Gli Oscar 2017 e gli ebrei: sette cose che non sapete

Spettacolo

di Nathan Greppi

Da sinistra: Justin Hurwitz e Damien Chazelle, rispettivamente compositore e regista di La La Land

Rispetto all’edizione dell’anno scorso, i Premi Oscar 2017 presentano molte differenze, sia come candidati che come contesto: infatti, nel 2016 erano sorte numerose polemiche a causa della mancanza di candidati di colore, spingendo molte celebrità a boicottare la cerimonia. Da notare il fatto che, tra i pochi che denunciavano una protesta “politicamente corretta” a detta loro vi erano gli attori Michael Caine e Clint Eastwood: il primo, essendo inglese, in seguito divenne un arduo sostenitore della Brexit, mentre il secondo fu tra i pochissimi a Hollywood a votare per Trump.

E qui sorgono le differenze nell’edizione di quest’anno: infatti, se da una parte stavolta si possono annoverare molti attori di colore tra i candidati, dall’altra si prevedono molti attacchi e battute contro il nuovo presidente, analoghe a quelle fatte da Meryl Streep alla cerimonia dei Golden Globe.

Ma mettendo un attimo da parte questi aspetti già ripresi dai mass media, vi sono degli aspetti, alla cerimonia di quest’anno, legati più o meno direttamente al mondo ebraico. Il sito Jewish Telegraphic Agency ne ha elencati alcuni:

  • Partiamo dal film che quest’anno ha avuto più candidature, La La Land (14, non succedeva dai tempi di Titanic); pochissimi sanno che il regista di questo musical, il 32enne Damien Chazelle (emerso nel 2014 con il film sul jazz Whiplash), è cresciuto in una famiglia cattolica a nel New Jersey; tuttavia, poiché i genitori erano delusi dalla scuola in cui studiava, l’hanno iscritto a una scuola ebraica dove è rimasto per ben quattro anni. “C’è stato un periodo della mia vita in cui ero molto, molto preso con l’ebraico e la Torah, e in seguito sono andato in Israele con la mia classe quando ero al sesto anno,” ha dichiarato nel 2015 in un intervista al settimanale della comunità ebraica di Los Angeles. “ Penso che non sapessero nemmeno che non ero ebreo; ero, come dire, ‘passabile’.”
  • Harry Potter: questo il nome di una delle serie di romanzi di maggior successo di tutti i tempi, continuata quest’anno con lo spin-off Animali fantastici e dove trovarli il quale, oltre ad essere candidato agli Oscar per la scenografia e i costumi, presenta i primi due personaggi ebrei della saga creata da K. Rowling: il No-mag Jacob Kowalsky (il cui interprete, Dan Fogler, è ebreo anche nella vita reale) e la maga Tina Goldstein, interpretata da Katherine Waterston.
  • Quando il 93enne Joe Feingold, sopravvissuto alla Shoah in Polonia che oggi risiede negli Stati Uniti, ha smesso di suonare il suo violino alcuni anni fa, lo ha donato per una campagna che dona strumenti a studenti che non potevano permetterseli. Esso è finito nelle mani di Brianna Perez, una studentessa di 12 anni del Bronx. Ma questo non era un semplice violino; Feingold l’aveva comprato in un campo di senzatetto subito dopo la fine della guerra, e lo aveva aiutato a recuperare la passione per la musica che l’esperienza dell’Olocausto gli aveva spento. Da questa storia, il regista Kahane Cooperman ha tratto un documentario di 24 minuti intitolato Joe’s Violin, candidato per il miglior cortometraggio documentario.
  • Tra le candidate per la miglior attrice, troviamo un incantevole Natalie Portman nei panni della moglie del presidente Kennedy nel film Jackie; ma pochi sanno che, per interpretare al meglio la parte, la grande attrice israelo-americana ha dovuto modificare di molto il suo accento per renderlo simile a quello della first lady; tuttavia, già dua anni prima aveva dovuto migliorare il suo accento israeliano per interpretare e dirigere A Tale of Love and Darkness, tratto dal romanzo di Amos Oz e primo film in cui la Portman parla in lingua ebraica.
  • Adesso dobbiamo tornare a La La Land; infatti, il compositore Justin Hurwitz, di origini ebraiche e compagno di stanza di Chazelle ad Harvard, è stato candidato sia per la migliore colonna sonora sia alla miglior canzone con una doppia candidatura, per Audition e City of stars, i cui testi sono stati scritti da Benj Pasek, anch’egli ebreo.
  • Kenneth Lonergan: indubbiamente quello del regista di Manchester by the sea è un cognome irlandese, ma sua madre invece è ebrea, e lui è cresciuto assieme a lei e a un patrigno ebreo vicino a Central Park, a New York. “Ho sempre pensato che tutti fossero ebrei,” ha detto in un intervista al New Yorker riguardo alla sua infanzia. “Non sapevo che fosse insolito in tutti i sensi. E alla fine ho incontrato persone che non erano ebrei ed era, come dire ‘Ah, quindi non tutti sono ebrei, va bene.’ Ma ci ho messo un po’ a capirlo.”
  • Il figlio del giornalista ebreo Ron Suskind, Owen, ha iniziato a manifestare i primi sintomi dell’autismo all’età di tre anni, quando ha smesso di parlare e comunicare come prima. Ma Suskind ha trovato un sistema originale per far uscire Owen dal suo silenzio: i cartoni Disney. Owen imitava i personaggi dei cartoni che guardava e cominciò a comunicare solo ripetendo frasi dei film. Il documentario che è stato tratto da questa storia, Life, Animated, è tra i candidati per il miglior documentario.