I film israeliani della 69a edizione del Festival del Cinema di Venezia

Dopo il successo ottenuto nel 2009 con “Libanon” di Shmulik Maoz che si aggiudicò il Leone d’oro come miglior film, Israele torna al Festival del Cinema di Venezia, quest’anno con due film, uno in concorso, l’altro nella sezione “Orizzonti”.

Il primo è firmato da Rama Burshstein ed è una storia tutta centrata sulla vita di una famiglia di hassidim a Tel Aviv. Burshstein in particolare affronta in questo film il tema sempre difficile della scelta di una giovane donna fra i propri desideri più intimi da un lato e i suoi doveri famigliari dall’altro.

Burshtein è al suo primo film rivolto al grande pubblico; alle spalle ha però una grande conoscenza dell’universo femminile: per anni infatti ha insegnato in scuole di cinema femminili e  realizzato film per un’audience composta per lo più di donne ultra-ortodosse.

Il secondo film è “Menatek Hamayim” per la regia di Idan Hubel, e sarà presentato fra le opere della sezione “Orizzonti” –  dedicata a film scelti in quanto espressione delle nuove tendenze della cinematografia.

Protagonista del film di Hubel è Moshe Ivgy che interpreta il personaggio da cui prende il titolo il film, ovvero letteralmente “l’uomo che taglia”. Ivgy infatti è colui che “taglia” la fornitura dell’acqua a chi non è riuscito a pagare le bollette e che per questo diviene vittima di umiliazioni ed accuse.

Sia Burshstein che Hubel provengono dalla prestigiosa scuola di cinema  e televisione “Sam Spiegel” fondata a Gerusalemme nel 1989 in memoria del produttore di film memorabili come “Fronte del Porto” e “Lawrence d’Arabia”.