Lutto nel mondo dell’arte, muore a 81 anni Joseph Tarrab critico ebreo libanese definito dalla stampa “l’ultimo umanista”

Personaggi e Storie
di Roberto Zadik

Personalità estremamente raffinata, aperta e erudita, il critico d’arte ebreo libanese Joseph Tarrab è scomparso a 81 anni il primo giorno di questo 2025 accompagnato per l’estremo saluto da un gruppo di amici che ne hanno seguito la salma fino al cimitero ebraico della capitale libanese Beirut di Ras El Nabeh.

L’articolo del giornale L’Orient du Jour ne ricorda il grande contributo culturale e umano, il tenace attaccamento alla sua patria, il Libano, dalla quale ha sempre rifiutato di andarsene e il solido senso dell’amicizia con quegli amici che, come ha ricordato il testo “si ritengono molto fortunati ad averlo conosciuto, condividendo con lui conversazioni profonde in compagnia della sua illuminante presenza”.

Figura centrale nel mondo della critica dell’arte libanese e non solo, Tarrab è stato una delle figura di punta delle pagine culturali de L’Orient du Jour considerato uno dei più grandi intellettuali della sua epoca.

Ma quali sono state le sue principali caratteristiche e la sua personalità? Stando all’omaggio pubblicato su L’Orient “egli aveva uno spirito d’osservazione fuori dal comune, era capace di cogliere l’essenza di ogni opera d’arte da lui analizzata, il percorso, le caratteristiche e l’importanza di ognuno nella storia dell’arte. Una chiave di lettura assolutamente originale in cui gli elementi umani e religiosi si intrecciavano con la letteratura, l’esoterismo e la filosofia fra meditazione e contemplazione”.

Come ricorda la gallerista Nadine Begdache “Anche se conoscevamo le nostre opere e i vari autori, leggendo le sue critiche imparavamo sempre qualcosa di nuovo e di inedito, era un critico impareggiabile e quando scriveva di una esposizione poteva anticiparne il contenuto fin dal titolo aumentandone la partecipazione di pubblico enormemente”.

Fra i vari ricordi e omaggi alla sua figura, il direttore de L’Orient, Amine Abou Khaled ne ricorda la prontezza e l’immediatezza di scrittura “riusciva a scrivere i titoli dei testi anche sull’aereo” mentre  il gallerista Saleh Barakat sottolinea come il “suo approccio era quello di un ricercatore più che di un artista, lavorava incessantemente col suo computer disegnando splendidi arabeschi che non mostrava a nessuno, dicendo che erano incompleti”.

Appassionato autodidatta, abile poliglotta, parlava correntemente anche il tedesco e lo spagnolo, Tarrab aveva studiato all’Ecole des lettres a Beirut, molto versatile e fortemente interessato al cinema, aveva frequentato per molto tempo il Beirut Cine Club analizzando ogni dettaglio dei film e affinando sempre di più il suo spirito critico e il suo dono d’osservazione. Fra i momenti più importanti del suo percorso culturale, l’articolo ricorda quando a L’Ecole des lettres fondò una compagnia teatrale impiegandola nella rappresentazione di un classico del teatro satirico greco come Gli Uccelli di Aristofane e un altra fase saliente fu quando contribuì all’esposizione parigina del pittore Mohammad Sakr con un articolo su di lui in francese che ne fece conoscere l’opera”.

Viveva una vita semplice e ritirata Tarrab, che ha descritto in una conversazione con un amico dicendo “ogni giorno leggo, cammino, prendo cura della mia casa e ordino i mie seimila libri e periodici. In tema di identità ebraica mi definisco agnostico e lontano da qualsiasi appartenenza comunitaria”. Solitario e riservato, negli ultimi mesi della sua vita, a occuparsi di lui c’era il suo amico intimo Aouni Abdel Rahim, musulmano sunnita che è rimasto al suo fianco fino alla fine dei suoi giorni.

 

Foto in alto: Joseph Tarrab (grazie a L’Orient du Jour)