Le radici rosso-brune (e islamiche) del nuovo antisemitismo in Europa e USA

Opinioni

di Dario Fertilio *

 da Italia Oggi, per gentile concessione dell’Autore

Le radici ideologiche filonaziste della guerra dell’Islam agli ebrei

La ricomparsa improvvisa dell’antisemitismo ha colto di sorpresa l’Occidente, incredulo di fronte alla recidiva di una malattia ideologica che considerava sepolta col nazismo. E invece, appena mascherato dalle insegne dell’antisionismo e della causa palestinese, l’antisemitismo occupa di nuovo trionfalmente le piazze in Europa e in America, coalizzando generazioni diverse (in prevalenza giovanili) e culture opposte, sia di sinistra radicale che di estrema destra.

Ma non è il caso di sorprendersi per questo intreccio di radici rosse e brune. La sinistra identifica da tempo nei palestinesi il proletariato e negli ebrei l’odiato spirito borghese sfruttatore. La destra si alimenta precisamente dell’incontro fra la propaganda nazista degli anni trenta e il mondo arabo.

E, volendo risalire ancora più indietro, delle aperture attuate verso l’Islam dal Secondo Reich, quando Guglielmo II donò alla moschea di Damasco un sarcofago per la tomba del Saladino, e lanciò l’ambizioso progetto di una ferrovia da Berlino a Bagdad attraverso Balcani e Turchia ottomana, che avrebbe dovuto essere avviata nel 1903.

Quando Hitler andò al potere poteva contare insomma su importanti precedenti e simpatie diffuse nel mondo germanico, che ovviamente si propose di sfruttare in senso ostile alle potenze anglosassoni. La propaganda nazista fu capillare, ed ebbe un successo tale che andò oltre la stessa esistenza del Reich hitleriano.

Il primo campione dell’islamismo radicale filonazista fu il Gran Mufti di Gerusalemme Amir el Husseini, che rovesciò a lungo la sua propaganda antiebraica da radio Berlino e tenne a battesimo una legione di SS bosniache.

L’altro, l’ideologo dell’islamismo radicale Sayyd Qutb, negli anni cinquanta scrisse La nostra lotta contro gli ebrei, che riecheggiava in pieno il Mein Kampf.

Ebbene, l’uno e l’altro sono considerati eroi da gran parte dell’opinione pubblica arabo palestinese, e addirittura martiri dai gruppi radicali come Al Qaeda, Hezbollah e Hamas. Del resto, in anni più recenti, Nasser aveva arruolato in Egitto Johann von Leers, uno dei principali propagandisti antisemiti del regime nazista, per assistere il suo ministro dell’informazione nella campagne di regime.

Non c’è da stupirsi, dunque, se questo filone ideologico, oltre a mobilitare le piazze arabe anche da noi, oggi risveglia in Occidente, amalgamandoli, fantasmi antisemiti presenti negli ambienti radicali. L’idea che il vero Olocausto sia quello perpetrato ai danni dei palestinesi viene da lontano, e il suo virus totalitario fa breccia facilmente. Rendersene conto è necessario se si vuole combatterlo.

 

Foto in alto: il Gran Mufti di Gerusalemme Amir el Husseini con Adolf Hitler.

 

* Dario Fertilio è giornalista e scrittore italiano di origine dalmata, già responsabile delle pagine culturali del Corriere della Sera.