Gli ex campioni di basket alla serata del Noam per i 70 anni di Israele

Noam, un 78 a 77 per ricordare il 70esimo di Israele, fra basket, storia ed emozione

di Roberto Zadik
Una serata che “ha fatto centro” quella dedicata a Israele, in occasione del suo 70esimo anniversario, quando tutta la comunità ebraica si è ritrovata al Centro Noam, lo scorso 23 aprile. Invitati d’onore alcuni protagonisti della pallacanestro italiana, come Dino Meneghin leggendario cestista della squadra Mobilgirgi Varese e dell’Olimpia Milano, il suo collega il play Aldo Ossola e lo storico allenatore 85enne Sandro Gamba, al pari di Meneghin, nella “Hall of fame” e coach di quello squadrone di Varese che vinse tutte le coppe in Europa.

“Quando ho visto un mese fa il film On the map, che intreccia il racconto della prima vittoria del Maccabi Tel Aviv contro Varese, con la storia dello stato ebraico negli anni ’70- ha dichiarato Daniel Fishman, noto artefice di riusciti eventi comunitari e no – mi è subito venuto in mente di chiamare a raccolta i grandi protagonisti di quella famosa finale del 1977, Maccabi Tel Aviv – Mobilgirgi Varese. Ne ho parlato con Davide Nassimiha, col quale condivido la passione per il basket e la frequentazione dei palazzetti e degli stadi, e insieme al Big Events team del Noam (Yoram Nassimiha e Alfredo Navai) in sole due settimane abbiamo messo in piedi questa celebrazione”.

“Abbiamo allora contattato, Miki Berkovich asso di punta del Maccabi Tel Aviv” ha poi proseguito lo stesso David Nassimiha, presidente del Noam e consigliere della Comunità -. Questi, saputo che Dino e gli altri suoi ex avversari venivano per festeggiare Yom Hazmaut con noi, ci ha subito detto che sarebbe venuto. Tanti amici ci hanno poi dato una mano per sostenere con le sponsorizzazioni e il loro tempo, la serata”.

Oltre 350 persone hanno cantato insieme al coro dei ragazzi del Noam, gli inni nazionali, che hanno preceduto l’arrivo dei campioni, accolti da una vera e propria standing ovation. Sono stati premiati dal Noam e dagli amici della Comunità ebraica milanese, con delle targhe dedicate – al loro impegno e ai tanti successi accumulati nella loro lunga carriera – e con un bicchiere per il Kiddush per brindare a futuri momenti felici”.

Notevoli i discorsi dei due cestisti, Meneghin e Berkovich, quest’ultimo tradotto da Raffaella Scardi. Un saluto di cuore, e tutto meno che formale quello del “grande” Dino, il miglior cestista italiano di sempre che ha sottolineato quanto “essere qui stasera per me è un piacere e un onore. Ogni volta che vado in Israele è come sentirmi a casa. Sono sempre stato accolto con grande affetto e rispetto quando mi recavo a Tel Aviv, nonostante fossimo gli avversari del Maccabi; ancora oggi quando ci torno c’è gente che mi riconosce”.

Berkovich ha invece ricordato che da poco in Israele hanno festeggiato lo Yom Hazmaut e come la vittoria del 1977 nella coppa europea abbia rappresentato “un momento fondamentale non solo per noi, ma anche per Israele che in quel periodo stava passando una fase molto difficile, a quattro anni dalla tremenda sconfitta nella Guerra del Kippur del 1977”. Significativo anche il video in apertura di serata, sui festeggiamenti in Israele, voluti dal presidente Rivlin che ha deciso di celebrare musicalmente l’anniversario, facendo cantare ad una folla oceanica di israeliani di tutte le età, religioni, etnie, uno dei classici della canzone israeliana, “Al kol ele”, una bellissima poesia di Naomi Shemer .

Il film ‘On the map’

Il culmine della serata è stato la proiezione di “On the map”, un docu film che intreccia il racconto della prima vittoria del Maccabi Tel Aviv contro Varese, con la storia dello stato ebraico negli anni ’70, anche attraverso interviste a vari personaggi; tra gli altri Yair Lapid, commentatore televisivo e fondatore del partito “Yesh Atid”, e Nathan Sharansky politico e matematico ebreo ucraino, noto militante della causa ebraica nell’allora Unione Sovietica. Oltre a Berkovich, per quella vittoria fu fondamentale il contributo di campioni di provenienza statunitense, in primis il fuoriclasse di religione ebraica, Tal Brod intervistato nel filmato e vero “eroe” del basket israeliano, fino al giocatore nero, Aulcie Perry che in seguito decise di convertirsi all’ebraismo tanto si legò alla squadra e allo Stato ebraico. Inizialmente il Maccabi non era considerato un grande team ma a metà degli anni Settanta le cose cambiarono. Da quel momento tutti cominciarono ad interessarsi a questo sport e a seguire la squadra, non ultimi Yitzhak Rabin e Moshe Dayan, all’epoca Ministro della Difesa, che si vede nel film scendere in campo a stringere la mano prima degli incontri (agli avversari per intimorirli, a quelli del Maccabi per caricarli…). Le sconfitte iniziali con la stessa Mobilgirgi, i primi risultati contro il Real, fino alla vittoria contro gli spietati avversari del Csk Mosca in un incontro di grande tensione che si disputò in campo neutro in Belgio… . In questo caso non si trattò solo di una vittoria sportiva ma di qualcosa che andava ben oltre e che contribuì a risollevare Israele in una delle sue fasi più critiche. “La mia squadra” ha ricordato Berkovitz “rappresentava per tutti un’occasione di svago e per me fu il coronamento di un sogno, vincere questa Coppa, il 17 febbraio 1977, la sera stessa del mio compleanno in un anno cruciale per me e nel quale, oltre ai trionfi sportivi, mi sono sposato”.

Nel film si vede anche l’arrivo del Presidente Sadat in Israele, accolto del premier Begin e da Golda Meir. Un evento che portò ad un pieno riconoscimento di Israele. Anche se forse il vero risultato politico mondiale dello Stato ebraico fu determinato proprio dalla vittoria nel basket. Tal Brody esclamò nel dopo-partita – we are on the map ! – volendo significare con questa frase, come la vittoria del Maccabi Tel Aviv avrebbe da quel momento reso impossibile il tentativo di disconoscere o di distruggere Israele. Da allora, la società e lo Stato israeliano hanno fatto molti passi avanti; oggi nel 70esimo della sua storia e guardando gli spezzoni del film in bianco e nero, ci si rende conto di come, seppur tra le tante attuali preoccupazioni, Israele sia ormai una realtà consolidata nel panorama mondiale. 78 a 77, una vittoria di un solo piccolo punto ma che ha fatto una grande differenza.