riprodursi durante i secoli a partire principalmente dall’era pre-cristiana». Niram Ferretti, scrittore, giornalista de L’informale, ha introdotto la conferenza di Kesher, di domenica 14 gennaio 2024, dedicata alla presentazione del libro La Shoà e le sue radici scritto da Ugo Volli, ponendo un quesito fondamentale: “Come parlare della Shoah dopo il 7 ottobre?”.

Basta alla musealizzazione

Ferretti spiega che il libro consente di comprendere alcuni degli aspetti fondamentali che hanno portato alla soluzione finale, mettendo così fine all’alterità di vedere la vicenda nazifascista come un’anomalia, come un corpus separato. «È invece un continuum che assume nel corso dei secoli forme e fisionomie diverse, arrivando al 7 ottobre 2023. Non si conclude quindi laddove c’è la commemorazione per quanto avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale. C’è una coda e anche il 7 ottobre è da scrivere all’interno della storia dell’antisemitismo, poiché quando si parla di radici della Shoah, non dobbiamo pensare a un qualche cosa di ‘musealizzato’».

«Inoltre – aggiunge Ferretti – nel testo viene fatto riferimento a Tacito, il quale non aveva un aspetto particolarmente conciliante con gli ebrei e vedeva la non integrazione, la non assimilazione come un sospetto. Questo è il comune denominatore che vediamo lungo la storia con tutta una serie di diverse specificazioni. Poi molto interessante, è la parte dove lo studioso parla del rigetto dell’ebraismo verso l’Illuminismo, che a prima vista può sembrare un paradosso, visto che c’è stato anche un illuminismo ebraico».

Come andrebbe insegnata la Shoah nelle scuole

«È un volume superlativo. Sappiamo che Volli si batte costantemente per la difesa di Israele e della cultura ebraica. Qui dice come dovrebbe essere insegnata la Shoah nelle scuole, elencando 7 motivi che ne sottolineano l’unicità e riflettendo sul termine di genocidio». A parlarne è Alessandro Litta Modignani, giornalista, presidente dell’Associazione Milanese Pro Israele.

 «L’autore dice che la Shoah è stato un genocidio volto tutto a se stesso, per eliminare qualsiasi individuo anche solo di lontana origine ebraica. La Shoah non ha riguardato un popolo straniero, ma dei cittadini europei. I nazisti nella prima fase hanno cercato di espellere, di allontanare gli ebrei. Questo va ricordato perché in un certo senso chiama in causa le responsabilità di tutte le democrazie occidentali, poiché avrebbero potuto scappare altrove».

Litta Modignani cita per l’appunto la conferenza di Évian del 1938, ricordando che nella didattica della Shoah bisogna ricordare tutte le nazioni che in quel tempo non volevano gli ebrei, come il caso noto dell’Australia. Il giornalista sottolinea anche un passo del libro dove Volli critica fortemente le teorie di Hannah Arendt sulla banalità del male. «Nella didattica della Shoah parlare dell’insurrezione dei ghetti è estremamente significativo, come è significativo sottolineare l’idea che Israele non è stato dato agli ebrei in risposta alle sofferenze del nazifascismo. Come insegnare quindi la Shoah dopo il 7 ottobre? È questa la sfida che ci poniamo».

 Lo storico Brunello Mantelli, presente fra gli ospiti alla conferenza, afferma che si tratta di un libro che risponde perfettamente al contesto nel quale ci troviamo oggi e che funzionerà anche dopo il 7 ottobre: «Il problema della Shoah rappresenta un salto quantico, l’ostilità verso gli ebrei nasce da un problema che attraversa i secoli e trova una sua radicalizzazione oggi».

 Uno stereotipo presente nell’inconscio collettivo

«Io non sono uno storico, i miei studi toccano altri ambiti. Per scrivere questo libro ho dovuto superare degli ostacoli, studiando intensamente per due anni, con uno sforzo di uscita dalla mia disciplina, in quanto la mia conoscenza dei fatti era di una persona sensibile alla Shoah. Anche se c’era stata una polemica sull’opportunità di fare o meno il Giorno della Memoria, fatta anche da me, ritengo che si debba continuare a parlare di Shoah, ma raccontandola nei termini della sua continuità, aspetto che include il mondo cristiano e islamico».

Ugo Volli, professore emerito di semiologia all’Università di Torino, dopo le premesse che l’hanno portato a realizzare questo nuovo progetto, ha ribadito l’importanza di riflettere alla Giornata della Memoria anche sulla base di quanto avvenuto il 7 ottobre, considerando alcuni punti fondamentali. Uno di questi riguardano i legami con l’islam che si sono costruiti durante gli anni Trenta – di cui Hamas è un attuale rappresentante – con il fascismo e il nazismo. «Sono legami storici determinanti. Non è possibile parlare della situazione attuale ignorando i precedenti. Il 7 ottobre è stato il più grande femminicidio, il più grande stupro di massa, il più grande rapimento degli ultimi decenni».

Negare il male, coprendo le tracce

Ancora sul sette ottobre Volli si è detto, come molti altri: «estremamente colpito dalle foto e dai filmati di quei ragazzi con l’aria per bene, che abbiamo visto in tutte le città del mondo, staccare i volantini delle persone rapite a Gaza, così orgogliosi e appagati di se stessi nel farlo. È un gesto che cerca di annullare le tracce, un gesto che mi fa capire il negazionismo e come sono state le reazioni dei vicini, durante la Seconda Guerra Mondiale, nei confronti delle famiglie deportate. Perciò è utile adoperare quello che abbiamo capito sulla Shoah per interpretare quello che sta accadendo adesso».

Ferretti aggiunge che «tutti gli odiatori di Israele che recitano lo slogan ‘From the river to the sea…’, che inneggiano alla distruzione di Israele, vogliono il crollo dell’unica matrice dei valori occidentali nel Medio Oriente. Nello Statuto di Hamas c’è la soluzione finale, cosa che non c’è nemmeno nel Mein Kampf».

Al termine del dibattito Volli ha riportato uno studio condotto dall’Istituto Cattaneo che dimostrava  un tasso di antisemitismo più elevato negli studenti con una minore istruzione. Volli ha poi detto che mentre l’antisemitismo tra gli studenti di destra, “con il vecchio cliché degli ebrei che controllano il mondo”, è in leggera diminuzione, quello proveniente da sinistra è in aumento, addirittura dopo il 7 ottobre, è esploso, questo prima ancora dell’azione di Israele a Gaza.

Ugo Volli, La Shoà e le sue radici. Un percorso didattico, prefazione Antonia Arslan, nota conclusiva Brunello Mantelli, Marcianum Press,
pp. 226, 23,00 euro.