Aeroporto di Bruxelles dove c'è stato un allarme bomba

La pace perpetua non è che un’illusione. Dopo Bruxelles, un altro brusco risveglio per un’Europa addormentata

Opinioni

di Paolo Salom

Alla fine anche l’Europa si sente in guerra, almeno a sentire certe reazioni agli orribili attentati di Bruxelles – all’aeroporto e nella metropolitana -. E chissà, ora della pubblicazione di questa rubrica, altri orrori potrebbero aver travolto la vita ordinaria di milioni di persone nel Vecchio Continente. Tuttavia, un ragionamento è comunque possibile farlo. Perché, se è vero che le nostre città assomigliano sempre più a quelle israeliane (o, per venire a noi, alle istituzioni ebraiche) – scuole sotto protezione, controlli continui e militarizzazione della vita quotidiana, ansia diffusa, timore nel prendere un mezzo pubblico – è anche vero che questa (triste) assonanza non è affatto percepita nel lontano Occidente. Anzi: non sono stati pochi quelli che, condannando i kamikaze di Bruxelles, hanno fatto allusioni nemmeno tanto nascoste al “muro” che in Israele “incarcera” milioni di palestinesi.
Come, dire: se ci fosse la pace in Medio Oriente, queste cose non accadrebbero. Noi pensiamo, all’opposto, che queste cose si verificano per altri motivi, indipendenti dalle azioni di Gerusalemme. Che l’odio verso i valori di libertà e apertura dell’Occidente – condivisi e meravigliosamente incarnati da Israele – siano l’obiettivo di un Islam che li teme come il fuoco ha paura dell’acqua. Doppia tragedia, dunque: perché chi vive in Europa si trova ad affrontare un’atmosfera sempre più mediorientale, ma non vede le possibili soluzioni che Israele ha a disposizione per ridurre, per quanto possibile, lo spargimento di sangue.
Non vede che gli obiettivi delle critiche annose e ultimative contro lo Stato ebraico (i check-point, la barriera di difesa, le operazioni notturne nei territori, le risposte puntuali e durissime contro terroristi e fiancheggiatori, il lavoro dell’Intelligence), sono gli unici metodi umanamente percorribili in questa nostra drammatica contemporaneità. Alla fine, ne siamo certi, anche l’Europa dovrà aprire gli occhi e affrontare la realtà per quella che è. Dunque, determinate misure dovranno essere prese per non soccombere di fronte a un terrorismo spietato che dilania con ogni attentato le certezze fin qui coltivate dall’Europa post Seconda Guerra mondiale. La pace perpetua, insomma, non è che un’illusione. Per parafrasare Lev Trotsky, possiamo non essere interessati alla guerra, ma non serve a nulla se è la guerra a essere interessata a noi.