I Cagli e i Piazza: microstoria di due famiglie ebree anconetane tra ‘800 e ‘900

Libri

di Michael Soncin
«È stato un determinatissimo ricercatore della sua storia famigliare. Per questo libro sono serviti 10 anni di ricerche, per ricostruire l’albero genealogico. Un’esplorazione delle vite ebraiche e parentele segrete fino alle radici più antiche». Con queste parole lo studioso dell’ebraismo Marco Cavallarin durante la conferenza del 14 dicembre alla Casa della Cultura di Milano ha introdotto il libro La foto di famigliaStorie di ebrei italiani tra Ottocento e Novecento.

L’autore Alessandro Cagli parte dal ritrovamento di una foto di famiglia, che è poi diventata la copertina del saggio, per ricostruire come un investigatore le trame della propria famiglia. Ne esce un ricco affresco di vite di donne e uomini dei tempi passati. Due famiglie anconetane, i Cagli e i Piazza che hanno incrociato il proprio sentiero con altre famiglie.

Come spiega Cavallarin, la presenza degli ebrei in Ancona – e non “ad” Ancona – è documentata fino alla fine del X secolo. I Piazza e i Cagli facevano parte di un ebraismo prevalentemente laico, che si limitava all’osservanza delle festività principali, seguendo alcune regole della casherut, una scelta molto probabilmente dettata da questione ereditarie culturali, più che religiose. Erano famiglie borghesi piuttosto integrate nel tessuto sociale produttivo. Poi con l’arrivo delle leggi razziste cambia tutto. Ed è qui che diventa difficile la narrazione di questi anni buii. Molto è stato nascosto, dimenticato, taciuto, per bisogno di salvezza.

L’autore racconta di aver scoperto che il nonno Giacomo, in verità si chiamava  Gnagnacob Moshè Baruhabà. «Una formulazione che racchiude in sé tutto intero l’immaginario dell’ebraismo italiano», scrive nella prefazione Gadi Luzzatto Voghera.

Percorrendo pagina per pagina, capitolo per capitolo, come sottolinea anche Cavallarin, ne esce «una storia di un’importanza fondamentale, costituita da una ricerca storica dal grandissimo valore documentario. Storie che vengono come sappiamo pubblicate ormai con sistematicità, ma con risultati alterni. Qui le storie sono contestualizzate, ogni passo è documentato con estrema serietà storiografica, compresa una sezione dedicata alla parlata anconetana, ricca di ironia e freschezza».

Gli ebrei anconetani hanno saputo inserirsi nella vita civile anche con ruoli di rilievo. Tra i Cagli troviamo sindaci, avvocati e artisti, come il pittore Corrado Cagli (1910-1976), ma anche eroi della I Guerra Mondiale e vittime nella persecuzione e nella resistenza.

Durante la presentazione c’è un particolare su cui l’autore ci invita a riflettere. Si tratta della splendida foto di copertina. «All’epoca per fare queste foto si chiamava il fotografo che veniva con il cavalletto. Non era una cosa immediata, istantanea come ai giorni nostri. Eppure, questa foto ha l’aria di essere uno scatto rubato, quasi improvvisata, un momento vero».

Il lavoro di Cagli rappresenta una testimonianza da leggere non solo nel testo, ma anche attraverso le decine e decine di foto e documenti. Qui, come ha detto il presidente del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) Giorgio Sacerdoti, «nulla è nascosto. Di questa storia sono stati tirati fuori anche i panni sporchi». «La microstoria invece della microstoria, per raccontare però un’intera comunità ebraica italiana», conclude l’autore.

 

Alessandro Cagli, La foto di famiglia – Storia di ebrei italiani tra Ottocento e Novecento, prefazione di Gadi Luzzatto Voghera, Affinità Elettive edizioni, pp. 362, euro 22,00