Israele, antiche monete d’argento parlano del Libro dei Maccabei

di Ilaria Ester Ramazzotti
Una scatola di monete d’argento di 2.200 anni fa fornisce una prova storica delle vicende narrate nel Libro dei Maccabei. Lo hanno annunciato lo scorso 13 dicembre in Israele gli archeologi dell’Autorità israeliana per le Antichità, a proposito del rinvenimento di un antico contenitore di legno ben conservato con quindici monete argentee. La loro scoperta, avvenuta lo scorso maggio in una grotta nella riserva naturale del Darageh Stream, vicino al Mar Morto, documenterebbe la sanguinosa persecuzione che precedette la famosa rivolta di Hanukkah, quando il popolo ebraico fuggì nel deserto, come scritto in I Maccabei 2:29.

L’archeologo Eitan Klein dell’Autorità israeliana per le Antichità ha infatti dichiarato al Times of Israel che il piccolo tesoro venne nascosto da un ebreo in fuga, un uomo che poi presumibilmente morì nelle violenze che hanno portato alla rivolta dei Maccabei. “Abbiamo una buona prova che le persone stavano davvero fuggendo – ha sottolineato Klein – proprio come fu scritto duemila anni fa nel libro apocrifo. In generale, quando troviamo un deposito di monete, queste ci raccontano una storia di guerra. Altrimenti le persone non sarebbero scappate e non avrebbero abbandonato i risparmi di una vita”. Le monete rinvenute costituirebbero così la prima prova fisica della fuga degli ebrei nel deserto della Giudea durante lo sconvolgimento e la persecuzione messa in atto dal sovrano rievocato durante Hanukkah, Antioco IV Epifane. Secondo gli studiosi, furono coniate dal re d’Egitto Tolomeo VI e risalgono al 170 a.C., poco prima che il re seleucide Antioco IV Epifane iniziasse a emanare dure misure contro la libertà di culto degli ebrei. “È impossibile sapere da dove sia fuggita la persona. Da qualche parte in Giudea, forse da Gerusalemme – ha aggiunto Klein -. Ogni volta che c’era una guerra o un evento traumatico, le persone fuggivano nel deserto e si nascondevano nelle caverne, che erano le loro ‘stanze sicure’. Lasciavano le loro case e prendevano solo i loro oggetti più importanti. A quel tempo, le grotte erano molto difficili da raggiungere, il che mostra anche la disperazione dell’individuo”. “In quel periodo esisteva un sentiero per il Mar Morto, ma era fiancheggiato da molte tribù ostili ed era pericoloso camminare in mezzo al deserto”.

Naama Sukenik, direttore del Laboratorio di materiali organici dell’Autorità, ha spiegato al Times of Israel che “la scatola di legno rotonda appena scoperta sembra quasi appena uscita dall’antico tornio che l’avrebbe realizzata. Dentro c’erano le quindici monete d’argento, un pezzo di stoffa tinta di porpora e un po’ di imbottitura di lana. Il clima secco del deserto, combinato con l’atmosfera protetta della grotta, ha preservato questi materiali organici in condizioni eccellenti”. “Non c’è dubbio che il ritrovamento sia davvero unico – ha sottolineato -, principalmente a causa dell’intera complessa storia che ci racconta attraverso la sepoltura di una ‘cassaforte’ di 2.200 anni fa”.

L’Autorità israeliana per le Antichità conduce dal 2017 un’indagine per lo studio di circa cinquecento grotte nel deserto della Giudea, in parte finalizzata a cercare altri Rotoli del Mar Morto, in parte per fermare i saccheggiatori di antichità e manufatti archeologici. La scatola di legno è stata trovata incontaminata in una delle quattro grotte di Muraba’at dove, circa 70 anni dopo i primi scavi nella zona, stanno ancora venendo alla luce dei reperti, tra cui frammenti di pergamena e tessuti ben conservati. L’operazione è intrapresa in collaborazione con il dipartimento di Archeologia dell’Amministrazione Civile in Giudea e Samaria ed è stata in parte finanziata dal Ministero degli Affari e del Patrimonio di Gerusalemme.

Il direttore dello scavo Amir Ganor ha detto che “il progetto di indagine e scavo condotto dall’Autorità israeliana per le antichità nel deserto della Giudea negli ultimi sei anni si è dimostrato valido, in quanto migliaia di manufatti archeologici sono stati salvati dalla distruzione e dal saccheggio, comprese parti di rotoli biblici, punte di freccia della rivolta di Bar Kochba, un cesto di 10.500 anni fa e altro ancora”. Ma i presunti sostenitori degli Asmonei non furono gli unici ribelli ad aver utilizzato queste grotte. All’inizio degli anni ’50, il sacerdote archeologo francese Roland de Vaux scoprì un deposito di lettere in una grotta, una delle quali fu scritta dallo stesso leader della rivolta di Bar Kochba del 132-136 d.C., Simon ben Kosebah.

Ancora Eitan Klein ha spiegato che, indipendentemente dagli scavi precedenti, le grotte offrono ancora un enorme potenziale per ulteriori scavi e lavori in corso: “Stiamo verificando se ci sono cose nuove da scoprire e trovando molto. Abbiamo molte più grotte ancora da visitare, ma stiamo concentrando i nostri sforzi su quei luoghi che hanno il maggior potenziale”. “Abbiamo trovato nel mercato delle antichità monete di quel periodo [lo stesso delle monete trovate di recente nella scatola ndr], rinvenute da saccheggiatori – ha aggiunto -. Ma ora, per la prima volta in Terra d’Israele, abbiamo trovato un tesoro in uno scavo scientifico. E quindi quelle monete possono raccontarci una storia”.