“Memoria”, un film indimenticabile

Spettacolo

179605, 8501, A8506, A15803, 70412, 173154, A5372, A5377, 180060: numeri, solo numeri. Alcuni lo ricordano a memoria e lo ripetono guardando fisso in camera, altri lo pronunciano guardando il braccio su cui è tatuato, come per essere sicuri di non sbagliare. Di tutti i 90 e più minuti di “Memoria”, di tutti i racconti di sofferenza, di morte, di tragedia che Shlomo Venezia, Romeo Salmonì, Nedo Fiano, Ida Marcheria, Leone Sabatello raccontano a Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto, la sequenza dei numeri di matricola è tra quelle che rimangono più impresse – per la freddezza, per l’essenzialità, per la rappresentazione così evidente e schietta dell’annullamento della persona che quel semplice numero porta con sè. Romeo Salmonì, scomparso un anno fa, racconta, di fronte alla telecamera, come imparò a memoria quel numero in tedesco: grazie al polacco Salichansky che all’appello di ogni giorno veniva chiamato prima di lui. E lo racconta con quell’ironia che lo contraddistinse sempre anche lungo tutti gli anni vissuti dopo Auschwitz. Leone Sabatello invece, romano come Salmonì,  mentre parla lascia venir fuori, nella durezza delle parole e dello sguardo, tutta la rabbia per le botte prese dai nazisti – prima perchè non sapeva il tedesco e poi perchè lo aveva imparato troppo bene.

“Memoria”, a ben guardare, è soprattutto questo: la sequenza dei visi, delle espressioni, delle frasi in dialetto; la rabbia, talvolta l’ironia, talvolta la freddezza, talvolta ancora, le lacrime. La forza del film sembra stare, prima ancora che nei racconti, nella “fisicità” dei testimoni.
E si capisce, guardandolo, che certe volte proprio il tono della voce, un particolare sguardo, esprimono e dicono a chi guarda e ascolta, molto più delle parole.  La potenza del film sembra stare specialmente in questo: nella “fisicità” dei testimoni, nella coralità delle voci, che con intonazioni diverse, inflessioni diverse, sentimenti diversi ricordano e raccontano tutti i medesimi fatti: l’allontanamento dalla scuola, i vicini e gli amici che da un giorno all’altro non salutano più; e poi il carcere, il viaggio in treno verso Auschwitz, l’uccisione di famigliari, conoscenti, sconosciuti, sotto i loro occhi.

“Memoria” è stato realizzato da Ruggero Gabbai nel 1997, girato fra i vicoli del ghetto di Roma, le calli di Venezia, il carcere di San Vittore, di Regina Coeli, Auschwitz. Prima del film, a monte i lunghi anni di lavoro dei due autori, Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto della Fondazione CDEC, che hanno incontrato, parlato, fatto uscire dal silenzio 90 dei sopravvissuti ebrei italiani ai campi di sterminio – quelli che ritroviamo poi nel film.

Un lavoro lento, costruito giorno per giorno, basato innanzitutto sulla conquista della fiducia di chi per anni aveva preferito non raccontare, non ricordare, non dire e tenere per sè quel che aveva visto, vissuto, provato.

“Memoria” quando uscì, fu selezionato al Festival del Cinema di Berlino, e venne proposto in prima serata dalla Rai senza interruzioni pubblicitarie. Ora “Memoria” per una precisa scelta della Fondazione CDEC, che ne detiene i diritti insieme alla casa di produzione Forma International, è disponibile integralmente su Youtube.
Richiesto in tutti questi anni da scuole, enti, istituzioni italiane e straniere, privati cittadini, “Memoria” è stato disponibile sinora soltanto su DVD e acquistabile attraverso i consueti canali della distruzione. “La scelta di mettere “Memoria” in versione integrale su Youtube è stata dettata non solo da ovvi motivi educativi, ma anche da una sorta di “emergenza negazionismo” che percepiamo dalle cronache dei giornali e che i dati registrati del nostro “Osservatorio Antisemitismo” confermano” ci dice Michele Sarfatti, direttore della Fondazione CDEC. “Il web è ormai il canale attraverso cui sempre più rapidamente e ampiamente si diffonde l’idea negazionista. L’ultimo episodio, la pubblicazione ad aprile, proprio su Youtube, del primo video negazionista italiano (“Wissen macht frei- La conoscenza rende liberi”), è stata in qualche modo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Abbiamo pensato che chi attraverso una banale ricerca in Google incappa nel video negazionista deve altrettanto facilmente poter incappare in “Memoria”.

La Fondazione CDEC, come istituto di ricerca italiano sulla Shoah che per primo, a partire dagli anni ’60, ha cominciato a studiare le fasi, i meccanismi della deportazione dall’Italia; che per primo ha ricostruito nomi, famiglie, storie degli oltre ottomila deportati ebrei italiani, sente la responsabilità oggi più che mai, di ricordare con impegno costante cosa furono e cosa rappresentarono per gli ebrei italiani le leggi razziali, l’abbandono delle scuole, e poi le delazioni,  gli arresti, il carcere fino al viaggio interminabile verso Auschwitz.

Per vedere “Memoria”,  http://www.youtube.com/watch?v=j_RBlqfvGlk