“Per conoscere Bassani una folla gremiva il teatro”

Oggi diremmo “è un “best-seller” –  e subito la mente va alle migliaia e migliaia di copie vendute, alle recensioni e alle interviste in televisione. Attorno al libro esposto sugli scaffali delle grandi librerie troveremmo una bella fascetta rossa (o blu, o azzurra, a seconda dell’editore) con il numero delle copie vendute, il numero delle edizioni tirate in un mese e una o due citazioni elogiative tratte da giornali dal nome altisonante.

50 anni fa, nel 1962, quando il mondo era un altro; quando tutto era (a noi sembra) più sobrio – le parole, le persone, persino i colori; quando le recensioni ai libri le scrivevano Franco Fortini e Mario Soldati, Guido Piovene e Giorgio Manganelli; 50 anni fa le 200.000 copie, vendute in dieci mesi, de “Il Giardino dei Finzi Contini” di Giorgio Bassani, furono quasi un caso letterario. Nel 1962 il romanzo di Bassani fu best seller da far notizia sui giornali e, anzi, qualcosa di più:

“Folla strabocchevole, ieri alla libreria Einaudi. Hanno parlato Arbasino, Bellonci, Calvino, Muscetta e Soldati (…) il tributo che gli porgevano tutti quanti assieme, scrittori, giornalisti, critici, poeti e soprattutto pubblico; un pubblico enorme, strabocchevole, questo tributo, dicevamo, aveva senza dubbio del commovente. C’erano tutti: da Emanuelli, a Cassola, Bo, Sapegno, Gallo, Paolini, Arbasino, Milano, Calvino, Maria e Goffredo Bellonci, Rosso, Frassinetti, De Feo, Patti, Radice, Muscetta, Soldati.” (Paese Sera, 24-25 febbraio 1962).

E, qualche mese più tardi, dopo la vittoria del Viareggio, di nuovo:

“Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani, romanzo vincitore del Premio Viareggio nell’estate di quest’anno, ha raggiunto una tiratura eccezionale in Italia (e notevolissima in Europa): duecentomila copie in dieci mesi. Ma non si può dire che il premio abbia, da solo, fatto la fortuna del libro; esso ha sottolineato un successo precedente, incominciato subito dopo la pubblicazione, presso l’editore Einaudi, nel febbraio”, si leggeva su “La Stampa” nel novembre 1962.

Ancora: “Il giardino dei Finzi-Contini premio Viareggio, tiratura record di duecentomila copie, best-seller dell’anno: non stupisca che per conoscerne l’autore Giorgio Bassani, una folla abbia gremito ieri pomeriggio il Teatro Carignano, nella platea, tra i palchi, su nel loggione, persino in piedi nei corridoi.”

La folla che nell’inverno del 1962 fa si accalcava al Teatro Carignano di Torino per “conoscere” Bassani, in certo modo è l’indiretta protagonista della mostra che si apre a Ferrara domenica 29 aprile e che ha per titolo “Che bel romanzo. Bassani e il Giardino dei Finzi-Contini attraverso un mosaico di immagini e parole tratte da quotidiani, peridici e riviste del 1962”.  La mostra, curata da Raffaella Mortara, si presenta infatti come un omaggio al “Giardino” e al suo successo, ma anche al pubblico che decretò quel successo e all’atmosfera di un’epoca, che oggi ci appare lontanissima – e che invece come bene osserva bene Mortara nell’introduzione al catalogo, per molti aspetti è più vicina di quanto si creda.

Nella palazzina appena restaurata di via Piangipane – la stessa nella quale per diversi mesi nel 1943 proprio Bassani fu rinchiuso per attività antifascista – la mostra racconta il romanzo più noto e celebrato sulla Ferrara degli anni delle leggi razziali, attraverso le impressioni, le critiche, gli elogi – molti – che ne accompagnarono l’uscita nel febbraio del 1962 (per Einaudi), il rapido successo di pubblico e critica, la vittoria del prestigioso premio Viareggio, fino, dieci anni dopo, al ritorno di popolarità con l’uscita del film di Vittorio De Sica.

“Stupendo, commovente nel gioco della amorosa ricostruzione di un ambiente, acuto nella ricerca psicologica, forte nella nobiltà di ogni sua pagina, Il giardino dei Finzi-Contini ci guadagna ad esser considerato nei particolari”, scriveva Piero Dallamano su Paese Sera del 23 febbraio 1962. “Presente e passato annodano dunque le loro inestricabili angosce, si rimbalzano i loro insoluti problemi, al funebre rintocco dell’idea della morte, o meglio, del tempo che sarebbe potuto scorrere diverso, e invece fu atroce. (…) ecco il giardino che circonda la loro casa di città, immenso e favoloso giardino, ricco di incanti all’immaginazione come l’archetipo del paradiso terrestre che irrompe così spesso dentro i sogni degli uomini”.

“Perché questo romanzo di Bassani è nuovo, radicalmente nuovo, nella sua vernice di apparente, esclusivo rispetto per quanto è decorosamente antiquato. (…) La vita continua e il dolore d’un’età diventa una favola, Micòl spicca come un fiore grazioso sull’orlo di una catastrofe Mondiale” era il commento di Oreste Del Buono.

Piero Citati a sua volta, osservava: “Tanto più semplice e lucido, e in fondo così simile ai mediocri borghesi di Ferrara, il giovane protagonista viene attratto dal mistero di questa famiglia, che tesse discrezione e ambiguità, attorno agli avvenimenti, come a impedire loro di accadere” (Il Giorno, 21 febbraio 1962)

Goffredo Bellonci sul Messaggero esaltava la portata “universale” della storia narrata da Bassani: “Certo l’amore è qui al centro ma da questo il romanzo si amplia con le vicende della città, della comunità israelitica e della famiglia Finzi-Contini, diventa romanzo della convivenza umana in un momento supremo e topico della storia”. (21 marzo 1962)

Raffaella Mortara che ha progettato e curato questa mostra  fin nei minimi dettagli, è riuscita a trasmettere attraverso la ricezione del romanzo di Bassani, il clima di un’epoca: i commenti, le recensioni al romanzo,  rivelano al fondo una sensibilità, un modo di cogliere certi aspetti del romanzo, di esaltarne alcuni e trascurarne altri, che non può che essere figlio del proprio tempo.

“Le recensioni del libro, per mano di grandi firme della letteratura e della critica letteraria italiana e le interviste televisive a Bassani ricostruiscono un interessante spaccato di storia italiana – scrive Mortara. Storia culturale, principalmente, ma anche politica e sociale. Chi ha curato la mostra, infatti, è stata del tutto incapace di soffermarsi nella lettura al solo “pezzo” che riguardava Bassani e il Giardino. Tutto intorno, ma anche dentro, le recensioni del “bel romanzo” c’è, vivacissimo, un intero mondo che scorre con le sue immagini cruente e cupe e contemporaneamente con quelle frivole, leggere e ironiche”.

Questo mondo che scorre intorno al romanzo prende corpo negli articoli che sui giornali fanno da corolla a quelli sul “Giardino” e che fanno parte dell’operazione culturale che in fondo sta dietro a questa mostra: focalizzare l’attenzione, oltre che sul romanzo – noto a tutti, o quasi – sulle reazioni che provocò fra i lettori del suo tempo – quelli stessi che avevano appena ascoltato via radio le fasi del Processo Eichmann, che ancora non avevano letto la prima edizione della “Storia degli ebrei sotto il fascismo” di Renzo De Felice, e che stavano appena cominciando a scoprire il favoloso mondo dei Beatles.  Ed è quel mondo, quel modo di osservare e leggere e interpretare Bassani che oggi per noi è interessante. La nostra lettura di quel romanzo, i nostri commenti e le nostre critiche sono oggi inevitabilmente altre da quelle dei lettori del 1962 – perchè diversa è la nostra esperienza, e diversa la nostra sensibilità di fronte a certe tematiche. Anche la trasposizione cinematografica oggi sarebbe diversa da quella realizzata da De Sica dieci anni dopo l’uscita del romanzo. Un film peraltro, che è entrato a pieno titolo nella mostra ferrarrese perchè  è a suo modo, una forma ed espressione della ricezione del romanzo. I volti di Dominique Sanda e Lino Capolicchio poi, sono diventati parte integrante della letteratura sul “Giardino”, al pari degli articoli di Del Buono e Citati; al pari stesso delle carte di Bassani, annotate a mano, scritte con la stilografica che ogni tanto lasciava qualche sbavatura d’inchiostro – un altro dei segni di un tempo superato, che per alcuni sopravvive nella memoria, e per altri fa parte di un mondo ormai solo immaginabile.

Alla fine di tutto viene da chiedersi: ma se “Il giardino dei Finzi Contini” uscisse oggi nelle librerie per la prima volta, come verrebbe letto? Venderebbe 200.000 o 2.000.000 di copie? Riuscirebbe a “spiccare” fra la miriade di romanzi, racconti e testimonianze sulla Shoah che si pubblicano di questi tempi? E la critica, che ne direbbe?

«Che bel romanzo!» Bassani e il Giardino dei Finzi Contini attraverso un mosaico di immagini e parole tratte da quotidiani, periodici e riviste del 1962
Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah
Via Piangipane, 81
Ferrara, 29 aprile – 17 giugno 2012
Inaugurazione, domenica 29 aprile ore 11.30
Orari: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e domenica dalle ore 10.00 alle ore 18.00
sabato dalle ore 21.30 alle ore 24.00
Aperture straordinarie: domenica 29 aprile, lunedi 30 aprile e martedì 1 maggio dalle ore
10.00 alle ore 21.00.
In occasione della festa di Shavuoth sabato 26 e domenica 27 maggio chiuso