Zubin Mehta: La partitura della mia vita

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Direttore della Israel Philharmonic Orchestra.

Zubin Mehta è nato in India, a Bombay, nel 1936 da una famiglia Parsi. Riceve i primi insegnamenti dal padre Mehli Mehta fondatore della Bombay Symphony Orchestra. Nel 1961 aveva già diretto le celebri
orchestre Filarmoniche di Vienna, Israele e Berlino. Dal ’61 è diventato direttore stabile della Israel Philharmonic Orchestra.
Mosaico lo ha intervistato in occasione dell’uscita del suo libro La partitura della mia vita.

Dal ’85 è direttore musicale della fondazione del Maggio Fiorentino e dal 1998 al 2006 è stato Direttore musicale dell’Opera di Stato della Baviera. Con la Israel Philharmonic ha sempre avuto un legame particolare. L’orchestra è stata fondata nel ’36 dal violinista Bronislaw Huberman che convinse i solisti che avevano perso il lavoro in Germania e in Europa dopo l’ascesa del nazismo ad emigrare in Palestina e creare questa formazione. L’orchestra diede il suo concerto inaugurale il 26 dicembre del 36 diretta da Arturo Toscanini. Orchestra che nei momenti
storici venne diretta dal giovane Leonard Bernstein.

Essere nato in una famiglia Parsi cosa le ha dato come tradizioni, come
valori, come modo di vedere il mondo?

I miei primi ricordi da bambino sono segnati dall’importanza dei
valori nella mia famiglia. Mi è stato detto dall’inizio che la nostra
religione ha tre simboli: le buone parole, le buone azioni, i buoni
pensieri. E io sono sempre cresciuto con questi tre principi in casa
mia. Mio nonno e mia madre mi dicevano non pensare brutte cose, non
dire brutte parole. Per noi è molto importante la separazione tra il
bene e il male.


Come può spiegare un paese come l’India che ha appena eletto una
donna presidente, con la terribile condizione delle donne nelle
campagne?

In India la condizione delle donne è molto diversa. Indira Gandhi è
stata per più di venti anni primo ministro e prima di Indira sua zia,
la sorella di Neru era presidente delle Nazioni Unite. L’India è un
paese di grandi contrasti, non si riesce a spiegare. In certi villaggi
molto conservatori, tradizionalisti vengono praticate certe regole
verso le donne nonostante non siano legali. E ci sono alcuni villaggi
in cui a volte si sente ancora che bruciano le vedove. Già gli inglesi
nel 1800 hanno proibito questa usanza. La situazione per le donne nei
villaggi in Pakistan è ancora peggio.


Il 29 agosto del 1999 ha condotto Mahler symphony n.2 (Resurrection)
vicino al campo di concentramento di Buchenwald nella città di Weimar.
Ha fatto suonare insieme la Bavarian State Orchestra e la Israel
Philharmonic Orchestra seduti fianco a fianco.

Era un concerto in cui per la prima volta israeliani e tedeschi
hanno suonato a Weimar. Weimar era la capitale della cultura della
musica, capitale della cultura europea e che la città fosse nelle
vicinanze del campo di concentramento di Buchenwald fu di fatto una
coincidenza. Ma il concerto ebbe una valenza positiva. Le due orchestre
suonarono in un clima di amicizia e il risultato fu positivo.


In qualche modo nella sua carriera è riuscito a rompere dei tabù, a
riallacciare dei percorsi.

Sì, ma questo concerto non era stato programmato per rompere
qualche tabù. Con la Israel Philharmonic abbiamo suonato in Germania
dal ’71. Il ’71 è stata una esperienza un po’ traumatica. Dei 115
musicisti della Israel Philharmonic Orchestra soltanto due si sono
rifiutati di venire a suonare in Germania e anche sotto questo aspetto
il risultato è stato positivo. I tedeschi hanno dato tantissimo
rilievo ed importanza a quel evento. È stato un grande successo.
Quando abbiamo suonato alla fine del concerto la Tikva, l’inno nazionale
israeliano, tutti piangevano. Noi non volevamo suonare l’inno nazionale
tedesco allora abbiamo suonato l’inno israeliano come bis.
Ho un grande legame sia con la Israel Philharmonic Orchestra che con
Israele. Un legame che va mano nella mano. Ho cominciato dal ’61 e dal ’69
sono diventato direttore stabile e dall’81 mi hanno fatto un onore
nominandomi direttore a vita.

Il mio sogno e di potere un giorno andare con la Israel Philharmonic
orchestra in Giordania, in Egitto. Ma molti sogni sono gia stati
realizzati. Volevo andare in India; per molti anni i due paesi
non hanno avuto relazioni diplomatiche e nel ’94 siamo andati in India e
l’orchestra ha suonato gratis. Il concerto non è stato solo per 2000
persone, le registrazioni del concerto le abbiamo date gratuitamente
alla TV indiana perché potesse essere visto da tutti.
Siamo andati anche in Cina.
Abbiamo fatto un concerto in Polonia nel ’87 e in Russia nel ’90.
Siamo andati gratuitamente per aprire una nuova porta. Dovevamo fare
questo per Israele per l’amicizia che ci lega.

Zubin Mehta, La partitura della mia vita editore Excelsior, pp. 352, euro 21,50