E se si provasse con la non-violenza?

Opinioni

Una riunione tenuta ad Amman alla fine di ottobre in coincidenza con i cent’anni della prima dimostrazione non-violenta di Gandhi ha visto riuniti per questa maratona di quattro giorni una sessantina di persone per la maggior parte provenienti dal medio oriente, per discutere su come un’azione concertata non-violenta possa contribuire a disinnescare la tensione e ad avvicinare la pace in questa parte del mondo ottenebrata dalle guerre.

Questa notizia viene dall’autorevole “Christian Science Monitor”, che racconta come questo convegno – sponsorizzato dall’Onu, conferenza sulla non violenza – abbia riunito israeliani, palestinesi, iracheni, giordani, egiziani e altre personalità mediorientali e originarie di paesi lontani, Nepal, Uganda, Camerun, Sri Lanka, Russia, Sudafrica e altri.

Si sono visti laicissimi attivisti israeliani discutere appassionatamente con donne velate giordane e palestinesi appartenenti a gruppi socialmente conservatori, rabbini israeliani pacifisti con la kippà che lavoravano con studiosi musulmani in mantelli fluenti. C’erano cristiani, indù, buddisti e pacifisti laici, veterani di lotte nonviolente in Sudafrica, Irlanda del Nord e altri luoghi. Il convegno si è chiuso con un canto composto due ore prima da un sudafricano che parlava del sogno di coesistenza lungo il Giordano, cantato da un rabbino israeliano insieme a una giovane donna araba.

Il convegno era stato programmato da tempo, ma la guerra col Libano aveva imposto una battuta d’arresto al già fragile movimento per la pace israeliano. E fra aprile e ottobre c’era stata anche un’escalation della violenza in Iraq. Ma nonostante quest’estate intrisa di sangue, piccoli gruppi di tutti questi paesi avevano continuato a credere e a mettere in pratica i principi della nonviolenza.

E questo incontro ha avuto successo grazie alle alte doti umane e all’esperienza dei partecipanti.
E non ultimo si è visto come la violenza – quella direttamente fisica o quella dei regimi oppressivi – semplicemente non funziona. Perciò nei luoghi caldi sempre più persone vanno cercando alternative.

L’azione di massa non violenta si è dimostrata nel corso della storia tanto efficace che i pacifisti odierni vi fanno ricorso come a modelli da seguire. La lezione di Gandhi o di M.L.King non cerca di evitare i grandi problemi politici che devono affrontare queste società sconvolte dai conflitti, vuole piuttosto coinvolgere sempre più energie umane non violente e sensibilizzarle. Naturalmente, nel medio oriente questo movimento è ancora ai primissimi passi, esposto com’è alle forze contrarie: tuttavia l’incontro di Amman è come se avesse gettato i primi semi vitali e costruito vitali legami.