La manifestazione contro Netanyahu il 26 maggio a Tel Aviv

La democrazia in Israele è sotto attacco

Opinioni

di Alberto Corcos

Una grande manifestazione si è tenuta la sera di sabato 25 maggio a Tel Aviv con oltre 100.000 cittadini. Per comprenderne le motivazioni, vi invio queste note.

Vi riferisco fatti e non opinioni, per cui superando l’emozione che si accompagna a queste informazioni, si riuscirà a comprendere che Israele sta vivendo un’emergenza per la percezione di un tradimento della democrazia che non giunge dall’esterno, bensì dalle cariche pubbliche che meno si sarebbe potuto sospettare: Benjamin Nethaniahu e i suoi volonterosi alleati di Governo.

Come si sa l’Avvocatura dello Stato, dopo lunghe e accurate indagini e riscontri, ha inviato un avviso di garanzia a Nethaniahu per gravi fatti corruttivi di natura penale. Se confermati nell’udienza preliminare, si avvierà il processo ed egli rischia la galera, come è già successo ad altre cariche dello Stato ritenute colpevoli di reato. Israele ha sempre dimostrato, alla prova dei fatti e non per giustizialismo, la capacità di reagire e di difendere le proprie istituzioni democratiche.

La campagna elettorale finita due mesi fa appena, è stata caratterizzata da due linguaggi propagandistici molto diversi da parte delle due maggiori forze politiche: Kahol Lavan guidato da Ganz e Likud guidato da Nethaniahu. Il primo ha puntato all’elezione di figure di provata fiducia e correttezza: oltre a Yair Lapid, i tre generali della riserva Ganz, appunto, Yaalon e Askenazi, fedeli servitori dello Stato, fra l’altro tutti nominati a suo tempo da Nethaniahu.

Il Likud ha puntato sulla paura (Hamas, Iran, Siria), su alcuni traguardi del Governo uscente, soprattutto in campo economico, ma anche su fake news e insulti verso gli avversari. L’estrema destra illiberale per sminuire l’avversario ha da molto tempo propagandato l’equazione “sinistra”=”traditori”, mescolando volutamente un legittimo liberalismo con presunte posizioni anti israeliane. Così gli oppositori del Likud si sono trovati nel paradosso di smorzare i toni nelle critiche per non essere additati come “di sinistra” cioè traditori della Patria. A questo si aggiungano le posizioni israelofobe e antisemite della sinistra internazionale che hanno schiacciato il pensiero liberale israeliano su posizioni di buon senso sociale, se non minimaliste.

Con questo stesso espediente le destre hanno stigmatizzato ogni parola di Ganz e alleati, arrivando anche alla diffamazione e al dileggio, ma senza mai confrontarsi sul vero tema elettorale, ossia la rielezione di Nethaniahu che punta all’autonomia del Governo a promulgare leggi senza passare l’esame di costituzionalità da parte del potere giudiziario, sia l’immunità parlamentare retroattiva per tutti i membri del parlamento. Un atto indispensabile il secondo, come riferisce il Times of Israel[1], per assicurare il sostegno di ben quattro personalità a lui legate e oggi indagate, oltre a lui stesso:

 

  • Y. Litzman Capogruppo del partito ultraortodosso askenazita United Torah, indagato per falso ideologico e favoreggiamento di una sua protetta incriminata di abusi sessuali;
  • A. Deri Capogruppo di Shas, ultraordodossi sefarditi, sotto indagine per vari reati finanziari: frode fiscale, falso in atti pubblici, ostruzione alla giustizia, riciclaggio ed evasione fiscale per milioni di shekel;
  • H. Katz (ex ministro del Welfare in quota Likud) sotto indagine per corruzione, concussione, estorsione e falso;
  • D. Bitan (Presidente dimissionario della coalizione governativa) incriminato per corruzione

Così Nethaniahu oltre ai suoi galantuomini ha riunito i partitini di estrema destra religiosa, per lo più digiuni di conduzione di uno Stato ma cinicamente assetati di potere e denaro e “consigliati” da alcuni noti rabbini. Per acquisire la loro alleanza, cioè per fini personali, Nethaniahu vorrebbe portare il nuovo Governo dai precedenti 21 ministri e 8 viceministri, a 26 ministri e 8 viceministri, con una maggiore spesa rispetto al budget precedente di NIS 100 milioni di denaro pubblico in 4 anni. A questo si sommeranno gli impegni bilaterali per finanziamenti di progetti particolari di ciascun partito, ancora non pubblicati. Ma se si considerano, oltre ai ministri anche i costi delle infrastrutture e del personale ministeriale, The Marker in aprile stimava un maggior costo di circa NIS 800 milioni/anno[2].

Riassumendo, il nuovo governo del piccolo Stato d’Israele, per legiferare l’immunità per tutti, potrebbe contare su una costosa pletora di ministeri, pressoché uno copia dell’altro, foraggiati con poltrone e budget pubblici, nonché ampie concessioni ai haredim per i quali la democrazia deve necessariamente essere subordinata alla Halachà. Vale a dire che per interesse personale, cioè ottenere l’immunità per i reati ipotizzati dall’Alta Corte, Nethaniahu potrebbe aprire la strada a uno Stato teocratico halachico, e questa prospettiva ha fatto indignare la maggioranza dei cittadini israeliani.

Lo suggerisce un sondaggio recentissimo, pubblicato il 27 maggio Canale 13 della TV israeliana (campione di 710 soggetti, margine di errore del 3,8%), secondo il quale:

  • Il 66% dei cittadini si oppone all’immunità di Nethaniahu
    • Di questi il 44% sono elettori di estrema destra e religiosi
  • Il 19% è invece a favore dell’immunità
    • Di questi il 32% sono elettori di estrema destra e religiosi
  • L’11% gli indecisi
    • Di questi il 20% sono elettori di estrema destra e religiosi

Mentre riguardo al braccio di ferro fra Nethaniahu e il laico Lieberman per introdurre la coscrizione obbligatoria per tutti gli studenti israeliani delle Yeshivoth contrastata dai partiti ultraortodossi, e quindi nell’eventualità di nuove elezioni per non raggiungere l’accordo, a chi i cittadini imputano principalmente la responsabilità?

  • 41% a Nethaniahu
  • 27% a Lieberman
  • 16% ai partiti ultraortodossi

 

Ma Nethaniahu, subodorando la vittoria, non si è fermato qui.

Ha dichiarato a più riprese che intende ricondurre all’autorità del Governo le nomine e le decisioni di tutto l’apparato giudiziario. Il bersaglio è l’Alta Corte di Giustizia preposta alla tutela della legalità delle norme governative, in base ai principi della Dichiarazione d’Indipendenza e delle Leggi Base dello Stato (una sorta di pre-Costituzione). Questa può oggi respingere una legge incostituzionale, mentre il nuovo Governo vorrebbe darsi le prerogative di poter prescindere dalle decisioni dell’Alta Corte di Giustizia ed eventualmente riproporre le leggi respinte.

Nell’arco liberal-democratico, tutti gli esperti, inclusi diversi noti leader di estrazione Likud, fra i quali Avichai Mandelblit[3], Benny Begin[4] e Dan Meridor[5], e ancora Dorit Beinisch[6], prendono atto che Nethaniahu vorrebbe realizzare una sorta di golpe bianco, Ma così i capisaldi della democrazia, la separazione dei Poteri e i loro contrappesi, verrebbero stravolti e tutte le decisioni sarebbero in mano al solo Governo, prevalentemente a Nethaniahu. A detta di tanti, sarebbe un “attentato alle libertà individuali” (A. Mandelblit, Consigliere Giuridico del Governo, intervistato da Calcalist), “una dittatura” (Dan Meridor, al Times of Israel) un “sultanato in stile Erdogan” (Ganz e Lapid,[7]). Frattanto assistiamo a schermaglie negoziali fra Lieberman e Nethaniahu sul tema della coscrizione o esenzione dei Haredim dal servizio militare, ma l’obiettivo reale sembrerebbe quello di ricavare il massimo beneficio politico sulla difesa dei principi[8].

Ecco perché la manifestazione di ieri 25 maggio 2019 rappresenta una pietra miliare della politica israeliana.

Centomila cittadini pensanti liberamente, tolleranti, emancipati, di ogni orientamento religioso e partitico dell’arco parlamentare si sono ritrovati fianco a fianco per chiedere un’opposizione ferma, intransigente, “una muraglia in difesa della democrazia liberale” in Israele. Così come, in nome della stessa democrazia, tutti si aspettano l’avvio dei processi a carico di Nethaniahu, disposti ad accettare le conclusioni a venire del dibattimento e la sentenza, qualsiasi siano.

Nethaniahu ha sempre dichiarato “A mio carico non ci sarà niente perché non è successo niente”. In molti ormai aspettano che presto lo dimostri in aula, invece di manipolare a proprio vantaggio spese politiche e finanziarie dello Stato.

 

 

 

 

Riferimenti

[1]  https://www.timesofisrael.com/not-just-netanyahu-the-other-4-lawmakers-who-may-need-immunity-from-prosecution/?fbclid=IwAR3RqFqzU9Mj22iZjxhYVqny9KEk0Y0hHDyjFVyxSNflQwZ4XDlj3Rmy-A8)

[2] https://www.themarker.com/news/politics/.premium-1.7144134

[3] https://www.timesofisrael.com/ag-slams-baseless-argument-that-immunity-bill-is-needed-to-protect-premier/

[4]https://www.timesofisrael.com/veteran-former-likud-mk-blasts-netanyahus-corrupt-immunity-bid/

[5]https://www.timesofisrael.com/former-justice-minister-for-likud-warns-of-netanyahu-dictatorship/

[6] https://www.timesofisrael.com/former-chief-justice-netanyahu-seeking-to-destroy-courts-to-avoid-prosecution/

[7]https://www.timesofisrael.com/gantz-lapid-accuse-netanyahu-of-behaving-like-sultan-deceiving-voters/

[8]https://www.timesofisrael.com/the-idf-and-its-need-for-troops-arent-the-real-issue-in-the-haredi-draft-battle/?utm_source=The+Daily+Edition&utm_campaign=daily-edition-2019-05-28&utm_medium=email