Percorsi danteschi in Israele: le traduzioni della “Divina Commedia”

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di Cyril Aslanov

[Ebraica. Letteratura come vita] L’ebraico maestoso e solenne della traduzione di Immanuel Olsvanger della Divina Commedia

Nell’occasione del 700° anniversario della morte di Dante e della prima edizione della Divina Commedia vorrei dedicare la rubrica di questo mese ad un argomento legato alla sua memoria e sviluppare qualche idea sulla ricezione del poeta nazionale italiano in Israele. Ancora prima della creazione dello Stato di Israele esistevano traduzioni ebraiche di Dante, come quella che Saul Formiggini pubblicò parzialmente a Trieste fra gli anni 1867 e 1869. Anche Ze’ev Jabotinsky, il cui amore per l’Italia e la sua cultura è ben noto, passò i tre mesi della sua detenzione ad Acri, fra aprile e luglio 1920, a tradurre dei brani dell’Inferno.
Una pietra miliare nell’acclimatazione della Divina Commedia nell’orizzonte culturale israeliano è stata la traduzione di Immanuel Olsvanger, pubblicata fra gli anni 1944 e 1956 dalla casa editrice Tarshish. Olsvanger è riuscito a trasporre il volgare illustre di Dante in un equivalente splendido, usando in modo creativo i modelli linguistici dell’ebraico biblico (specialmente quello dei Profeti e dei Salmi). Un bell’esempio dell’inventiva verbale di Olsvanger è il suo modo di tradurre il titolo Purgatorio come Tur ha-Tohar “monte della purezza” (cioè della purificazione) invece di Matsref, il nome usuale che si usa in ebraico per designare il concetto cattolico di Purgatorio (formato sulla radice TS-R-P “raffinare; purificare”).

Un altro esempio della creatività artistica di Olsvanger nell’ebraicizzare la Divina Commedia è il modo in cui tradusse le parole in provenzale del trovatore occitano Arnaldo Daniello (Inferno XXVI, 140-147) usando l’aramaico per riprodurre, attraverso il contrasto fra l’aramaico e l’ebraico l’effetto di rottura provocato dal fatto che Dante fece parlare il “miglior fabbro del parlar materno” nella sua propria lingua, come una parentesi provenzale nel mezzo del testo italiano.

 

La traduzione dell’Inferno in Ebraico del Prof. Rinnon

Purtroppo, la traduzione di Olsvanger è scritta in un ebraico così maestoso e solenne da scoraggiare l’odierno lettore israeliano, più a suo agio con l’ebraico modernizzato del nuovo canone letterario. Per facilitare l’accesso all’opera di Dante, vennero proposte due traduzioni: quella di Arieh Stav, pubblicata nel 2007, che presenta il difetto maggiore di essere stata effettuata a partire da una traduzione inglese della Commedia; e quella parziale (contiene solo l’Inferno) dovuta alla collaborazione di Yoav Rinnon, professore di Letteratura comparata all’Università ebraica di Gerusalemme, e della professoressa Luisa Ferretti Cuomo che ha insegnato per anni Linguistica e Filologia italiana nella stessa istituzione. Quest’ultima traduzione, pubblicata dalla casa editrice Carmel di Gerusalemme nel 2014, riflette la volontà pedagogica di facilitare al lettore israeliano la lettura del testo dantesco. Presenta poi il merito di essere scritta in terza rima come l’originale italiano.

Tuttavia, la rinuncia allo stile sublime rappresenta forse uno sbaglio giacché il volgare illustre di Dante non può ragionevolmente essere trasposto in uno stile troppo vicino dell’ebraico usato comunemente oggigiorno in Israele. Per non tradire il testo della Commedia, che non è certo scritto nell’italiano comune delle ultime generazioni, bisognerebbe rispettare un minimo di distanziamento estetico attraverso l’uso di un ebraico più alto di quello di Rinnon.

Che mi sia consentito di condividere un ricordo personale: per molti anni, ho insegnato la Divina Commedia in traduzione ebraica all’Università ebraica di Gerusalemme. All’inizio, prima che fosse pubblicata la traduzione di Rinnon, usavo quella di Olsvanger. Dopo la pubblicazione della versione di Rinnon, mi sono lasciato tentare da essa perché era più semplice per i miei studenti. Poi mi sono accorto che Dante doveva per forza essere trasposto in un ebraico solenne e maestoso e sono tornato alla traduzione di Olsvanger. Ma per non dare l’impressione di boicottare la traduzione di Rinnon ho scelto apposta dei brani della Commedia che non erano stati tradotti da lui e mi sono interessato al Purgatorio e al Paradiso (‘Eden nella traduzione di Olsvanger). Questo mi ha fatto apprezzare di nuovo il Purgatorio e il Paradiso, parti più profonde anche se meno spettacolari e sensazionali di quanto sia l’Inferno.

 

Foto in alto: La voragine infernale, Sandro Botticelli (ca. 1480–1495) – Disegni per la Divina Commedia (Biblioteca Apostolica Vaticana)