Nome in codice: “Rita Kanhum”

Spettacolo

Ci sono mille modi per dire “no” ad un governo. Si possono invadere le strade con delle tende da campeggio, come è accaduto l’anno scorso a Tel Aviv; si possono bloccare strade e ferrovie come fanno quelli del Movimento NO Tav in Italia. Si può scendere a migliaia per le strade come hanno fatto i giovani della primavera araba, e si può mettere il proprio corpo inerme di fronte ad un carro armato, come fecero i giovani di Piazza Tienammen a Pechino nel 1989. E ancora, c’è chi, come Ronny Edry, lancia una campagna virtuale e dilagante come “Israel loves Iran” facendo parlare i media di mezzo mondo; chi gira film clandestinamente che poi presenta ai festival del cinema più prestigiosi d’Europa, come ha fatto qualche anno fa l’iraniano Bahman Ghobadi con “I Gatti persiani”;  e chi ancora, sempre in Iran, sempre clandestinamente decide di ascoltare canzoni che il regime ha messo al bando, come quelle per esempio di una cantante israeliana.

L’ultimo disco di Rita – la cantante israeliana di origini iraniane, campione di vendite in Israele – in queste settimane è infatti tra la merce clandestina più scambiata e venduta sottobanco  dai giovani iraniani. Il nome in codice utilizzato per il mercato illegale di “Ha’Smachot Sheli (Le mie gioie)” è Rita Kanhum, signora Rita.

Rita oggi spopola fra i giovani iraniani: il suo ultimo disco, Ha’Smachot Sheli – campione di vendite in Israele in sole due settimane – è tra la merce illegale più scambiata e venduta sottobanco. Il nome in codice utilizzato per questo mercato clandestino è Rita Kanhum, signora Rita.

Ciò che spaventa il regime di Teheran è che Rita canta in lingua farsi vecchie e notissime canzoni iraniane remixate e attualizzate in salsa pop da dj come Offer Nissim. La scelta di Rita di cantare in persiano è stata accolta da amici e conoscenti con una certa apprensione. “I miei amici all’inizio erano preoccupati e mi hanno avvertito: ‘Non puoi usare la lingua di Mahmoud Ahmadinejad’. Invece questo è il progetto più importante della mia vita” ha dichiarato all’Associated Press.

Secondo i cosidetti “guardiani della Rivoluzione” in Iran, Rita rappresenta una sorta di stratagemma nella guerra soft ingaggiata da Israele per conquistare i giovani iraniani. I quali potrebbero averla scelta come icona, come un gesto di ribellione, riporta l’agenzia iraniana Fars. Anche la rivista americana Commentary, bandiera dei neo-conservatori, vede in Rita “un’arma” e per questo comprende la “paranoia” scatenatasi fra gli integralisti: “Il regime fa bene a temere l’impatto della musica occidentale. Questo album può essere una delle minacce più potenti che si trovi ad affrontare. L’esistenza di Rita — e delle libertà personali che implica per lei e i suoi numerosi ammiratori israeliani — è la forza che farà cadere gli ayatollah. Il desiderio di una simile libertà è la stessa che ha spinto milioni di iraniani a protestare tre anni fa e che ora li spinge ad ascoltare il suo disco”.

Rita, insieme a Noa, è una delle cantanti israeliane forse più note nel panorama della musica pop internazionale. 50 anni, di una bellezza strabiliante, Rita Jahanforuz, nata in Iran ed emigrata in Israele all’età di otto anni, ha raggiunto il successo alla metà degli anni ’90. Il culmine della popolarità l’ha ottenuto forse nel 1998 quando fu invitata a cantare l’inno nazionale alle celebrazioni per il cinquantenario della nascita dello Stato di Israele. La sua interpretazione, si scrisse, provocò fra la gente un’emozione senza pari. Nel 2002 poi è l’interprete della canzone che fece da colonna sonora ad uno dei film più discussi di quel periodo, “Yossi & Jagger”  di Eytan Fox – il primo film che affrontò esplicitamente il delicato tema dell’omosessualità nell’esercito israeliano.

Rita, che pure nelle sue canzoni parla d’amore e amicizia, è consapevole del fatto che le sue canzoni oggi potrebbero essere usate come uno strumento politico-diplomatico e in effetti, dice: “Questo album può fare la differenza.” Il fatto è, aggiunge, che “qualunque decisione i governi prendano, la gente è intelligente e vuole vivere tranquilla. E’ tempo che gli iraniani scoprano di noi qualcosa di diverso dai racconti della propaganda di regime”.

La conferma di questo, la riceve tutti giorni, nelle tantissime email  dei fans. Come quella di Ali F. per esempio, che da Shiraz le scrive: “Le bellissime ed emozionanti canzoni che ci regali in questi tempi di guerra, in questo periodo folle di controllo islamico, donano un sentimento di vicinanza e amore tra i due Paesi. Che Dio misericordioso possa mandarti la felicità”.