Memoriale della Shoah incontro rom e sinti

Una tragedia dimenticata. Il Memoriale della Shoah ricorda il genocidio dei rom e sinti nei lager nazisti

Eventi

di Paolo Castellano
La memoria di un popolo passa anche dal Web. Lo ha confermato l’iniziativa del 26 gennaio promossa dal Memoriale della Shoah di Milano che ha ospitato un edit-a-thon (maratona di scrittura enciclopedica) di Wikipedia dedicata allo stermino dei rom e sinti.

Ai lavori hanno partecipato giovani rom e sinti ed esperti wikipediani che hanno raccontato e ricordato insieme una pagina storica ancora coperta da un parziale silenzio mediatico e accademico: lo sterminio dei popoli zigani nei campi di concentramento tedeschi.

Nella parte finale dell’edit-a-thon, hanno infine preso la parola Marcello Pezzetti (storico e studioso della Shoah), Carla Osella (Associazione Italiana Zingari Oggi), Giorgio Bazzecchi (docente Università di Pavia) e Lorenzo Losa (presidente di Wikimedia). I relatori hanno descritto le atrocità subite dalle comunità rom e sinti al pubblico seduto nella sala conferenze del Memoriale.

Il primo a prendere la parola è stato lo storico Marcello Pezzetti che ha elaborato una descrizione complessa e dettagliata delle persecuzioni nei confronti dei rom e sinti, raccontando le tappe che portarono allo sterminio di una minoranza a partire dagli anni Trenta.

«Per capire cosa sia successo ai rom e sinti bisogna comprendere che lo stato nazista era essenzialmente uno stato razziale», ha sottolineato Pezzetti, specificando il concetto di volk che i nazisti avevano adottato per giustificare la loro “dittatura biopolitica”. Per i nazisti la diversità risiedeva infatti nel sangue. La differenza umana aveva dunque una base biologica. Pezzetti ha poi invitato il pubblico a non generalizzare sulle persecuzioni naziste e a distinguere i gruppi sociali sterminati dalla furia tedesca. L’accanimento sugli ebrei e sui rom e sinti è su una base diversa rispetto a quello dei testimoni di Geova e omosessuali.

«Alla fine del 1800 c’è una diffusione dell’eugenetica in campo accademico. Vengono prodotti studi sul miglioramento della razza. Queste pubblicazioni hanno una ripercussione pratica sulle politiche degli stati di tutto il mondo, non solo in Germania. Tuttavia gli Stati Uniti e l’Inghilterra abbandonano l’eugenetica con l’avvento delle nuove scoperte scientifiche», ha dichiarato lo storico. In Germania però non si è verificata questa evoluzione. Alfred Krupp finanziò dei progetti sul darwinismo e così esplosero le teorie razziste, conquistando popolarità nella società tedesca. Vennero dunque istituiti 40 corsi di Igiene della razza nelle università della Germania. «Queste persone erano dichiaratamente antisemite», ha evidenziato Pezzetti, aggiungendo: «Iniziarono una campagna di discriminazione contro i disabili e gli emarginati. Fiorì una propaganda contro le popolazioni ritenute allogene, come le razze non caucasiche, compresi zingari ed ebrei». Per di più, iniziarono dei programmi di sterilizzazione su alcuni individui e furono revocati i fondi destinati alle persone con disabilità. Come ricorda Pezzetti, le prime sperimentazioni vennero fatte su un piccolo gruppo di ebrei tedeschi neri negli anni Trenta.

«Il danno fu che questa ideologia non restò solamente in ambito accademico ma diventò un programma politico. Chi andò al potere la trasformò in una condotta legislativa. Inoltre tali premesse ideologiche di igiene razziale e d’identità influenzarono il Mein Kampf che Adolf Hitler scrisse in carcere», ha sottolineato lo storico. Il partito nazionalsocialista nei suoi comizi del 1934 utilizzava i temi dell’eugenetica, riferendosi alla “biologia applicata”.

I nazisti colpirono inizialmente i rom e sinti con la sterilizzazione. Il 22 giugno 1933 ci fu infatti la prima legge sulla sterilizzazione che venne approvata per affrontare il reale pericolo di “morte del popolo tedesco”. I politici nazisti inventarono infatti un pericolo biologico, sostenendo che fosse necessario mantenere puro il volk sterilizzando i portatori di malattie ereditarie, epilessia, cecità, alcolismo e asocialità. Pezzetti ha poi affermato che in totale furono almeno 400 mila le persone sterilizzate, 300 mila soltanto prima dell’inizio della seconda guerra mondiale. Molti morirono in seguito alle pratiche di sterilizzazione, all’incirca 5 mila vittime. Oltre ciò, tra il 1933 e il 1943 vennero castrati 2600 uomini. Tuttavia il regime nazista riteneva questi metodi troppo blandi per difendere la purezza del popolo tedesco. Le sterilizzazioni furono un ponte per le uccisioni di massa.

«Nel 1933 abitavano in Germania circa 35 mila rom e sinti. Più o meno come il numero degli ebrei che oggi vivono in Italia. La presenza zigana, sinti soprattutto, era lo 0,05% della popolazione tedesca. In Austria erano 8 mila», ha specificato Pezzetti. Lo storico ha poi spiegato che per colpire i rom e sinti i nazisti non ebbero bisogno di nuove leggi ma si applicarono i decreti pre-naszisti contro ebrei e disabili. In un primo tempo, nel 1935, i seguaci di Hitler istituirono dei campi municipali in cui organizzarono dei caravan per i cittadini zigani. Nel 1938 gli eventi presero una terribile piega: la ricercatrice Eva Justin incominciò a fare degli studi sui rom e sinti in uno stato di coercizione e vennero intensificate le deportazione nel lager di Dachau poiché gli zigeuner furono registrati come razza inferiore da eliminare. All’interno dei campi di concentramento gli scienziati fecero delle misurazioni antropologiche: il colore degli occhi e dei capelli, la dimensione della testa, prelievi di sangue, maschere facciali. Le stesse misurazioni che vennero fatte ad Auschwitz nei riguardi degli ebrei.

Con lo scoppio della guerra molti rom e sinti vennero deportati in Polonia in ghetti appositamente dedicati allo loro “stato biologico”. Il ghetto di Łódź divenne il “ghetto degli zingari”. Fino alla fine del conflitto la macchina del nazismo cercherà di rastrellare da tutti i territori occupati il più degli zigeuner. Nei paesi dell’Est Europa come in Serbia, Lituania e Ungheria ci fu una vera e propria caccia allo zingaro. Molti rom e sinti furono infatti uccisi sul posto. Come ha fatto notare Pezzetti, molte vittime non hanno ancora oggi un nome e un’identità. Gli storici dovranno continuare il loro lavoro per raccontare una tragedia largamente dimenticata.

La parte finale del convegno è infine terminata con il saluto del direttore di Wikimedia, Lorenzo Losa, che ha spiegato al pubblico del Memoriale della Shoah gli obiettivi della sua organizzazione: «Wikipedia è un luogo di informazione e conoscenza comune. Qui troviamo contenuti liberi che possono essere copiati e ricondivisi da chiunque. Inoltre Wikipedia è un progetto collaborativo che ha effetto sul modo in cui la conoscenza viene comunicata. Per queste ovvie ragioni abbiamo partecipato alla maratona di scrittura sul tema della persecuzione dei rom e sinti che è durata un giorno intero».