Power Rangers

C’è un po’ di Israele nell’anima dei Power Rangers.

di Nathan Greppi
Oggi, se si chiede a un bambino o a un adolescente qual è la sua serie televisiva di supereroi preferita, quasi sicuramente risponderà citando una delle serie Marvel che oggi si possono vedere quando si vuole sulle piattaforme streaming, e in particolare su Disney+. Ma se la stessa domanda fosse stata rivolta a bambini e adolescenti negli anni ’90 e 2000, in molti casi la risposta sarebbe stata ben diversa: in quegli anni, in cui non esistevano ancora YouTube e i social, molti ragazzi nel pomeriggio aspettavano impazienti che uscissero i nuovi episodi dei Power Rangers.

Di questa saga, giunta finora ad esattamente 21 serie televisive per un totale di 30 stagioni e 3 film, oggi ricorre l’anniversario della prima messa in onda, avvenuta il 28 agosto 1993. Tuttavia, non tutti sanno che, sebbene si tratti di una produzione americana, coloro che l’hanno realizzata sono in gran parte israeliani, a cominciare dai suoi creatori, Haim Saban e Shuki Levy.

Le origini nipponiche

Andiamo con ordine: la radice originale della saga non si trova negli Stati Uniti, e nemmeno in Israele, bensì in Giappone. Qui esiste da decenni al cinema e in televisione un genere noto come tokusatsu, che in sostanza consiste nel trasporre il linguaggio dei manga e degli anime in opere fantascientifiche e fantastiche con attori in carne ed ossa. A questo genere appartengono, ad esempio, i film originali di Godzilla degli anni ’50. Nel 1975, il fumettista Shotaro Ishinomori creò quello che è considerato uno dei franchise del genere di maggior successo di sempre: Super Sentai.

Questa saga è composta da varie serie, ognuna delle quali ha la stessa impostazione: un gruppo di ragazzi, solitamente cinque, entrano in possesso, tramite artefatti magici o tecnologie avanzate, di tute colorate e armi speciali con le quali devono proteggere il mondo e in particolare la loro città da un esercito di mostri, in cui il capo o il suo braccio destro tende ad avere un aspetto umano. Inoltre, spesso i mostri nemici si ingigantiscono, e quando ciò avviene gli eroi devono formare un robot gigantesco assemblando vari robot con fattezze di animali, dinosauri o veicoli di grosse dimensioni.

La prima serie ebbe un tale successo che ne vennero realizzate altre, in media una all’anno, che continuano ancora oggi. Il favore riscosso da parte del pubblico non passò inosservato al di là del Pacifico: dopo diversi anni, a Hollywood ci fu chi pensò di importare questo genere di intrattenimento, riadattandolo secondo i gusti del pubblico americano.

Saban & Levi

È qui che entra in scena il principale responsabile della nascita della nuova serie, l’imprenditore Haim Saban: nato ad Alessandria d’Egitto nel 1944 ed emigrato a Tel Aviv con la famiglia nel ‘56, in seno all’esodo della comunità ebraica egiziana, iniziò la sua carriera in Israele come musicista, suonando il basso in un gruppo rock chiamato I Leoni di Judah. Nel 1983 emigrò negli USA assieme al suo compositore di punta, Shuki Levy, con il quale lavorò in particolare alle colonne sonore di programmi televisivi per bambini.

Haim Saban (Fonte foto: Forbes)

 

Nel 1988 Haim Saban si mise stabilmente in proprio come produttore televisivo, fondando la Saban Entertainment. Negli anni ’80 e ’90, essa si distinse per essere stato uno dei principali distributori di serie giapponesi in America, ritagliandosi uno spazio tutto suo nel panorama televisivo statunitense. Egli fa parte di una vasta generazione di produttori israeliani, nati negli anni ’40 e che hanno fatto fortuna a Hollywood: come Avi Arad, già amministratore delegato della Marvel, o Arnon Milchan, che ha prodotto classici come C’era una volta in America di Sergio Leone.

L’interesse iniziale di Saban per i Super Sentai era dovuto a ragioni ben precise: nella serie originale, i guerrieri protagonisti erano vissuti nella preistoria e risvegliati nel presente da un mago affinché proteggessero il mondo da una strega malvagia, e comandavano dei dinosauri robot giganti. Negli anni ’90, storie e giocattoli a tema dinosauri andavano molto di moda negli Stati Uniti, complice anche l’uscita al cinema nel 1993 del film Jurassic Park di Steven Spielberg. Pertanto, si intendeva adattare la serie nipponica per sfruttare la moda del momento.

Da questo progetto, nel 1993 nacque la serie Mighty Morphin Power Rangers, che ebbe in media un seguito all’anno, giungendo alla serie Power Rangers Dino Fury iniziata nel 2021 e tuttora in corso. Anche in questo caso, si tratta sempre di un gruppo di eroi con tute di diversi colori e armi sofisticate (in ogni formazione, il ranger rosso ricopre il ruolo di primus inter pares), che per difendere la loro città dovevano affrontare dei mostri che ad un certo punto si ingigantivano; a quel punto, per affrontarlo ad armi pari formavano sempre un robot gigante da pilotare, il mitico Megazord. Da allora, ad ogni serie giapponese di Super Sentai ne è corrisposta una americana dei Power Rangers.

Date le differenze culturali tra i due paesi, si ebbe l’idea di far sì che i nuovi supereroi fossero liceali o giovani adulti; alle loro battaglie contro le forze del male, incarnate a seconda della serie da alieni, mutanti o demoni, si alternavano le problematiche tipiche di quella fascia d’età: la difficoltà nel trovare il proprio posto nel mondo, i primi amori, il desiderio di emancipazione dai genitori. Tutto questo per creare identificazione tra il personaggio e gli spettatori della serie.

Ad accrescerne la diffusione, ha contribuito il fatto che nel 1996 Saban si è messo d’accordo con il miliardario Rupert Murdoch per creare il canale per bambini Fox Family Worldwide. Per gran parte della saga Levi e Saban, che ne erano i produttori esecutivi, firmarono anche gran parte delle colonne sonore, il secondo con lo pseudonimo Kussa Mahchi; tuttavia, già nel 1998 la rivista The Hollywood Reporter rivelò che non tutte le musiche erano di Saban, e diversi compositori gli fecero causa per i diritti d’autore.

Altri israeliani ed ebrei

Saban e Levi non erano gli unici israeliani nella produzione: per i primi anni, figurò tra i produttori anche Ronnie Hadar, mentre tra i registi dei singoli episodi negli anni ’90 spiccavano gli israeliani Jonathan Tzachor, che è stato anche produttore, e Isaac Florentine. Anche tra i compositori c’erano almeno altri due israeliani oltre a Saban e Levi, Inon Zur e Lior Rosner. Zur, in particolare, dopo aver collaborato alla serie nelle stagioni del 1997, 1999 e 2001, in seguito si specializzò nel comporre colonne sonore per videogiochi.

Non sono mancati inoltre ebrei della diaspora: come il sudafricano Dean Israelite, regista dell’ultimo film dei Power Rangers uscito nel 2017, o la sceneggiatrice americana Ellen Levy-Sarnoff. Tra i membri del cast, non si può non citare l’attore e comico statunitense Richard Steven Horwitz, che ha prestato la voce ad Alpha 5, il robot che fece da spalla ai rangers dalla prima serie fino al 1998, quando uscì Power Rangers In Space. Altri doppiatori ebrei americani che vi presero parte furono Neil Kaplan, che nella serie del 2000 Power Rangers Lightspeed Rescue prestò la voce all’antagonista Diabolico, ed Ezra Weisz, che in quella del 2002 Power Rangers Wild Force doppiò il perfido Mandilock.

La Saban Entertainment produsse la saga fino al 2002. In seguito, la compagnia venne acquistata dalla Disney, che dal 2003 trasferì la produzione in Nuova Zelanda; ciò portò ad uno stravolgimento interno, con l’uscita di Tzachor dalla produzione. Nel 2010 i diritti del franchising vennero riacquisiti dal nuovo marchio Saban Brands, che nel 2019 lo cedettero stavolta alla Hasbro, che acquisì i diritti tramite un accordo del valore di 522 milioni di dollari.

Impatto culturale

Sebbene per i parametri odierni le prime serie possano sembrare veramente “preistoriche” in quanto a costumi, scenografie ed effetti speciali, per anni i Power Rangers hanno esercitato un peso non indifferente nel plasmare l’immaginario comune di milioni di giovani. Questo anche perché fin dall’inizio nel 1993 e fino al 2019, Saban produsse parallelamente alle serie tanti giocattoli e accessori ad esse legate, tramite un accordo con l’azienda di videogiochi giapponese Bandai.

Grazie a questo franchising, Saban viene spesso inserito da Forbes nella lista degli uomini più ricchi d’America, oltre ad avere la propria stella sulla Hollywood Walk of Fame. Grazie ai soldi accumulati, negli anni Saban ha fatto ingenti donazioni al Partito Democratico affinché mantenesse posizioni filoisraeliane.

Un aspetto sotto il quale sono stati dei precursori è invece il tema della diversità: oggi capita sempre più spesso che ci siano controversie perché supereroi Marvel o DC vengono rifatti per essere più in linea con l’inclusione di donne e minoranze. Nei Power Rangers questo problema non si è mai posto seriamente, poiché sin dalla prima serie del 1993 le formazioni della squadra sono sempre state eterogenee: fino al 2002, la formazione di base ha sempre previsto che su cinque eroi ci fossero tre uomini e due donne, e che fossero sempre tre bianchi, un nero e un asiatico. Dato che il successo della serie era dovuto all’identificazione tra gli spettatori e i protagonisti, ciò probabilmente serviva ad intercettare un pubblico più ampio possibile. E anche dopo il 2002, le formazioni sono sempre state variegate in tal senso.

In Italia, le serie sono state distribuite principalmente da Mediaset, su Italia 1 e Canale 5, o su emittenti mirate al pubblico giovanile quali K-2, Jetix, Boing e Cartoon Network. Inoltre, sul canale YouTube ufficiale della serie si possono rivedere tutte le stagioni.

Una pietra miliare

Nonostante l’offerta culturale sia cambiata, con le piattaforme streaming che stanno soppiantando la tv tradizionale e le storie di supereroi sempre più diverse da come erano una volta, i Power Rangers restano una pietra miliare nella storia della tv per ragazzi. Ma, soprattutto, sono forse il prodotto di maggior successo mai realizzato da degli israeliani nel campo dell’intrattenimento televisivo.