Israele e Iran si uniscono nel film “Tatami” fra arti marziali e politica 

di Roberto Zadik

“Tatami” diretto dal regista israeliano Guy Nattiv, fra un mese al Festival di Venezia

 

Non capita tutti i giorni che due paesi, spesso in conflitto, come Israele e l’Iran cooperino e, per di più, per un grande film come l’attesissimo Tatami che animerà la prossima e ottantesima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Diretto da due bravi cineasti come l’israeliano Guy Nattiv che, a cinquantanni compiuti lo scorso 24 maggio, si è affermato con Golda, avvincente biografia della premier Golda Meir, e l’attrice  regista, franco-iraniana, Zar Amir Ebraimi, il film è un “colpo secco” al regime iraniano; infatti ne svela la  brutalità nell’ ambito un torneo internazionale di Judo in cui sono impegnate le due protagoniste, la judoka Leila e la sua  allenatrice Mariam.

 

Una trama tutta al femminile e decisamente forte che, seguendo i ritmi concitati del thriller politico, secondo l’articolo apparso sul Times of Israel il 26 luglio e firmato da Jessica Steinberg, contiene una serie di emozionanti colpi di scena.

 

Le due protagoniste sono in corsa per aggiudicarsi la prima medaglia d’oro iraniana nei mondiali di Judo, quando interviene il regime che obbliga Leila a perdere la competizione, fingendo di avere una ferita debilitante,  perché in caso contrario verrebbe condannata come traditrice del Paese.

 

La trama del film, scritta dallo stesso Nattiv e da Elham Erfani, è attraversata da numerose problematiche etiche e politiche  sul valore della libertà individuale e collettiva contro ogni dittatura. Infatti la protagonista viene catapultata sull’orlo di un precipizio,  sospesa fra l’ambizione di vincere la medaglia d’oro, mettendo a rischio la propria vita e la famiglia d’origine, oppure salvarsi diventando però “schiava” della dittatura.

 

Molto emozionato dalla realizzazione di questa pellicola il regista Nattiv ha detto al Times of Israelcollaborare con  la Ebraimi, profuga iraniana emigrata nel 2008 in Francia, è stata un’esperienza meravigliosa e rappresenta un’opportunità concreta di dar voce alle sofferenze delle donne iraniane che, quotidianamente,  sono in lotta contro il regime opprimente del loro Paese”.

 

Si tratta di una importante coproduzione internazionale che ha coinvolto i Keshet international studios di Los Angeles e la White Lodge production company, in collaborazione con la West End Films, e la New Native Production. Stando ad un interessante articolo, apparso lo scorso 8 febbraio sul sito di Variety e firmato da Nama Ramachandran, l’attrice e co-regista Zar Amir Ebrahimi  avrebbe specificato che il messaggio principale del film è quello di “rappresentare il sacrificio di molti atleti iraniani che, a causa del regime, perdono opportunità professionali fondamentali, spesso venendo costretti a lasciare il loro paese  e le loro famiglie. Possa essere questa mia collaborazione, artistica e cinematografica, con Guy un tributo verso di loro e contro la follia dell’odio cieco e della distruzione fra persone”.