L’ellenicità di Albert Cohen si incarna nel personaggio di Solal, seduttore come greco, spirituale come ebreo

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di Cyril Aslanov

[Ebraica. Letteratura come vita]

Albert Cohen (1895-1981), grande romanziere ben conosciuto nel mondo letterario francese (ha pubblicato tutte le sue opere nella prestigiosa casa editrice parigina Gallimard), ha passato la più grande parte della sua vita fra la Francia (Marsiglia dove arrivò da bambino dopo aver lasciato la sua Corfù natale; Parigi; Londra nelle file della France libre del generale De Gaulle) e Ginevra, dove ha ambientato il suo più famoso romanzo Belle du seigneur (Gallimard, 1968).

La tematica ebraica del suo universo immaginario ha fatto di lui lo scrittore ebraico francofono per eccellenza. Tanto è vero che oggigiorno molti ebrei francesi danno il nome Solal ai loro figli maschi in omaggio al protagonista di Cohen, Solal, eponimo del suo primo romanzo (1930) che poi compare in tutti i romanzi successivi.
La dimensione ebraica di Cohen è così ovvia che si dimentica spesso che la sua opera è anche caratterizzata da un colore locale greco che, pur essendo discreto, è percettibile agli occhi di chiunque abbia familiarità con gli orizzonti ellenici.

Come prima cosa, Cohen è nato a Corfù quando l’isola era già stata riunita alla Grecia moderna (dal 1864). Eppure, la famiglia di Cohen non aveva la cittadinanza greca bensì una vecchia cittadinanza ottomana che risaliva al breve tempo (1800-1807) quando la Repubblica delle Sette Isole Unite (Eptaneso) si trovava sotto il dominio teorico dell’Impero ottomano.
Come tutti gli ebrei corfiotti, Albert Cohen non era né romaniota né sefardita ma italiota, cioè di origine italiana (pugliese), un’origine italiana rafforzata dal fatto che durante più di 400 anni le Isole Ionie si trovavano sotto il dominio veneziano. Per rafforzare la dimensione essenzialmente ellenica del suo mondo romanzesco, Cohen ebbe l’idea di spostare l’origine dei suoi protagonisti ebrei da Corfù a Cefalonia, altra isola dell’Eptaneso dove la presenza ebraica era meno ovvia che a Corfù e dove era più facile sottolineare la dimensione ellenica dell’ambiente ebraico che descrive.

Questo permise a Albert Cohen di ricostruire un universo immaginario meno costretto dalla realtà storica e di accentuare lo spessore ellenico dei suoi protagonisti ebrei, che diventarono molto più greci di quanto lo potessero essere gli ebrei corfiotti di origine italiota.
Una delle scene liminali del romanzo Solal (fine del capitolo 2) è la profezia che una vecchia strega greca, pitonessa dei tempi moderni (come la Pizia di Delfi mastica delle erbe amare), fa su Solal adolescente: “il ragazzo porta il segno (…) porta le stesse linee alle mani, le stesse!”.

Durante la sua vita movimentata, Cohen ebbe contatti con greci, non solo a Corfù, che lasciò all’età di cinque anni, ma nella città della sua infanzia e gioventù, Marsiglia, dove greci cristiani (spesso provenienti dalle Cicladi, da Scio o dall’Asia Minore) ed ebrei di Salonicco coesistevano nei quartieri popolari della città foceana. Anche durante la sua breve permanenza ad Alessandria nel 1919 Cohen fu testimone della simbiosi fra ebrei sefarditi e greci cristiani in un ambiente levantino che ha influenzato la sua descrizione del mercato greco di Cefalonia (Solal, capitolo 2). Questa evocazione fa piuttosto pensare ad un ambiente ottomano o post-ottomano (egiziano) che a un’isola che rimase così poco tempo sotto il dominio turco. Oltre all’intensificazione della dimensione ellenica, Cohen riflette anche sull’opposizione essenziale fra Atene e Gerusalemme. Nel romanzo Solal, il protagonista Solal paragona Mosè “che si soffiava il naso senza vergogna perché viveva spiritualmente” ad Apollo “che si soffiava il naso a piccoli scatti dietro una colonna”.

Solal, il protagonista solare e carismatico, sembra fare l’apologia della spiritualità ebraica contro il formalismo e l’estetismo greco. Eppure, nell’economia romanzesca dell’universo narrativo di Cohen, l’irresistibile seduttore Solal è molto più greco che ebreo, ovvero si rivela nella sua dimensione ebraica solo in momenti di crisi e di rottura con la società non ebraica nella quale si vuole integrare. Questo avviene, ad esempio, alla fine di Belle du seigneur, quando perde il suo posto di sotto-segretario della Società delle Nazioni perché manifesta pubblicamente la sua indignazione davanti alle persecuzioni che la Germania hitleriana faceva subire agli ebrei.