Gli “intellettuali”, Battisti e Israele

Riprendiamo dal sito di Nicola Porro

 

Ricevo queste condivisibili e intelligenti osservazioni da Edoardo Loewenthal, classe 1962. È un imprenditore di successo nel settore Internet. Interessato alla politica nazionale ed internazionale ed allergico alle fake news. Meglio di mille articoli di giornale di questi giorni ci spiega la follia comunicativa che da anni riguarda il terrorista Battisti e gli attacchi che Israele da decenni riceve.

Non riesco a togliermi dalla testa quest’idea che la vicenda di Battisti assomigli in qualche modo a quella di Israele. Provo a spiegare perché.

Vediamo i fatti: Battisti, condannato con sentenze passato in giudicato per 4 omicidi (2 commessi materialmente e 2 in concorso), evade nel 1981 e trova rifugio in Francia. Dopo qualche anno di peregrinazioni da latitante torna in Francia. Qui viene arrestato ma riesce a beneficiare della cosiddetta “dottrina Mitterand”: non vengono estradati latitanti se si ritiene che si tratti di ricercati “per atti di natura violenta ma d’ispirazione politica”. Peraltro in questi (quasi) quarant’anni Battisti si è sempre dichiarato innocente, completamente estraneo ai fatti per cui è stato condannato, dichiarando di essere perseguitato dallo stato italiano per motivi politici. Fin qui abbiamo un assassino in fuga che si proclama innocente e beneficia (indebitamente) di uno sorta di status di rifugiato politico. Ma la cosa insolita è il fatto che si sia creato, negli anni, un movimento d’opinione, transfrontaliero, che si è “bevuto” la sua versione dei fatti (quindi un intellettuale perseguitato per le sue idee politiche, vittima di processi “farsa” e quindi condannato ingiustamente). E da Fred Vargas a Erri de Luca, da Daniel Pennac a Bernard Henry Levy, tutti quanti a sostenere pubblicamente Battisti denunciando le ingiustizie da lui subite. E la lista è lunga. Nel 2004 è stato pubblicato in Francia il “Manifesto per liberare Battisti”, firmato da decine di intellettuali, nel quale si evocava chiaramente una congiura contro il povero Battisti, ordita da chi aveva l’interesse a tacitarlo per sempre.

Come è finita lo sappiamo: Battisti, finalmente estradato e rinchiuso in un carcere italiano, davanti al PM ha ieri ammesso gli omicidi per cui è stato condannato riconoscendo che le ricostruzioni fatte nei processi erano veritiere. Rapine, furti, ferimenti, omicidi. Uno squallido e crudele criminale comune che ha distrutto la vita di molte famiglie. E le decine di intellettuali e politici che lo hanno difeso in questi anni urlando ai quattro venti la sua innocenza? Tacciono.

Ora cosa c’entra tutto ciò con Israele? Ecco sulla questione palestinese si è creato, a livello mondiale, un movimento d’opinione, che si estende dalle stanze della politica di molti paesi alle redazioni dei giornali ed arriva anche all’interno delle commissioni dell’Onu, che dipinge un quadro a tinte fosche. Ovvero: Israele è uno stato che occupa territori abusivamente, nel quale vige l’apartheid, che assedia affamando la povera gente nella striscia di Gaza, uccide civili inermi, imprigiona gli oppositori politici. Una ragazzina palestinese fanatica che si diverte a schiaffeggiare i soldati è diventata un’icona mondiale della lotta per la libertà.

Quello che accomuna questi temi alla questione di Battisti è molto semplice. La creazione di movimenti d’opinione che nascono, crescono, si diffondono a macchia d’olio con la totale mancanza di fact-checking. Cioè credendo, aprioristicamente, a quanto viene sbandierato senza il minimo spirito critico o volontà di approfondire.

Gli intellettuali che supportano il movimento BDS (Boycott Israel) sono mai stati in Israele? Lo sanno che più del 20% della popolazione è araba, e che vive perfettamente in pace con il resto della nazione? (Anzi, per dirla tutta, Israele è l’unico paese in medio oriente dove una donna araba si può laureare in medicina). Lo sanno che la striscia di Gaza è governata da una organizzazione terroristica – Hamas – e che Israele deve difendersi dai continui – quotidiani – attacchi che da lì partono a colpire civili inermi? Si sono chiesti perché, oltre ad Israele, anche l’Egitto ha chiuso le frontiere? Cosa direbbero, se, ad esempio, da San Marino, ogni giorno partissero dei missili che si abbattono su Rimini uccidendo famiglie, sosterrebbero il mantenimento delle frontiere aperte in modo da far transitare dall’Italia armi per raggiungere San Marino ed uccidere civili italiani? Lo sanno, gli oppositori di Israele, che l’Autorità Palestinese ha ammesso di stanziare ogni anno centinaia di milioni di dollari per pagare le famiglie dei terroristi attentatori suicidi, secondo lo schema “più ammazzi più ti paghiamo”? E sanno che a Gaza l’11 settembre di ogni anno la gente scende in piazza per festeggiare l’attentato alle torri gemelle?