Gli interni della sinagoga di Vercelli restaurata

Dopo 50 anni di inattività, torna a vivere la sinagoga di Vercelli

Feste/Eventi

di Marina Gersony
È rinata di recente dopo anni di abbandono e di degrado. La Sinagoga di Vercelli, una delle testimonianze più significative della lunga presenza ebraica nel piemontese,  è un vero e proprio gioiello che torna a risplendere e funzionare finalmente dopo cinquant’anni. Nel corso di una cerimonia è stata annunciata ufficialmente la riapertura. Esempio monumentale di sinagoga ottocentesca italiana, è situata nel centro storico, in via Milano, nell’area del vecchio ghetto.

«Grazie a una collaborazione tra UCEI, rabbini italiani e Chabad, è stato possibile ridare vita a un tempio ricco di storia e di memoria – osserva Rav Shlomo Bekhor, fondatore e direttore di Mamash Edizioni Ebraiche –. Si tratta di una sinergia lodevole e costruttiva per l’ebraismo italiano. Mi auguro che ci siano iniziative simili in futuro per ridare luce ad altre comunità ebraiche italiane dimenticate. L’unione fa la forza».

Rav Bekhor spiega come il Tempio ottocentesco sia per ora aperto soltanto in occasione di alcune festività: «Attualmente  la Comunità di Vercelli conta pochi membri. Sarebbe dunque difficile organizzare con regolarità le funzioni religiose. Va anche detto che diverse persone hanno fatto aliah, un fatto molto positivo. Il capo rabbino della Comunità di Vercelli è Rav Elia Richetti che dirige anche quella di Biella. Abbiamo festeggiato in occasione di Rosh Chodesh e abbiamo portato un Sefer Torah da Milano. È stata l’occasione per riaprire la Sinagoga, far venire gente, organizzare un rinfresco, ballare, cantare e festeggiare tutti insieme risvegliando alcune anime».

Rav Bekhor ci tiene a precisare che se il Tempio è diventato nuovamente agibile e funzionale, anche se per ora occasionalmente, è merito soprattutto grazie al lavoro straordinario di Rossella Bottini Treves che non è certamente nuova a questo tipo di iniziative e di cui suggeriamo un’interessante intervista apparsa su Mosaico.  «Rossella Treves ha fatto un restauro davvero incredibile – ribadisce Rav Bekhor –. L’obiettivo principale è che questa zona si rianimi e che ritorni un ebraismo vivo e vitale. Infatti l’ebraismo non è un museo del passato, bensì una visione e  un sistema di vita quotidiano. Siano dunque benvenute queste e altre iniziative simili che risveglino l’ebraismo».

Conclude il Rabbino: «Durante i festeggiamenti per la riapertura del Tempio – che sono stati molto commoventi e sentiti da parte di tutti i partecipanti – , ho incontrato Alberto Calò, un ebreo del luogo che vive tra Vercelli e Israele. Mi ha detto: “Ogni giorno ricordo i tuoi canti e questo speciale evento che mi ha riacceso l’anima. È stata una funzione molto toccante, mi sono commosso”. Da quel momento Calò ha deciso di seguire il mio prezioso consiglio e sta indossando i tefillin ogni giorno».

 

Gli esterni della sinagoga di Vercelli

La sinagoga di Vercelli

La presenza di una piccola comunità ebraica a Vercelli è documentata fin dal 1446 ma è solo dopo l’emancipazione del 1848 che le sue dimensioni numeriche divennero tali da richiedere la costruzione di un luogo di culto più consono a ospitare oltre 600 persone. Il modesto edificio precedente fu così sostituito da un grande Tempio in stile moresco costruito nel 1878 su progetto dell’architetto Giuseppe Locarni. La grande facciata è caratterizzata da bande bicolori in pietra arenaria bianche e azzurre e da richiami all’esotismo con merlature e torrette con cupole “a cipolla”. Sopra l’ingresso, protette da un piccolo portico, sono scolpite due scritte in caratteri ebraici, tra le quali sono raffigurate le Tavole della Legge. L’interno, decorato con motivi geometrici, è a tre navate. Nella grande abside illuminata da cinque finestre si trova l’armadio dell’Arca Santa (Aron –ha-kodesh) dove sono custoditi i rotoli della Legge. Per la decorazione del Tempio operarono diversi artisti vercellesi fra cui il pittore Carlo Costa, i fratelli Bona per le opere in muratura, lo scultore Ercole Villa e Michele Fornari per le vetrate policrome. Nel XX secolo, anche in conseguenza del declino demografico della comunità ebraica dovuta alle leggi razziali e alle persecuzioni, la sinagoga è stata abbandonata, diventando anche oggetto di diversi atti vandalici. Recentemente il Tempio ha recuperato il suo antico splendore grazie a una campagna di restauro.

(Fonte: www.piemonteitalia.eu)