di Lia Mara
Il ritrovamento del raro reperto è avvenuto fuori dalle mura antiche di Cesarea, in una zona compatibile con un’area funeraria di epoca tardo-romana. Fondata da Erode il Grande, la città portuale ospitava una popolazione composta da romani, ebrei, cristiani e samaritani. Il sarcofago testimonia proprio la coesistenza eclettica di più religioni, stili artistici e tradizioni culturali. (Photo Credit Emil Aljam Israel Antiquities Authority).
Nel coso di scavi archeologici dell’Autorità israeliana per le Antichità nella zona costiera di Cesarea è stato scoperto un sarcofago romano in marmo risalente al III secolo d.C., unico nel suo genere per l’iconografia con cui risulta decorato. Il reperto riporta scene mitologiche scolpite in altorilievo, ben conservate, fra cui la contesa enologica tra Dioniso e Ercole. Si tratta di un episodio noto nella tradizione ellenistico-romana, ma mai documentato finora sui manufatti funerari romani rinvenuti nella regione.
Un duello mitologico scolpito nel marmo
Su uno dei lati del sarcofago emerge la scena mai trovata prima fra motivi figurativi dell’antico Levante romano: Dioniso, dio del vino e dell’estasi, è ritratto vittorioso e festante mentre Ercole appare riverso, con la coppa ormai vuota, in evidente stato di ebbrezza. Li circonda un corteo di satiri, menadi e pantere che accompagna il dio in una processione dionisiaca che simboleggia la transizione verso l’aldilà. “È un’opera d’arte complessa, rarissima nel contesto archeologico locale,” ha dichiarato Mark Avrahami, archeologo dell’Autorità israeliana per le Antichità.
Il vino come metafora dell’eternità
Nella simbologia funebre romana, Dioniso (Bacco nella versione latina) rappresentava non solo il piacere mondano, ma anche il rinnovamento dell’anima. La scelta di questa scena sul sarcofago potrebbe alludere a una visione della morte come passaggio gioioso, accompagnato da musica, vino e abbandono mistico, un’idea ben radicata nelle dottrine misteriche di epoca imperiale. Il sarcofago è stato ritrovato frammentato sotto sedimenti sabbiosi, ma le decorazioni principali risultano straordinariamente integre. Accanto alla scena principale, sono scolpite ghirlande, maschere teatrali e motivi ornamentali, che ne completano la ricca narrazione visiva.
Un contesto urbano complesso
Il ritrovamento del raro reperto è avvenuto fuori dalle mura antiche di Cesarea, in una zona compatibile con un’area funeraria di epoca tardo-romana. Fondata da Erode il Grande e divenuta un’importante città portuale sotto il dominio romano, Cesarea ospitava una popolazione variegata, composta da romani, ebrei, cristiani e samaritani. Il sarcofago testimonia proprio la coesistenza eclettica di più religioni, stili artistici e tradizioni culturali e “probabilmente apparteneva a un personaggio di alto rango sociale, forse un ufficiale romano o un aristocratico locale”, ha ipotizzato Nohar Shahar, archeologo dell’Autorità israeliana per le Antichità.
Verso il restauro e l’esposizione al pubblico
Il sarcofago è ora in fase di restauro e sarà presto visibile al pubblico, che avrà la rara opportunità di osservare da vicino un manufatto artistico del periodo romano che fonde mito, bellezza e credenze mistiche attraverso la sua iconografia scolpita nella pietra che parla di dei e uomini, vita e morte e vino.