di Nathan Greppi
Negli ultimi anni è nato un nuovo modo di pensare l’economia, intrecciato alla psicologia e alla psicanalisi. Uno degli esponenti più celebri di questo filone di pensiero è Dan Ariely: nato e cresciuto in Israele, oggi vive negli Stati Uniti, dove insegna psicologia ed economia comportamentale alla Duke University. Mercoledì 16 ottobre, Ariely è stato il primo relatore a parlare al Leadership Forum.
economia
Democrazie e sviluppo economico in Israele
di Rony Hamaui
La situazione economico-finanziaria israeliana ha cominciato a risentire delle crescenti tensioni insorte, tra palestinesi e israeliani ma, soprattutto, fra israeliani, dopo le elezioni politiche dello scorso novembre e la successiva nomina di Benjamin Netanyahu alla guida di un governo ultraconservatore.
Per la prima volta Israele ha siglato un accordo di libero scambio con la Corea del Sud
di Paolo Castellano
A inizio dicembre entrerà in vigore un libero accordo commerciale (FTA) tra Israele e la Corea del Sud. Lo ha annunciato il 28 settembre il Ministero dell’Economia dello Stato ebraico. È la prima volta che un simile patto venga siglato con un paese asiatico.
Israele-Emirati Arabi Uniti, firmato storico accordo di libero scambio
di Paolo Castellano
Sul finire di maggio, Israele ha firmato uno storico accordo di libero scambio con gli Emirati Arabi Uniti. L’annuncio è arrivato il 30 maggio quando il ministro israeliano dell’Economia Orna Barbivai ha siglato il trattato con la sua controparte emiratina. È la prima volta che lo Stato ebraico firma un accordo di libero scambio con uno Stato arabo.
Israele: a tre anni dall’ultima volta, il governo israeliano approva il Bilancio
di David Zebuloni
La tanto attesa e sudata votazione si è protratta fino alle 5 di mattina ed è passata per il rotto della cuffia, con 59 parlamentari a favore e 56 a sfavore.
Israele fra i 20 Stati top per PIL pro capite
di David Fiorentini
In base ai dati del Fondo Monetario Internazionale, con un PIL pro capite di 43.689$ Israele si piazza al 19esimo posto, seguito da Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito. Una meta veramente notevole, considerato che nel 2010 lo Stato Ebraico non era neanche al trentesimo posto.
Aristocrazia 2.0 di Roger Abravanel. L’Italia deve ripartire dalla meritocrazia
di Paolo Castellano
Meritocrazia. Quante volte è stata invocata in Italia per stimolare un ricambio della nostra classe dirigente, imprenditoriale, politica. Ne parla il giornalista Roger Abravanel nel suo saggio intitolato Aristocrazia 2.0 (Solferino)
Ebraismo, meritocrazia, etica del lavoro, visione economica in un saggio di Alberto Saravalle
di Marina Gersony
Sono opportuni i massicci interventi pubblici a sostegno di un’economia sempre più appannata e in declino? Ci sono, e quali sono, i rimedi? Come uscire dall’impasse? E ancora: qual è la visione economica dell’ebraismo riguardo a meritocrazia, etica del lavoro, individualismo e liberismo?
Il Coronavirus potrebbe far perdere 14 miliardi di dollari all’economia di Israele
di Paolo Castellano
Il 25 febbraio il ministero dell’Economia israeliano ha diffuso pubblicamente le sue stime legate a un possibile scenario di difficoltà sociale ed ha affermato che l’economia israeliana potrebbe perdere uno 0.25 di PIL. Secondo le stime, il deficit si potrebbe attestare tra il miliardo e 14 miliardi di dollari.
Kesher, una serata sull’importanza dell’onestà e dell’etica ebraica nel lavoro e negli affari
di Roberto Zadik
“Commerciare onestamente: etica ebraica dell’economia” è il titolo dell’incontro organizzato da Kesher il 24 ottobre presso la Residenza Arzaga.
Investimenti: rompete il salvadanaio, c’è modo di farlo fruttare
Una buona idea? Investire con costanza piccole somme. Un incentivo
al risparmio che nel tempo dà buoni frutti. Oggi gli strumenti finanziari più duttili lo consentono.
Investe solo chi ha molti soldi. Oltre l’80% dei sottoscrittori di fondi comuni ha una ricchezza finanziaria che supera i 100.000 euro. Il risultato è che solo chi ha già tanti soldi beneficia degli andamenti dei mercati finanziari, mentre gli altri non riescono a risparmiare o depositano la liquidità in strumenti poco redditizi ed efficienti, alimentando il cosiddetto capitale inagito.
Con qualche accorgimento e sfruttando le opportunità offerte, anche chi dispone di un capitale limitato può investire con successo.
I motivi che determinano l’attuale condizione per cui solo i più ricchi investono sono molteplici. Vi sono innanzitutto delle ragioni di natura tecnica che riguardano gli strumenti finanziari.
Soglie di ingresso elevate. Il taglio minimo di un’obbligazione societaria è spesso di 100.000 euro. Volendo sottoscrivere invece un titolo di Stato la situazione migliora perché l’importo necessario si abbassa a 1.000 euro. Anche ammesso che si abbiano da parte 1.000 euro da investire in un BTP, questo acquisto presenta un forte limite, ossia quello di non essere per nulla diversificato. Per costruire un portafoglio diversificato acquistando singoli titoli, il capitale minimo necessario supera facilmente i 100.000 euro. I fondi comuni di investimento propongono invece un investimento diversificato anche con capitali contenuti ma comunque spesso dell’ordine dei 1.000 o 5.000 euro.
Costi fissi vanificano i risultati. Con un capitale investito contenuto i costi fissi risultano particolarmente insidiosi perché erodono facilmente gli eventuali guadagni. Pochi troverebbero conveniente pagare i costi amministrativi di un deposito titoli per investire qualche centinaia di euro, o per sottoscrivere uno strumento che ha dei costi fissi di uscita elevati.
Per quanto l’industria del risparmio si sia indirizzata molto più ai detentori di grandi patrimoni, proponendo prodotti adatti a grandi investimenti, le principali barriere che hanno tenuto i piccoli risparmiatori lontano dagli investimenti vengono dai risparmiatori stessi.
Chi ha meno soldi non si ritiene adatto a investire. Vuoi per diffidenza, vuoi per minor conoscenza dello strumento, chi non dispone di grandi patrimoni spesso non ha mai preso in considerazione l’idea di poter investire.
Gli sviluppi dei mercati finanziari, sicuramente all’estero ma lentamente anche in Italia, offrono sempre più la possibilità di investire davvero a partire da cifre piccolissime (anche 5€). In questo modo l’investimento diventa un incentivo a risparmiare, quasi senza accorgersene.
5€ in una settimana sono una cifra minima per molti: l’equivalente di un caffè ogni giorno lavorativo, di un gratta e vinci o di una birra. A nessuno verrebbe in mente di investire 5€ per uno o più dei motivi citati sopra. Se però quest’azione diventasse un’abitudine?
5€ alla settimana sono 20 al mese e 260 all’anno. Se qualcuno all’indomani dell’introduzione dell’euro, nel gennaio 2002, avesse iniziato a mettere da parte 5€ alla settimana, oggi avrebbe accumulato 3.425€. Non male, come risultato di un’abitudine che è costato uno sforzo davvero minimo.
Se questi stessi 5€ alla settimana, anziché essere infilati nel porcellino salvadanaio, fossero stati investiti sui mercati azionari globali (qui rappresentati dall’indice MSCI World), oggi il capitale a disposizione, tra somma dei risparmi accumulati e guadagni dati dall’andamento dei mercati sarebbe pari a 5.628€.
A chi questo traguardo non sembrasse un granché basti pensare che se i 5 euro alla settimana fossero stati 10, il valore del capitale oggi sarebbe pari a 11.255 euro.
Investire a piccoli passi presenta un enorme vantaggio: si riescono ad accantonare più risorse di quanto si pensava sarebbe stato possibile e con il minimo sforzo. Inoltre, a differenza di quanto avveniva con il porcellino salvadanaio, il risparmio negli anni può apprezzarsi seguendo gli andamenti dei mercati finanziari.
Per queste ragioni e per favorire il risparmio di impulso, dal mirco risparmio a importi più consistenti, AcomeA ha realizzato l’app Gimme5. Con Gimme5 è possibile investire in un fondo comune di investimento a partire da 5€, senza commissioni di ingresso e uscita: un servizio semplice e accessibile in qualsiasi momento di ogni giorno. I grandi traguardi si possono raggiungere anche a piccoli passi, una modalità che le Società di Gestione del Risparmio e gli altri soggetti del settore finanziario dovrebbero favorire.