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“Batteri ingegnerizzati” dai molti potenziali sviluppati dai ricercatori israeliani

Salute

di Michael Soncin
I ricercatori della Facoltà di Biotecnologie e Ingegneria Alimentare del Technion di Haifa hanno messo a punto dei “batteri bionici”, al fine di essere sfruttati nel campo dell’industria. Le possibilità d’impiego sono tante e vanno dal rilascio mirato di farmaci nel corpo, al rilevamento di sostanze pericolose per l’ambiente, fino alla produzione di combustili.

Come si legge dal Jerusalem Post, lo studio è apparso nell’edizione internazionale della rivista tedesca Angewandte Chemie, che ha definito l’articolo “carta calda” vista l’importanza delle potenzialità applicative; le cui ricerche citate, sono state condotte dal prof. Omer Yehezkeli, dai dottorandi Oren Bachar e Matan Meirovich, e dalla studentessa di master Yara Zeibaq.

Omer Yehezkeli

 “Il nostro obiettivo è di eliminare le attuali barriere fra le diverse discipline, e principalmente tra i nanomateriali ed i sistemi biologici quali i batteri, per creare sistemi bionici in grado di funzionare sinergicamente”, ha spiegato Yehezkeli: ossia, un lavoro frutto della fusione tra ingegneria, biotecnologie e nanotecnologie.

“L’uso di proteine ​​ingegnerizzate per l’autocrescita di nanomateriali è una strategia promettente che apre nuovi orizzonti scientifici per combinare materia inanimata e vivente“, ha aggiunto Yehezkeli.

Oggi sappiamo che questi minuscoli organismi possono essere riprogrammati per essere trasformarti in piccole fabbriche utili a produrre materiali importanti per la popolazione e la salvaguardia del globo. Un ulteriore passo in avanti risiede nel comprenderli maggiormente, per ridurre il grosso problema dell’antibiotico resistenza.

Ne è dunque stata fatta molta di strada da quando nel lontano 1969 lo scienziato italiano ebreo di nome Salvador Luria (1912-1991) vinceva il premio Nobel per la fisiologia o la medicina. Quello fu un passo ciclopico, poiché i suoi lavori pionieristici sui fagi e sui batteri lo includono de iure nell’olimpo dei padri fondatori della genetica batterica e della biologia molecolare. Assieme a Max Delbrück (1906-1981), con il famoso test di fluttuazione, dimostrò che i meccanismi di adattamento dei batteri agli attacchi dei virus batteriofagi rispondevano al principio darwiniano della selezione naturale.

Per le loro capacità adattive questi organismi unicellulari si possono trovare ovunque, compresi i luoghi più ostili del pianeta: li troviamo nell’aria, nelle piante, negli animali, nel suolo e anche nell’uomo. Alcuni sono buoni, altri possono essere la causa di malattie pericolose come: salmonella, polmonite, meningite, tetano e botulismo. Come spiega bene anche il recente volume divulgativo, Atlante dei batteri – Un mondo di bellezza contagiosa, edito da Marsilio, illustrato da Falk Nordmann e scritto da Ludger Wess: i batteri sono tra le prime forme di vita conosciute sulla terra e ne esistono di migliaia di tipi. Non esistono solo batteri “cattivi”, molti sono anche “buoni”, come quelli che compongono il microbiota intestinale dell’essere umano.

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Una “bellezza” da conoscere sempre più: “Ci sono prove della fattibilità di un nuovo paradigma che può contribuire notevolmente a migliorare le prestazioni in molte aree, tra cui energie, medicina e ambiente”, ha concluso Yehezkeli.

 

(Foto: MIT – Technion)