Lou Reed canta Shir haShirim

Spettacolo

Concerto dedicato ai 60 anni di Israele.

“Aperitivo in Concerto”, in coproduzione con MITO-SettembreMusica, presenta, al Teatro degli Arcimboldi di Milano, il 24 settembre 2008, alle ore 21.00, in prima e unica data europea, uno dei lavori più recenti e appassionanti di John Zorn, la versione musicale di Shir haShirim, il Cantico dei Cantici attribuito a Salomone. L’esecuzione, affidata alla direzione dello stesso Zorn, prevede la partecipazione di solisti di altissimo rango e la presenza di due icone della contemporaneità come Lou Reed e Laurie Anderson. Il concerto è dedicato ai 60 anni dello Stato di Israele.

Il Cantico dei Cantici (in ebraico Shir haShirim), detto anche Cantico di Salomone, è un libro presente sia nell’Antico Testamento della Bibbia cristiana che nella Bibbia ebraica. Nella raccolta cristiana è inserito tra i libri sapienziali; in quella ebraica è incluso nei Ketuvim.
Il nome del libro, con la ripetizione della parola cantico, secondo il modo di costruire le frasi degli ebrei, è da considerarsi come un superlativo e andrebbe reso come Il più sublime tra i cantici.
Viene conosciuto anche come Cantico di Salomone, poiché se ne attribuisce la paternità all’antico re di Israele: la tradizione ebraica vuole sia stato scritto con la costruzione del Tempio di Gerusalemme.

È uno dei testi più lirici e inusuali delle Sacre scritture. Racconta in versi l’amore tra due innamorati, con tenerezza ma anche con un ardire di toni ricco di sfumature sensuali e immagini erotiche. Ciò non pregiudica affatto il carattere sacro del testo, in quanto l’amore erotico dei due amanti, per l’autore del testo, ha origine divina, come si può ricavare da Ct 8,6: “Una fiamma di Dio/del Signore”. È questo forse il messaggio principale del Cantico: l’amore tra uomo e donna, in tutte le sue dimensioni, quando è capace di recuperare l’originaria relazione col Creatore, ha una forza superiore a quella della morte, e libera l’essere umano dalla sua paura; i due amanti ripristinano quindi la condizione edenica di Adamo ed Eva, che prima del peccato originale vivevano una relazione perfetta tra loro e con Dio.

John Zorn è uno dei musicisti più estremi degli ultimi anni, esponente della avanguardia downtown di New York, si è ispirato, nella sua produzione musicale, ai compositori americani Charles Ives, John Cage, Harry Patch e a jazzisti come Anthony Braxton, Ornette Coleman, Jimmy Giuffre e Roscoe Mitchell. Amante dell’interpretazione libera e dell’improvvisazione, la sua tecnica al sax contralto è unica e impressionante. La sua musica attraversa diversi generi ma alla base di ogni suo imprevedibile concerto c’è soprattutto violazione dei confini e potente creatività.
Nato a New York nel 1953, dal 1974 è musicista attivo del lower east side di New York e diviene presto un esponente rappresentativo dell’avanguardia della “downtown” applicando la “teoria del gioco” alla struttura dell’interpretazione libera, una tecnica parallela a quella della “conduzione” di Butch Morris. Lo studio appassionato del bebop e la sua tecnica al sax contralto “affilata come un rasoio” gli procurano ampia considerazione da parte dei musicisti jazz. Naked City (Frisell alla chitarra, Horvitz alla tastiera, Fred Frith al basso, Joey Baron alla batteria) diviene il veicolo con cui John Zorn riesce a passare attraverso lo Sleaze – Jazz, il surf rock e l’hardcore: il loro emozionante debutto nel 1990 per la Elektra Records è l’avvio di un periodo, che durerà per tutti gli anni ‘90, di altre registrazioni impegnative e provocatorie (con la collaborazione a tempo pieno di Yamatsuka Eye cantante dei Boredoms). Nel 1991 crea “Pain Killer” con il bassista e produttore Bill Laswelle e con Mick Harris (batterista dei Napalm Death). Dello stesso anno è “Guts of a Virgin” per la Earache Records, etichetta dell’ hardcore di Nottingham. Alla metà degli anni 90 dà vita a Masada per esplorare la cultura e la musica ebraica. La violazione dei confini dei diversi generi che Zorn crea con la sua musica sembra pronta a diventare il senso comune della musica creativa.

Lou Reed è una delle figure leggendarie del rock’n’roll, prima come leader del gruppo rivoluzionario dei Velvet Underground, e poi come artista solista. A differenze della maggior parte degli artisti provenienti dalla cultura musicale di fine anni ’60, Reed è riuscito a rinnovare costantemente il suo sound rimanendo, però, fedele alla sua visione musicale.
Lewis Allen Reed nasce il 2 Marzo 1942 in una famiglia di religione e cultura ebraica nella cittadina di Freeport, Long Island. Già dalla nascita, Reed vuole essere un musicista, ispirato in particolar modo dal rock’n’roll che scopre da giovanissimo. Impara a suonare la chitarra e incide un singolo stile “doo-woop” con una band chiamata “The Shades”. In questo periodo accade una delle cose che sconvolgerà totalmente l’esistenza di Lewis; i genitori, preoccupati dal suo atteggiamento ribelle, dalle sue pose effeminate e provocatorie, dal suo parlare apertamente di omosessualità e dal suo sempre maggiore interesse verso la “musica del diavolo” (il rock’n’roll), decidono di rivolgersi ad un centro psichiatrico specialistico per farlo curare.
Il giovane Lewis accetta la volontà dei genitori e si reca alla clinica tra il divertito e il curioso: non sa che la “cura” scelta e molto in voga all’epoca era l’elettroshock. Per due settimane viene sottoposto a scariche elettriche intensive che, come lui ha più volte ricordato, gli facevano perdere completamente senso dell’orientamento e memoria. Per parecchi mesi Lewis non sarà neanche più in grado di leggere.
Il trattamento dell’elettroshock cambierà profondamente Lewis che non solo non “guarirà”, come speravano i genitori, ma anzi esaspererà i suoi comportamenti giocando, spesso, sulla pazzia. Ma soprattutto, cambierà per sempre il già complicato rapporto di amore-odio verso i genitori: da questo momento in poi Lewis farà di tutto per far loro del male, vendicandosi della loro decisione, e parlerà di loro in parecchie canzoni durissime (“Kill your sons” parla proprio del trattamento di elettroshock).
In definitiva, comunque, i genitori si rivelano come una tipica famiglia ebrea della medio borghesia anni ’50, con tutto il loro carico di preconcetti e di convenzioni puritane, e il giovane Lewis è, invece, già proiettato nel nuovo fermento culturale degli anni ’60 e ’70.
Agli inizi degli anni ’60 Reed si iscrive alla Syracuse University, cogliendo l’occasione per allontanarsi da casa e dalla puritana cittadina di Freeport. Il periodo alla Syracuse sarà fondamentale per la crescita personale e artistica, permettendogli di entrare in contatto con artisti e con le nuove tendenze musicali. Dopo la laurea, Reed si sposta a New York e diventa un compositore pop professionista per la Pickwick Records: l’accordo prevedeva che scrivesse un numero di pezzi al giorno che la casa discografica poi avrebbe fatto incidere e pubblicare sotto falsi nomi. Ben presto comincia a provare una forte insoddisfazione verso questo lavoro e verso le sue limitazioni artistiche; è in questo periodo che conosce un musicista pagato dalla Pickwick per una session: John Cale.
Reed lascia il lavoro e comincia a mettere in piedi un progetto di una rock band d’avanguardia con il suo nuovo amico. Il duo recluta altri due componenti: Sterling Morrison e Maureen Tucker. Il nome della band viene preso dal titolo di un libro giallo trovato nella spazzatura: Velvet Underground.

Il concerto:
John Zorn, direzione

Lou Reed, Laurie Anderson, voci, voci recitanti

Lisa Bielawa, Martha Cluver, Abby Fischer,Kathryn Mulvihill, Kirsten Sollek, voci
Marc Ribot, chitarra
Carol Emanuel, arpa
Greg Cohen, contrabbasso
Kenny Wollesen, vibrafono e percussioni