Casa della Memoria: mostra “Menestrella nel Lager” sulla partigiana Aura Pasa internata a Bolzano

di Redazione
Sotto le luci della Casa della Memoria a Milano, è aperta dal 12 gennaio al 25 febbraio 2024 con ingresso gratuito, l’esposizione “Menestrella del Lager“, testimonianza inedita sul poco noto lager di Bolzano e celebrazione di un’incomprimibile volontà di Resistenza: quella dell’altrettanto poco nota autrice dei materiali proposti. La mostra, progettata e realizzata da dall’Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti, presenta un ampio estratto dei taccuini scritti da Aura Pasa, affiancati da oggetti, documenti originali e video.

Aura Pasa, classe 1907, diplomata alla Reale Accademia delle Belle Arti di Venezia, nel buio della sua detenzione illustrò la vita quotidiana del lager, i suoi tempi, la sua organizzazione e lo svolgersi delle relazioni al suo interno. Liberale e democratica, aveva iniziato dal settembre 1943 l’attività di partigiana combattente, prima al fianco del fratello Angelo, poi nelle file del Battaglione Montanari, che comprendeva una cinquantina di giovani e giovanissimi veronesi, tra cui due donne, in collegamento con la montagna. Il 12 ottobre successivo venne arrestata su delazione di una spia infiltratasi tra i partigiani. Dopo otto giorni di interrogatori nella sede del Teatro Romano di Verona fu consegnata alle SS con l’accusa di essere “antifascista, antitedesca e staffetta della Divisione Pasubio”. Venne così prima rinchiusa in una cella sotterranea e poi trasferita, il 28 ottobre, nel campo di concentramento di Bolzano, dove rimase fino alla liberazione del 29 aprile 1945.

Il campo di concentramento di Bolzano, pur avendo rappresentato, insieme alla Risiera di San Sabba, il principale luogo di detenzione e di tortura nazista in Italia, è stato oggetto di una autentica rimozione fin dai mesi successivi alla Liberazione. Nei primi anni Sessanta, al posto delle baracche e delle celle, nell’area del Campo sorgevano una dozzina di palazzine di edilizia residenziale. Fu solo a metà degli anni ’70 che iniziò il lavoro di recupero della memoria e furono pubblicati i primi importanti studi, ma ancora negli anni ’80 era difficile trovare qualcuno che sapesse indicare il muro che cinge le case al numero 80 di via Resia, l’unica traccia rimasta del lager. Da allora molte ricerche sono state fatte, si è lavorato per rintracciare documenti che permettessero di ricostruire l’organizzazione del campo e soprattutto le storie dei circa 11 mila uomini, donne e bambini che vi furono detenuti. Ora l’installazione “Passaggio della Memoria” lungo il lato esterno del muro di via Resia ricorda tutti i loro nomi.

Quello di Bolzano era un campo di transito, dove i nazisti radunano, tra l’estate 1944 e la primavera 1945, i prigionieri destinati a una successiva deportazione verso i grandi lager del territorio del Terzo Reich. Sono tuttavia documentate diverse decine di uccisioni di prigionieri, talvolta con metodi particolarmente efferati. Si stima che tra i prigionieri del campo vi fosse in media un ucciso ogni quattro giorni. Frustate, percosse, vessazioni sono all’ordine del giorno. Le donne là recluse furono circa settecento.

 

In questo clima di violenza e di morte, Aura Pasa cerca in vario modo di esorcizzare un destino in cui i prigionieri sono ridotti a numeri, in balia dei carcerieri, attingendo anche alla forza dell’ironia. Una capacità che, come sottolinea l’attrice Debora Villa nel suo commento alla mostra, è un tratto prettamente femminile: “Le donne sono capaci di trasformare le montagne in colline così che tu possa riuscire a scalarle. Creano oasi nel deserto, arcobaleni nella notte. Danno la vita anche in tempi di morte. Riescono a ridere delle disgrazie”.

“Dopo quasi 80 anni i blocchetti della sartoria del lager di Bolzano su cui la partigiana veronese Aura Pasa disegnò e scrisse clandestinamente, corredati da didascalie e notizie che meglio aiutano a comprenderli, sono diventati una mostra ANED – scrive su Triangolo Rosso l’Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti -. Laura Pasa, prigioniera dalla fortissima personalità, nel campo ritagliò per sé il ruolo di ‘menestrella’, per alleviare il dolore delle compagne e suo. Per non soccombere, scelse di osservare attentamente e acutamente e di rappresentare, in rime e disegni divertenti e, a tratti, quasi allegri, ciò che le succedeva attorno”. Fu la sua peculiare e intima Resistenza, fatta di arte e parole.

Una domenica mattina, riferendosi allo stare con le compagne di prigionia delle baracche, scrisse:

è domenica e sul letto

brutto scomodo un po’ stretto

si sta tutte un po’ a sognare

ed in crocchio a chiacchierare

ed arrivano alle orecchie

tante cose nuove e vecchie:

desideri di filmetti,

desideri di pranzetti