Parte dalla figura di Abramo il ciclo di incontri fra ebrei e cristiani

Ebraismo

di Roberto Zadik

abramoPersonaggio fondamentale della tradizione biblica è Abramo, che ha ispirato le tre grandi religioni monoteiste, ebraismo, cristianesimo e Islam, e che è un esempio di fedeltà e di devozione a  Dio, della  cosiddetta “zerizut” che in ebraico significa “sollecitudine” nell’obbedienza alla parola Divina. Proprio “Avraham Avinu” e la sua fondamentale figura sono state al centro del primo  incontro della nuova stagione dell’iniziativa “Dialoghi a due voci” un ciclo di dieci incontri interreligiosi fra ebraismo e cristianesimo, che ha preso il via lo scorso 14 ottobre presso l’Auditorium San Fedele sottolineando i punti in comune fra ebrei e cristiani nella figura di Abramo, considerato universalmente il padre del monoteismo.

L’appuntamento organizzato dalla Fondazione Maimonide,  dalla Fondazione “Carlo Maria Martini” e dalla Fondazione culturale San Fedele, ha visto la partecipazione di tre relatori d’eccezione. Primo fra tutti il  Rabbino e docente universitario, Rav Giuseppe  Laras, ex Rabbino Capo di Milano, presidente del Tribunale Rabbinico e dell’Ari, Assemblea Rabbinica Italiana e autore di vari libri fra cui il bellissimo saggio “Ricorda i giorni del mondo” uscito l’anno scorso, che ha approfondito il personaggio di Abramo,soffermandosi sul dodicesimo capitolo del  libro di Bereshit e sulla parashà di “Lekh Lekhà”. Oltre a Rav Laras, hanno condotto l’incontro Padre Pierbattista Pizzaballa, presbitero, teologo, Guardiano del Monte Sion e custode di Terra Santa, una carica molto importante perché a capo dei frati minori francescani localizzati in Medio Oriente, in regioni difficili fra Israele, Siria, Giordania, Libano, che ha insegnato a Gerusalemme ed è specializzato in studi biblici e archeologici e la docente universitaria di Filosofia della Religione all’Università Statale di Milano, Caterina Bartolomei,  moderatrice dell’incontro.

Prima  dei relatori sono intervenute varie personalità, da Padre Lino Dan vicepresidente della Fondazione San Fedele che ha ricordato la centralità del dialogo fra ebrei e cristiani inaugurato da  Rav Laras e dal Cardinal Martini e l’importanza “di prendere in mano la Torah e la  Genesi e di dialogare per l’oggi”. Il dialogo ha ricordato “è  ancora più necessario in questa epoca difficile in cui sembrano vincere il massimalismo e l’estremismo. Bisogna invece imparare a dialogare, a confrontarsi  ad applicare quotidianamente la frase Ascolta Israele, valida per tutti noi”.

Subito dopo hanno preso la parola, fra i saluti,  l’architetto Yoram  Ortona si è definito “onorato di partecipare a questa importante serata in onore del  dialogo ebraico cristiano e del Cardinal Martini e assieme a Rav Laras. In questa epoca la figura di Martini ci manca molto”. Subito dopo  è salito sul palco l’assistente di Rav Laras, Vittorio Bendaud che ha ringraziato ospiti e organizzatori, rievocando il suo incontro con il Cardinal Martini “che ho visto quando ancora ero un ragazzo”. Nel suo discorso Bendaud ha sottolineato come nel dodicesimo capitolo della Genesi che ha per protagonista Abramo vengano nominate per cinque volte la parola “Berachà” (Benedizione) e per altrettante volte il  termine “Or” (Luce).  Citando una grande studiosa come Nechama Leibowitz, l’assistente di Rav Laras ha ricordato come “con Abramo comincia una nuova fase e secondo il Midrash il giusto è paragonato a un sole, a una luce ed è fondamentale per comprendere l’importanza del dialogo e dello stare insieme in  un momento in cui l’antisemitismo a settant’anni dalla fine della Shoah ha raggiunto i  livelli più alti.”

Soffermandosi sul personaggio di Abramo cosa lo rende tanto straordinario e quali sono le sue peculiarità?  Ad occuparsene è  stata la  professoressa Bartolomei che l’ha definito “padre di Israele e modello di fede al centro del dodicesimo capitolo  della  Genesi, capace di distaccarsi dalle sue certezze, di lasciare casa e patria dove stava prima per una nuova avventura di esploratore in un nuovo territorio. Abramo è stato un grande migrante, guidato dalla fede nel Signore e molto attuale in questi anni di grandi migrazioni e spostamenti di popoli”.  Di grande rilievo l’intervento di Rav Laras che subito ha evidenziato diversi punti importanti di questo personaggio. “ La storia di Abramo comincia con la sua uscita dalla sua terra d’origine, la Caldea e la città di Ur alla volta di una terra sconosciuta. Egli esce ed entra in una  nuova dimensione.” Il Rabbino ha continuato la  sua avvincente analisi evidenziato che “il titolo della parashà,Lech Lechà, significa vai via per un tuo vantaggio, nel senso di lasciare d’improvviso tutto quello che Abramo aveva in precedenza per aprirsi agli  altri e al mondo”.  “In ben due episodi, Abramo è esempio di zelo, di sollecitudine e di amore verso Dio,  nell’abbandono della sua casa e nella Kedat Itzchak, meglio conosciuta come il sacrificio del suo unico figlio Isacco, perché il Signore gli aveva detto in sogno di farlo ed egli si alzò di buon  mattino per eseguire il comando Divino”.  Citando l’interpretazione  allegorica dello studioso Filone rispetto ad  Abramo e alla Torah, Rav Laras specifica come il verso Lech Lechà alluda alla dimensione spirituale e Divina, verso cui Abramo esce dal suo mondo precedente per andare verso Dio. Una figura come ha evidenziato che “è  stata capace di superare dubbi umani e condizionamenti esterni.” Nel suo discorso,  Rav Laras ha messo in luce la grandezza abramica e la differenza con un altro uomo giusto e integro come  Noè che “camminava con Dio”.  Però, nonostante le sue grandi virtù morali, ha spiegato,  “egli a tanti maestri non stava molto simpatico perché per salvarsi dal Diluvio non si è preoccupato abbastanza degli altri ma ha pensato prima a sé stesso e alla  propria famiglia, mentre Abramo si è  dedicato alla collettività e ha riscosso maggiori consensi. Egli continua a ispirare comportamenti e continue riflessioni. Nei momenti difficili come questo personaggio tira sempre su di morale”.

Successivamente molto interessante è stato anche l’intervento di Padre Pizzaballa  che ha messo in  risalto l’importanza di Abramo come “capostipite di una nuova umanità che, come ha detto il grande commentatore Yeshayahu Leibowitz, colloca l’uomo davanti a Dio”. “Nella Bibbia tutto continua e viene portato avanti grazie a grandi personaggi come  Abramo. Egli era figlio di Terach, un idolatra e si ribella alla sua famiglia,  dà  un taglio netto col proprio passato andando verso una terra sconosciuta della quale non sa nulla.” Pizzaballa  si sofferma sul rapporto molto stretto che Abramo aveva con Dio “che lo proteggeva costantemente e dialogava intimamente con lui. Egli non è un  automa  ma  un individuo cosciente e consapevole che si contrappone al personaggio mitologico di Ulisse che vede la sua realizzazione nel ritorno a casa mentre Abramo la cerca fuori dalle mura in cui viveva. Egli  applica la volontà  Divina secondo il  principio ebraico del  Naasè ve Nishmà,prima faremo e poi capiremo”.

In conclusione la docente Bartolomei ha ringraziato i presenti della partecipazione a un evento che “ ha stimolato molti argomenti e interrogativi” ricordando il cinquantesimo anniversario dell’Enciclica Nostra Aetate di Papa Giovanni XXIII e il centesimo compleanno del Monsignor Loris Capovilla che all’epoca era sottosegretario del Papa in un’iniziativa che,pur conn tutti i suoi limiti, ha aperto la strada al dialogo ebraico-cristiano”.  Da ultimo Bendaud ha ricordato al pubblico il prossimo appuntamento di “Dialogo a due voci” fissato per il prossimo 28 ottobre sempre all’Auditorium San Fedele.