Il film di Bellocchio ha riacceso l’attenzione sul caso Mortara. Ma perché nessuno mette in discussione l’azione del Papa?

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] È venuto il momento di lodare chi sul caso Mortara aveva coraggiosamente iniziato 27 anni fa a raccontare la storia del bambino ebreo Edgardo, allora del tutto ignorata nell’editoria italiana.

Malgrado il caso Mortara, Pio IX, Papa responsabile del suo rapimento, viene beatificato nel 2000 da Giovanni Paolo II, come se non avesse mai pesato su di lui una colpa così grave, una delle tante leggi vaticane diventate illegali solo grazie al Risorgimento italiano che ha unito l’intera Italia che ha separato Stato e Chiesa, anche grazie alla nuova giurisprudenza introdotta dal guardasigilli Giuseppe Siccardi già sotto il regno di Carlo Alberto.

Daniele Scalise aveva dunque scritto quasi tre decenni fa la prima vicenda del bimbo ebreo rapito dagli sgherri di Pio IX e qualche anno fa Steven Spielberg aveva mostrato l’intenzione di farne un film: era venuto in Italia, aveva perfino girato alcune scene preparatorie ma il progetto si era arenato perché – sostenne il regista di Schindler’s List – non era riuscito a individuare un fanciullo che impersonasse Edgardo da bambino. A quel punto un regista italiano di indubbia fama e notevole coraggio come Marco Bellocchio decise di prendere in mano la vicenda e – ispirandosi liberamente al saggio di Scalise – l’ha tradotta in un racconto di sconvolgente attualità sotto il titolo secco, sincero e crudele: Rapito. La pellicola, presentata al Festival di Cannes a maggio, ha raccolto una inconsueta unanimità di consensi della critica ora sostenuta dal favore del pubblico che riempie le sale. Insomma, il caso Mortara è tornato con prepotenza di attualità grazie anche a Un posto sotto questo cielo, romanzo sempre firmato da Scalise e ora appena edito da Longanesi che offre una lettura della psicologia devastata del povero Edgardo.

Il film, in visione in tutt’Italia dal 25 maggio, la ristampa del libro di Scalise del 1997 e il suo recente romanzo avrebbero dovuto mettere in discussione il sistema legale degli Stati Vaticani, cosa che i nostri storici e critici si sono ben guardati dal fare. Per quanto riguarda la beatificazione di Pio IX, si poteva ottenere allora una forma di richiesta di perdono per i rapimenti dei bambini ebrei. Anche il richiamo a Pio XII per il suo comportamento nei confronti del Nazismo rivela ancora oggi instancabili tentativi di giustificazione da parte di storici in linea con la posizione del Vaticano. In altre parole, se quella era la legge del Vaticano, poteva disobbedirle il Papa? Ecco come ancora oggi viene difeso il Vaticano da chi vuole evitare “domande scomode”: a metà dell’800 la posizione del Papa veniva prima di ogni giudizio nei confronti del suo operato. Non ricorda il comportamento dell’attuale Papa Francesco quando ogni giorno invoca la PACE tra Russia e Ucraina dimenticando colpevolmente chi è l’invasore e chi l’invaso?