Reazioni al libro di Toaff

Opinioni

“Son qua per contar ‘na storia che l’è la storia uguale de sempre”. Parla Tobia in Shalom Aléchem (in ebraico, la pace sia con voi), racconto teatrale di Andrea Zanotti e Renzo Fracalossi rappresentato in Trentino dal 22 gennaio, nella ricorrenza del Giorno della Memoria (27 gennaio).
Si narra e recita un episodio della storia degli ebrei: che è storia degli uomini, così come sono quando designano un capro espiatorio e architettano ragioni per sacrificare vittime e idolatrare qualcuno. Della persecuzione senza fine agli ebrei si van delineando oggi sempre più l’essenza e la tremenda, complessa tecnica. Che ha segnato la storia del mondo e anche del Trentino, cancellandone la Comunità ebraica dalla fine del XV Secolo.
Uno spettacolo che aiuta a guardare la storia con chiarezza, coraggio, senso critico e un po’ di distacco, per comprendere il passato ma anche le contemporanee vicende italiane e mondiali. Poco è cambiato nella natura umana. Più persone prenderanno coscienza degli eventi, più saranno salvaguardate dall’essere vittime o persecutori.
Simonino aveva due anni e mezzo quando il giovedì santo del 1475 fu trovato morto; il piccolo corpo seviziato era in una roggia accanto alla casa di un ebreo di Trento. Era giunto da poco in città Bernardino da Feltre, fondatore del Monte di Pietà e autore di ferventi prediche con pesanti riferimenti antisemiti. Il tasso di usura legalmente concesso agli ebrei era inferiore a quello praticato da molti altri usurai…
Scattò dopo il ritrovamento del cadavere di Simonino la caccia agli ebrei di Trento, una trentina in tutto, imprigionati e processati con torture ferocissime perché confessassero. Quindici furono condannati a morte, i beni confiscati. Gli ebrei furono cacciati dal Trentino. L’uccisione del bimbo fu correlata alla diffusa diceria che gli ebrei uccidessero bambini per intridere col loro sangue il pane azzimo. Ciò non teneva conto della proibizione ebraica di cibarsi di sangue ma Ignoranza, si sa, è forte più di Conoscenza.
Simonino divenne quindi per i cattolici un martire. Nonostante la proibizione di papa Sisto IV, iniziò il culto del piccolo, divulgato in tutto l’arco alpino centro-orientale e in tutt’Europa. Si moltiplicarono le persone che asserivano di essere state da lui miracolate. Nel 1588 Sisto V lo beatificò. Gli atti del processo,depositati a Roma, furono riesaminati soltanto nel XX secolo e si giunse alla esclusione totale di ogni responsabilità nell’omicidio di ebrei o di ogni rito ebraico. Così, nel 1965, il vescovo di Trento, A. M. Gottardo abolì ufficialmente, nonostante l eproteste di molti fedeli, il culto di Simonino. Nel 1986 Giovanni Paolo II, in occasione dell’incontro con la Comunità israelitica di Roma, esprime il “profondo rammarico della Chiesa per le mancanze dei suoi figli e figlie in ogni epoca” dichiarando il pentimento (teshuva, penitenza) e l’impegno “affinchè ai semi infetti dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo non sia mai più consentito di mettere radici nel cuore dell’uomo”. Nel 1991, durante la visita del rabbino capo di Roma, la città di Trento pose sull’antica sinagoga una lapide a memoria di questo fatto. L’epistola pontificia del 1998 contiene l’auspicio della costruzione di un mondo d’autentico rispetto per la vita e dignità di ogni essere umano “perché tutti sono creati a immagine e somiglianza di Dio”.
Lo spettacolo Shalom Aléchem narra tutto questo in uno sforzo di oggettività massima: il testo è frutto di una ricerca approfondita da parte degli autori che espongono reperti della storia complessiva della persecuzione antiebraica: come la citazione dei Protocolli dei Savi di Sion, prodotti dalla polizia segreta zarista di fine ‘800 che finse il ritrovamento di un accordo per dominare il mondo sottoscritto dai reggenti dell’ebraismo mondiale. Anche su questo falso storico, base della propaganda di Hitler quando si stabilì la soluzione finale, si è basata la persecuzione antisemita.
Ed è stato recuperato il poema di Shmuel Katznelson che, deportato dal ‘41 al ’43, scrisse il canto del suo popolo che andava a morire su cartine di sigarette e riuscì a farlo uscire dal lager, come racconta Fracalossi che ne recita brevi passaggi in Yiddish.
Il racconto teatrale coniuga modi diversi di esprimersi (italiano,dialetto, yiddish) accompagnati e interpretati dalla musica kretmzer dell’orchestra Destràni Taràf (della nostalgia, in rumeno) di Renato Morelli: ogni musicista accompagna la recitazione di un brano. Merita attenzione la scelta di questo gruppo, che propone un itinerario di musica trentina nelle sue relazioni col contesto alpino ed europeo. Materiale in gran parte di tradizione orale e rivolto a tutte le melodie dell’impero austroungarico: compresa quella klezmer, musica popolare degli ebrei ashkenaziti dell’Europa orientale, tramandata dai Klezmorim, i suonatori ebrei itineranti attraverso territori e lingue di tre imperi (austro-ungarico, zarista, ottomano), mediandone le musiche tradizionali. .
L’orchestra utilizza gli stilemi dei klezmorin,la loro
musica disperatamente gioiosa ( basta cambiare una nota e la felicità diventa disperazione). Questa musica trasmette emozioni comuni a tutti noi attraverso la suggestione della memoria, il cui motore è l’universale dolore nel dono del vivere.

Vi sono in Italia altri bambini la cui uccisione è stata attribuita con analogo meccanismo ad ebrei, bambini ancora oggetto di culto. Come mai ancora? Lo chiedo ad Andrea Zanotti, coautore di “Shalòm Alechèm” e Direttore dell’Istituto Culturale Trentino. “Sono culti a sede locale, non romana. La competenza è quindi affidata alle singole diocesi. A Trento, Gottardi e Rogers sono stati interpreti di straordinaria sensibilità.”
Attendiamo quindi che gli altri culti abusivi si svelino, mentre inizia il tour di questo spettacolo che, nella tragedia senza eguali che racconta, riesce a darci anche momenti di allegria mescolando la tragedia al riso, con l’umorismo che fa parte della forza per sopravvivere.

Pubblicato su:
Corriere del Trentino (inserto del Corriere della Sera) – 20 o 21 gennaio 2005