una scena dello spettacolo teatrale americano 'Survivors'

‘Survivors’: quando le storie della Shoah rivivono a teatro

Spettacolo

di Pietro Baragiola
“Coloro che dimenticano la storia sono destinati a ripeterla”: da questa premessa nasce Survivors, lo spettacolo scritto dalla drammaturga Wendy Kout, volto a tener vivo il ricordo dell’Olocausto nella mente delle nuove generazioni, grazie alla rappresentazione teatrale delle vite dei sopravvissuti.

Secondo uno sconcertante studio pubblicato dal New York Times gran parte degli adulti americani non ha ancora un’idea ben chiara di cosa significhi “Olocausto” e il 41% di loro non sa neanche cosa sia Auschwitz. Per combattere questa carenza d’informazioni, gli attori di Survivors presentano le storie di 10 personaggi, ciascuno costretto ad affrontare un viaggio pericoloso tra le ondate della xenofobia e violenza nazista fino alla speranza di un nuovo inizio garantito dalla fine della guerra.

Pur concentrandosi su vicende passate, la trama dell’opera è molto attuale, come ha spiegato Kout a The Times of Israel: “Survivors non è solo uno spettacolo storico ma un avvertimento: oggi l’antisemitismo, il razzismo e i crimini dell’odio sono in aumento in tutto il mondo (fisico e online) e bisogna insegnare alle nuove generazioni a non combattere l’odio con la stessa arma”.

Dal suo debutto nel 2017 lo spettacolo ha riscosso un notevole successo tra il pubblico giovanile, girando per i teatri e le scuole di gran parte degli Stati Uniti e venendo interpretato in ogni stato da un cast nuovo e culturalmente inclusivo.

Il cast dello spettacolo ‘Survivors’

Creare lo spettacolo

L’idea dello spettacolo nacque dalla mente di Ralph Merando, direttore del reparto di arti e cultura del Jewish Community Center di Rochester (JCC), New York. Per diversi anni Merando è stato responsabile dei programmi che permettevano ai sopravvissuti dell’Olocausto di visitare gli studenti nelle scuole ed è sempre rimasto colpito da come queste esperienze coinvolgessero i giovani sul piano personale.

Con il numero di sopravvissuti che si assottigliava sempre più, Merando voleva trovare un modo per raccontare le storie dei sopravvissuti anche alle future generazioni e, come direttore artistico del CenterStage (la compagnia teatrale del JCC), decise di farlo attraverso il teatro. Dopo un’accurata ricerca, Merando rimase sconcertato dal fatto che non esistesse ancora un’opera teatrale che riuscisse a mostrare da diverse prospettive l’impatto dell’Olocausto sulla vita degli ebrei e perciò decise di rivolgersi all’amica sceneggiatrice e drammaturga Wendy Kout.

Kout, che in passato aveva lavorato alla sitcom Mork & Mindy (celebre per aver lanciato la carriera di Robin Williams), sapeva bene come coinvolgere il pubblico giovanile. Inoltre, come donna ebrea, la drammaturga si sentiva fortemente coinvolta dalla missione di Merando che definì “un modo per portare del buono nel mondo”.

Wendy Kout

Storie di sopravvissuti

Grazie alle testimonianze scritte e registrate nell’archivio dei sopravvissuti dell’Olocausto residenti a Rochester, Kout scrisse Survivors: un docu-dramma che in soli 60 minuti condensava le storie avvincenti di 10 superstiti (Eva Abrams, Erich Arndt, Arthur Herz, Ellen Lewinsky, Rosemary Molser, Henry Silberstern, Helen Przysuskier, Evie Schuerman, Kurt Weinbach e Carl Voldman).

I “survivors” protagonisti dello spettacolo non sono unicamente sopravvissuti ai campi di concentramento, ma includono anche i perseguitati che sono riusciti a restare in vita fino alla fine della guerra, nascondendosi o fuggendo dai loro paesi.

Quest’opera teatrale vuole immergere gli spettatori in alcuni dei momenti più importanti della storia dell’Olocausto (le leggi razziali, la Kristallnacht e il Kindertransport) come se li vivessero in esperienza diretta, grazie anche alle numerose foto di quegli eventi che vengono proiettate sul palco durante le vicende dei personaggi.

I diversi ruoli sono interpretati da 6 attori diretti da Sandi Henschel che ha chiamato “terrificante” la responsabilità di raccontare le storie di persone realmente vissute.

Molte di queste vicende sono estremamente toccanti: una giovane vede portare via il suo ragazzo in un campo di concentramento; una ragazzina viene separata per sempre dai suoi genitori e mandata in Inghilterra con il Kindertransport.

“Abbiamo perso molto più della nostra infanzia nell’Olocausto. Abbiamo perso le nostre famiglie e i nostri migliori amici. Mio fratello, Rolf, per me era entrambi” afferma Henry Silberstern, uno dei “survivors” che, a soli 12 anni, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e costretto ai lavori forzati.

Nonostante il cast sia in continuo cambiamento, Kout continua ad incoraggiare gli attori a non guardare i video con le interviste dei loro personaggi per non essere tentati dall’imitarli, ed anzi consiglia di concentrarsi sulle parole che i sopravvissuti dissero in quei momenti per rappresentarne i sentimenti in maniera genuina.

Il messaggio di Survivors

Dopo aver girato per gran parte degli Stati Uniti, Survivors ha ufficialmente debuttato nella West Coast americana, esibendosi davanti a 500 studenti del liceo Calabasas.

Il cast della West Coast è stato senza precedenti, estremamente variegato per cultura e background” afferma Kout che, da sempre inspirata dall’inclusività mostrata nel musical Hamilton, è orgogliosa di questo risultato.

Il tema dell’inclusività viene più volte citato anche dai personaggi di Survivors che, grazie alla rottura della 4° parete, hanno il potere di rivolgersi direttamente al pubblico. La sopravvissuta Ellen Lewinsky, che si nascose dai nazisti in una fattoria vicina al bunker di Hitler, ricorda che gli “indesiderabili” del nazismo non erano solo gli ebrei ma anche i gay e le persone di colore e, per questo motivo, la protagonista si rivolge alla platea mostrando la propria solidarietà verso gli spettatori che hanno sofferto di antisemitismo e xenofobia ai giorni nostri: “Alcuni di voi possono aver provato questo tipo di abuso, ingiustizia e…paura.”

Nel finale ciascuno dei 10 sopravvissuti racconta cosa ha imparato dalla sua esperienza, sottolineando specialmente il tema dell’anti-odio. “Odiare è come bere veleno e sperare che l’altra persona muoia” spiega la “survivor” Rosemarie Molser.

Persino l’autrice dello spettacolo si sofferma su questo tema spiegando che, ciò che distingue i suoi protagonisti, è il coraggio di superare questi eventi terribili ed essere riusciti nonostante tutto a costruire una vita stupenda, ricca di speranza e significato.

Il messaggio di speranza di Survivors raggiungerà un pubblico ancora più vasto a partire da quest’estate, quando lo spettacolo verrà registrato in due versioni (l’opera stessa e il suo “making off”) per essere poi distribuito nel resto del mondo.