Alla fine lui muore di Alberto Caviglia

Alla fine lui muore: il libro che racconta la paura di diventare (quasi) adulti

Libri

di David Zebuloni
Nonostante sia risaputo che un libro non si giudica mai dalla copertina, nel caso di Alla fine lui muore, si può proprio fare un’eccezione. L’illustrazione di Mauro Biani, infatti, è talmente bella che, insieme al suo titolo accattivante, suscita una gran voglia di sfogliare l’ultima pubblicazione edita Giuntina, prima ancora di leggerne la trama. Ma andiamo per ordine, la notizia è la seguente: dopo aver riscosso un notevole successo con la sua opera prima Olocaustico, il regista Alberto Caviglia torna sugli scaffali delle librerie con un nuovo romanzo dalla natura ironica e leggermente autobiografica.

Alla fine lui muore narra infatti le vicende del giovane-vecchio Duccio Contini che, la mattina del suo trentesimo compleanno, si sveglia realizzando improvvisamente di essere diventato vecchio. Il protagonista, così tragicomico e apocalittico, risulta inizialmente essere incredulo, poi rassegnato, dopo ancora entusiasta della notizia. Ha così inizio un percorso metapsicologico che porterà Duccio a scrivere persino il proprio epitaffio, convinto di essere ormai giunto a capolinea. Il finale, ovviamente, non ve lo svelo.

Come Olocaustico, anche Alla fine lui muore si autodefinisce un libro satirico, ma mentirei se dicessi che ho riso a crepapelle leggendolo. Lo humor di Caviglia è senza dubbio sviluppato, ma talvolta ridondante. D’altronde, l’umorismo è come il sale: aggiunto nelle giuste quantità, esalta il sapore del piatto. Altrimenti, ne ricopre completamente l’essenza.  La storia raccontata dall’autore romano, dunque, fa sorridere più che ridere, a tratti esaspera, ma soprattutto fa riflettere.

Ed ecco che la sua bravura viene riconfermata: in Alla fine lui muore come in Olocaustico, Caviglia riesce a far riflettere il lettore puntando il dito su quelle tematiche che riguardano tutti, ma di cui nessuno parla. Duccio Contini, infatti, rappresenta un po’ quella nuova generazione di quasi adulti che non riesce a fare i conti con la propria età anagrafica. La soglia dei trent’anni, d’altronde, spaventa tutti gli over venti (compreso il sottoscritto) e l’opera in questione riesce a raccontare con grande serenità questo delicato passaggio.