Irène Némirovsky, scrittrice perduta

Libri

 

Negli anni fra le due guerre una scrittrice francese di buon livello, ebrea di origine ucraina, Irène Némirovsky (dal nome della città di Nemirov di cui erano originari i genitori) (1903-1942), godette di notevole successo e venne apprezzata e ricercata per i suoi romanzi. All’’inizio del 1940, cosa purtroppo non infrequente, fu costretta a lasciare Parigi, abbandonata da amici e colleghi, e a nascondersi nelle campagne con il marito e le due bambine. La passione per lo scrivere tuttavia non l’’aveva abbandonata, e ogni giorno si rifugiava nei boschi e nei campi per dedicarsi alla scrittura su un misero quadernetto (allora la carta era poca e assai preziosa). Purtroppo l’’epilogo della sua vicenda umana fu tragico: nel 1942 venne deportata e morì a Birkenau pochi mesi dopo. Il marito seguirà la sua stessa sorte. Le bambine vennero nascoste e protette da una buona donna presso cui abitavano e iniziò per loro una lunga fuga di pericolo in pericolo attraverso la Francia occupata: nel loro pellegrinare non riuscirono a portare con sé che una valigia con le loro povere cose e il quadernetto della loro mamma.
Ma qui comincia la parte straordinaria della storia di Irène e della sua vicenda di scrittrice.
Passarono gli anni, le figlie ormai adulte non avevano mai avuto il coraggio di dare un’occhiata al famoso quaderno che risvegliava in loro ricordi troppo dolorosi e non volevano reimmergersi in un dolore mai superato. Decisero quindi di affidare l’ultimo lavoro della loro madre all’’Institut Mémoire de l’’Edition Contemporaine perché non andasse perduto quello che credevano fosse un diario e un insieme di ricordi personali dell’infelice vita della loro madre. Ma un bel giorno una di loro si decise a leggere questo manoscritto: non si trattava di un diario, bensì di un romanzo, di ampio respiro e di notevole spessore letterario, un grande affresco della Francia occupata che narrava le vicende ora tragiche ora meschine di famiglie costrette a lasciare Parigi, ad affrontare non le vicende militari ma le vicende umane con i tedeschi invasori, che descriveva le miserie spirituali di questa varia umanità o la dignità di una povera coppia alla ricerca del figlio disperso, e di mille altri ritratti.
La storia di questo romanzo ha del miracoloso. Lasciato incompiuto, anzi interrotto per la tragica fine dell’’autrice, rimasto inedito per più di sessant’’anni, il manoscritto venne ribattuto, infatti era di difficile lettura data la cattiva qualità della carta e la minutissima scrittura di Irène, ritoccato e infine pubblicato l’anno scorso col titolo Suite francaise. In Francia ebbe immediato successo, tanto che all’’opera venne conferito il prestigioso Prix Renaudot, caso unico nella storia del premio di assegnazione postuma. Ora è in corso di traduzione in venticinque paesi.
Della Némirovsky è uscito da pochissimo in Italia per Adelphi ‘Il Ballo’