Salone del Libro di Torino. Il senso di colpa secondo Alessandro Piperno

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di Paolo Castellano

Realismo letterario, una famiglia della borghesia ebraica romana e un padre invaso da un potente senso di colpa. Questi sono “gli ingredienti” della cucina autoriale del nuovo romanzo Di chi è la colpa (Mondadori) di Alessandro Piperno, uno dei più importanti autori italiani e vincitore dei premi letterari Campiello e Strega. A parlare di questi ingredienti è stato il critico letterario e saggista Giorgio Ficara che insieme all’autore domenica 17 ottobre ha presentato il libro al Salone Internazionale del Libro di Torino.

Ficara ha sottolineato “l’effettivo entusiasmo” scaturito dalla lettura di un “romanzo tradizionale” che non insegue le mode del momento ma che si sofferma “sulla messa a fuoco delle opacità del mondo”. Il critico letterario ha elogiato la tridimensionalità e complessità dei personaggi creati da Piperno che danno vita a “una satira delle borghesia ebraica romana”. Inoltre, Ficara ha specificato che nel libro di Piperno sia presente una spiccata tendenza al realismo, particolarmente evidente nella plasticità di uno dei protagonisti, ovvero un padre di famiglia consumato dal senso di colpa per non aver avuto la giusta ricompensa dalla vita, compresa la posizione economica.

«Il protagonista del mio romanzo è un ragazzino che diventa grande e nel libro sono presenti i concetti di colpa e di impostura», ha commentato Pipierno, sostenendo di aver riflettuto sull’esistenza della verità e come questa sia relativa se sottoposta a un giudizio. «Spesso tendiamo a dare agli altri la colpa di qualcosa per non fare i conti con noi stessi. Tuttavia – come diceva Tolstoj – “dove si giudica non c’è giustizia”. Lo scrittore russo condannava quell’atto di tracotanza nel pretendere di conoscere la verità».

In questo senso, Piperno con il proprio romanzo dichiara i suoi dubbi sulle categorie con cui si pretende di interpretare la storia e il presente poiché gli esseri umani non sono in grado di esprimere una valutazione oggettiva sulle cose dato che tendono ad identificarsi con esse: a scovare “l’essere in noi”, come sosteneva Jean-Paul Sartre.

Incalzato dalle domande di Ficara, Piperno ha inoltre svelato di aver maturato uno stile di scrittura sorretto da “uno stile più gioioso”, tornando alla narrazione in prima persona (come nel suo romanzo d’esordio). In questa storia c’è il desiderio di mettersi in gioco e di lasciarsi guidare dall’ispirazione artistica. «Diffido dagli scrittori professionisti, secondo me lo scrittore deve confondersi con la vita. E anch’io questa volta sono riuscito a lasciarmi andare».